Il punto di partenza dell’esperienza dei cosiddetti “dissidenti” non è un progetto politico o ideologico, ma innanzitutto il tentativo di resistere al nichilismo, al nulla cui il potere aveva cercato di confinare la risposta alle istanze fondamentali dell’uomo.
Per questo è bene chiarire il concetto di dissenso con le parole stesse dei “dissidenti”, perché indicano una precisa strada.
Dice Vaclav Havel: “Un uomo non diventa dissidente perché un bel giorno decide di intraprendere questa stravagante carriera, ma perché la responsabilità interiore combinata con tutto il complesso delle circostanze esterne finisce per inchiodarlo a questa posizione: viene espulso dalle strutture esistenti e messo in confronto con esse.”