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Imprenditori "etici"

scelte responsabili raccontate da Maria Teresa Cometto

Restituire alla comunità una parte di quello che la comunità ti ha dato: si chiama give back ed è la filosofia che ispira gli angel americani, espressione di un modo etico e responsabile di fare imprenditoria
Maria Teresa Cometto
, inviata a New York del Corriere della Sera e autrice di Tech and the City (ed. Guerini e Associati), ci racconta le storie di tre imprenditori che investono nel modo giusto: sostengono le startup e aiutano i giovani a sviluppare le proprie idee.
Non si tratta di "Giusti" - termine riferito alla resistenza morale di fronte al male estremo - ma sicuramente di figure significative da cui prendere esempio nelle scelte quotidiane, di fronte a chi è discriminato, più debole o bisognoso di aiuto.


Che cosa fanno i Giusti oggi, nelle realtà non afflitte da guerre o oppressioni tiranniche? In una città affluente e pacifica come New York i Giusti prestano tempo, soldi ed esperienza alla comunità di startup (nuove imprese) che sta fiorendo, come racconto nel libro Tech and the City appena uscito in Italia, scritto con Alessandro Piol (editore Guerini e Associati).    
Il motto di questa versione capitalistica dei Giusti è give back, restituire una parte della propria fortuna alla comunità. Le storie di Brian Cohen, Charles Francis Feeney e Greg Pass sono tre esempi di che cosa significhi.
                  
Brian Cohen, nato a Brooklyn 58 anni fa, è il presidente dei New York Angels, persone in grado di investire di tasca propria 25-50 mila dollari in una startup nella sua fase nascente. “Se fai soldi e ne hai più del necessario, devi usarli per migliorare il mondo (fix the world), è il tuo lavoro, la tua responsabilità, lo dice anche  la mia religione - spiega Cohen -. Se applichi questo principio agli investimenti, capisci che essere un angel significa anche fare del bene: aiutare questi giovani, brillanti imprenditori a sviluppare le loro idee e, con loro, far crescere l’intera economia”. Cohen è uno dei numerosi imprenditori e investitori di origine ebraica che animano la scena high-tech newyorkese. Nel ’78  aveva creato la prima agenzia di Pr specializzata sull’high-tech, Technology Solution (TSI), venduta poi per alcuni milioni di dollari nel ’97, nel pieno della “esuberanza irrazionale” della Borsa. Dopo una fase di “ritiro” dagli affari a Long Island - per fare a tempo pieno il papà dei suoi tre bambini, dedicandosi insieme al volontariato e alla beneficenza – Cohen è tornato in città e ha cominciato a fare l’angel investor. Il suo colpo più grosso finora è stato essere il primo finanziatore di Pinterest, il popolare social network usato per condividere foto, che oggi è valutato1,5 miliardi di dollari.
   Tutti gli “Angeli” sognano il “colpo grosso”, racconta Cohen: sono loro a fornire il 90% dei capitali per le imprese ai primi passi, staccando assegni con la propria firma e i propri soldi. Ma non lo fanno pensando – solo – al potenziale guadagno. “Credo che lo facciamo per divertimento e perché ognuno di noi pensa di essere più intelligente di tutti; siamo delle prime donne, abbiamo un grande ego – dice Cohen scherzoso, ma non troppo -. Ma c’è anche l’idea di fare del bene, avere la soddisfazione di aiutare la nascita di nuove imprese”. Il piacere del give back, parte importante non solo della cultura ebraica, ma del modo di essere di tutti gli americani.
          
Give back è la filosofia che da oltre 30 anni ispira Charles Francis Feeney, un irlandese-americano nato nel ’31 a Elizabeth, New Jersey e diventato miliardario per aver inventato il “duty free shopping”, costruendo la catena DFS di negozi in tutto il mondo. È grazie a lui e alla sua donazione da 350 milioni di dollari che sorgerà a New York il campus di CornellNYC Tech, un nuovo istituto di studi superiori (post-laurea) frutto della joint venture fra la Cornell University e il Technion-Israel Institute of Technology, con l’obbiettivo di promuovere l’“innovazione” e creare imprenditoria high-tech, posti di lavoro e crescita economica nella città.
   “Chuck” Feeney aveva studiato alla Scuola alberghiera di Cornell e nel corso degli anni ha regalato centinaia di milioni di dollari alla sua Alma Mater, rimanendo anonimo per lungo tempo, tanto che nessuna targa porta il suo nome nel campus di Ithaca, a nord di New York. Di origini umili, Feeney aveva cominciato a guadagnare vendendo casse di liquori esentasse al personale della Marina USA nei porti del Mediterraneo negli Anni ’50. Nel ’60 insieme al socio Robert Miller ha fondato a Hong Kong DFS, che è stata comprata nel ’96 dal gruppo francese LVMH per 1,6 miliardi di dollari. Ma già dall’82 Feeney aveva creato The Atlantic Philantropies, una fondazione benefica a cui ha trasferito gran parte del suo patrimonio, 9 miliardi di dollari, con l’impegno di elargirlo tutto in donazioni entro il 2017. “Ho sempre avuto questa idea, che dovresti usare la tua ricchezza per aiutare gli altri. Cerco di vivere una vita normale, come sono cresciuto. Mi sono prefissato di lavorare duro, non di diventare ricco”, ha spiegato Feeney a Conor O’Clery, che su di lui ha scritto la biografia The Billionaire Who Wasn't ovvero “Come  Chuck Feeney ha fatto e dato via una fortuna senza farlo sapere agli altri” (PublicAffairs, 2007).

Give back è il motivo per cui ha deciso di lasciare San Francisco e venire a New York Greg Pass, “uno degli eroi non celebrati del successo di Twitter”, secondo Fred Wilson che lo conosce bene, avendo investito in Twitter fin dalla prima ora.
Ora Pass è l’Entrepreneurial officer di CornellNYC Tech: responsabile di quella fusione fra programma accademico e “apprendistato” imprenditoriale che dovrà caratterizzare il campus. Ha solo 37 anni, ma molta esperienza nella formazione di startup. La sua prima società l’ha concepita mentre studiava Informatica, con specializzazione negli Studi cognitivi, proprio alla Cornell. Lavorando dal ’95 al ’97 nel Laboratorio di robotica dell’università, Pass ha sviluppato una tecnologia per la ricerca di immagini su Internet, che poi è diventata il business di ToFish, da lui fondata nel ’98 e comprata nel gennaio 2000 da Aol. Dopo sei anni con Aol come architetto di sistemi e ingegnere di software, Pass si è messo di nuovo in proprio nel 2007 con Summize, un motore di ricerca in tempo reale, che nel luglio 2008 è stato comprato da Twitter. Pass è rimasto in Twitter come chief technology officer fino all’estate 2011, quando ha accettato di impegnarsi nel progetto CornellNYC Tech, spiegando così la scelta in un’intervista a BusinessInsider: “Sono fortunato di aver avuto qualche successo come imprenditore e credo sia importante,  quando si presenta l’opportunità, dare indietro (give back) qualcosa, aiutare la mia professione coltivando nuovi talenti nel campo dell’ingegneria”.


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