Dissenso est Europa
Jan Palach non è per tutti
Un appello dal Giardino dei Giusti di Praga contro l'utilizzo della figura di Jan Palach - il giovane che il 16 gennaio 1969 si immolò a Praga per per rivendicare la dignità di ogni uomo nel pensare con la propria testa e scegliere cosa diventare - durante un concerto di estrema destra organizzato a Verona il prossimo 19 gennaio.
Bronislaw Geremek: un polacco europeo
“Quando mi viene qualche dubbio sull’Europa, mi metto ad ascoltare la musica di Bach: funziona subito!”, amava dire Bronisław Geremek, grande storico del medioevo, uno dei principali consiglieri di Solidarność e ministro degli esteri della Polonia democratica. Di Francesco M. Cataluccio
Praga: una storia dimenticata
In questi giorni si ricorda il cinquantesimo anniversario dell’invasione della Cecoslovacchia da parte dei carri armati del Patto di Varsavia, e la conseguente fine della cosiddetta “Primavera di Praga”. Si ricorda, ma già si tende a dimenticare. Di Francesco Cataluccio
Strasburgo ricorda Václav Havel
A quasi 6 anni dalla scomparsa di Vaclav Havel - faro della lotta per la libertà - il nuovo edificio del Parlamento europeo di Strasburgo viene intitolato a suo nome e un suo busto in bronzo, opera della scultrice ceca Marie Šeborová, è posizionato davanti all'ingresso.
Il Socrate di Praga
"Quando muore un filosofo, muore anche il suo pensiero? Qual è l’aldilà che attende non gli esseri umani, ma le loro idee?" Francesco Tava, filosofo e produttore esecutivo del film documentario dedicato a Jan Patocka, ci racconta la nascita di questo progetto.
Vaclav Havel, quel grande giovane che manca all’Europa
Il 5 ottobre Vaclav Havel avrebbe compiuto ottanta anni. A lui dobbiamo la battaglia contro la rassegnazione a Praga dopo l’invasione sovietica nel 1968, la nascita del movimento di Charta ‘77, la fine del comunismo in Cecoslovacchia, il divorzio indolore tra cechi e slovacchi dopo l’89, quando nello stesso tempo scoppiava la sanguinosa guerra delle nazioni nell’ex Jugoslavia, la riunificazione dell’Europa divisa dalla politica imperiale di Mosca.
Dissenso nell'Europa dell'Est
la verità contro la menzogna del totalitarismo
Il cosiddetto dissenso nei regimi comunisti dell’Est europeo non è
riducibile alla semplice connotazione di “opposizione” suggerita dalla
definizione, ma deve essere considerato innanzitutto come il tentativo
di costruire una polis parallela basata sulla responsabilità di ogni
cittadino e volta a occupare gli spazi di libertà culturale, sociale e
umana strappati al regime totalitario all’interno del tessuto sociale.
Gli esponenti di Charta ’77 in Cecoslovacchia e di Solidarnosc in Polonia, come Vaclav Havel, Radim
Palous, Jacek Kuron, Adam Michnik, hanno sempre sottolineato che “il
potere dei senza potere” consiste nel vincere la paura attraverso la
forza creata da un’assunzione collettiva di responsabilità, testimoniata
dall’esortazione a “vivere la verità” in una società basata sulla
menzogna. Molto spesso la loro azione di “dissenso” consisteva nel
reclamare l’applicazione delle leggi, come quella sulla libertà di
coscienza, e degli accordi internazionali sottoscritti dai loro Paesi,
come gli Accordi di Helsinki.
Da queste posizioni è nato un ampio movimento in grado
di influire sui comportamenti e sulla mentalità dell’opinione pubblica,
al punto che - a parte la Romania – il sistema totalitario è stato
rovesciato in modo pacifico, senza spargimento di sangue, con una nuova
classe dirigente riconosciuta dalla maggioranza della popolazione,
pronta ad assumersi la responsabilità della cosa pubblica.