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Emilio Neri

a Salonicco ha aiutato gli ebrei a fuggire dalla zona di occupazione tedesca a quella italiana

Durante la Seconda guerra mondiale Emilio Neri, ufficiale del Servizio di informazioni militari (SIM), è a Salonicco distaccato presso il Consolato italiano.

La Grecia, dopo l’invasione da parte dell’Italia (28 ottobre 1940) e della Germania (9 aprile 1941), è in gran parte sotto il controllo italiano, ma la maggioranza degli ebrei si trova sotto l'occupazione tedesca, nelle regioni del nord e nella città di Salonicco, che ospitano quasi 60 mila ebrei rispetto a 13 mila nella zona controllata dagli italiani.

I nazisti introducono in modo graduale le misure antisemite (obbligo di risiedere nel quartiere-ghetto e di indossare la stella gialla, confisca dei beni, chiusura delle scuole) e l’11 luglio del 1942 (il “Sabato Nero”) radunano tutti gli uomini per destinarli  ai lavori forzati, da cui molti dei reclutati non torneranno vivi. Otto mesi dopo inizia l’eliminazione della comunità ebraica di Salonicco, con i treni che trasportano oltre 2 mila persone per volta verso Auschwitz.

Per sfuggire ai nazisti circa 1.200 ebrei chiedono protezione al Consolato italiano a Salonicco, diretto da Guelfo Zamboni e poi da Giuseppe Castruccio, che adottano la linea applicata anche da altre sedi consolari italiane nei territori occupati in Francia e Croazia: rivendicano l’autonomia nella gestione della popolazione locale e di fatto contrastano i piani per la deportazione degli ebrei, italiani e non, fornendo a questi ultimi falsi certificati di nazionalità italiana.

Tra i funzionari coinvolti in questa attività di “salvataggio” c’è Emilio Neri, che collabora con il console Zamboni e trasferisce i profughi ebrei dalla zona di occupazione tedesca a quella italiana: li mette in contatto con i ferrovieri greci, che li nascondono sui treni merci per Atene, oppure li fa salire, vestiti con divise italiane, sui convogli militari.

Zamboni procede al rilascio di documenti provvisori per gli ebrei indipendentemente dalla loro nazionalità, anche prima di avere l’autorizzazione dai propri superiori, che gli viene poi data dal sottosegretario al Ministero degli Esteri Giuseppe Bastianini, diplomatico ed esponente politico, membro del Partito Nazionale Fascista dalla prima ora, ed ex governatore della Dalmazia, come è  raccontato nel documentario 50 italiani (2009) - regia, soggetto, sceneggiatura e co-produzione della giornalista Flaminia Lubin - dedicato ai cinquanta esponenti di spicco del regime fascista, militari e diplomatici di alto rango, che hanno salvato le vite oltre 50 mila ebrei durante l’Olocausto.

Il film, basato su interviste ai protagonisti e ai sopravvissuti e sulla corrispondenza epistolare tra i diplomatici e gli ufficiali all’estero e Mussolini, fa riferimento al comunicato in cui Bastianini ha affermato che tutti i diplomatici devono estendere visti e documenti provvisori sia agli ebrei italiani che agli ebrei la cui cittadinanza non era specificata. Così i tedeschi perderebbero ogni diritto su di loro, perché costoro diventano automaticamente cittadini italiani, sotto la completa giurisdizione dell’Italia. 

Sarebbe inoltre stato Bastianini a scrivere in una lettera, poi consegnata a Enrico Neri, di "dare il massimo aiuto agli ebrei in qualsiasi momento in quanto tale politica ci sarà di grande utilità in un prossimo avvenire”, secondo quanto riferito dal giornalista e scrittore Nico Pirozzi nel libro Salonicco 1943, agonia e morte della Gerusalemme dei Balcani (Edizioni dell’Ippogrifo, 2019), che cita la testimonianza data da Salomon Uziel, importante esponente della Comunità ebraica di Salonicco, al giornalista Marco Nozza per il libro sulla prima strage degli ebrei in Italia.

Zamboni, il vice console Emilio Neri e Lucillo Merci (capitano del Regio Esercito delegato a tenere i contatti con il comando militare tedesco di Salonicco) rilasciano quindi moltissimi visti, per consentire agli ebrei di viaggiare e trasferirsi in Grecia e nei territori sotto il controllo italiano, dove nessuno li avrebbe perseguitati.

Emilio Neri invia inoltre i soldati italiani nei campi di detenzione tedeschi a Salonicco, affinché dichiarino di essere sposati con alcune delle donne ebree sequestrate e ne chiedono il rilascio.

Altri particolari emergono dal diario del capitano Merci: “I certificati di cittadinanza rilasciati erano oltre 600, a cui vanno aggiunti i passaporti degli ebrei realmente cittadini italiani da sempre… Gli ebrei italiani o dichiarati tali tentavano la fuga dalla zona tedesca, altri invece si organizzavano e il cav. Emilio Neri del Consolato ne trasportava alcuni a Plata, dove prendevano il treno per Atene. Per maggior sicurezza li accompagnavo di quando in quando. Tenuti in disparte, io e Neri acquistavamo i biglietti ferroviari…  Molti venivano dichiarati minorenni, pur essendo maggiorenni, cioè con oltre 25 anni di età. Vennero dichiarati italiani perfino ebrei ricercati dalla Gestapo, che coraggiosamente si presentavano in Consolato per chiedere protezione”.

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