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I cattolici polacchi sotto il cielo plumbeo di Varsavia

seconda parte

Durante il mio primo viaggio in Polonia nel 1978, dopo l'indimenticabile incontro con il cardinal Wyszyński, da Varsavia  mi trasferii a Cracovia insieme alle mie due compagne di viaggio di CSEO. La città ci colpì per la sua bellezza. Fortunatamente, durante l’occupazione il Governatore Generale Hans Frank si era innamorato della città e aveva ordinato di non bombardarla. Per questo Cracovia è l’unica grande città polacca ad essere uscita praticamente indenne dalla seconda guerra mondiale.

A Cracovia fummo ospitate, dormendo per terra su dei materassini gonfiabili, nel piccolo appartamento di Stanislaw e Ludmyla Grygiel, membri del KIK di Cracovia, redattori del mensile “Znak” (Il segno) e del settimanale “Tygodnik Powszechny” (Settimanale universale), riviste ufficiali degli intellettuali cattolici, ma soprattutto amici fraterni del cardinal Wojtyła, che ci fecero conoscere, con cui collaboravano fianco a fianco per far crescere e diffondere una cultura cattolica nel vero senso della parola, cioè universale, tanto è vero, che pur nei limiti imposti dalla censura, “Znak” e il “Tygodnik” erano l’unica espressione di un pensiero libero, e spesso ospitavano articoli ed interventi di esponenti dell’opposizione laica o socialista al regime, che non avevano altri organi di stampa su cui intervenire.

In qualche modo durante quel viaggio avemmo modo di incontrare le “due anime” della Chiesa polacca di quegli anni. Il cardinal Wyszyński a Varsavia era l’indiscussa guida del popolo. Egli incentrava la sua opera pastorale soprattutto sui grandi gesti popolari, in modo da coinvolgere il maggior numero possibile di persone, gesti che dovevano  essere visibili e comprensibili per tutti, anche per gli strati più semplici della popolazione, ma che dovevano anche lanciare un segnale chiaro alle autorità. Il cardinal Wojtyła a Cracovia, invece, pur essendo assolutamente fedele e obbediente al Primate, svolgeva la sua opera soprattutto fra gli studenti e gli intellettuali, così da far crescere una mentalità, un giudizio, una capacità critica soprattutto del laicato cattolico ma non solo, fornendo gli strumenti culturali necessari a porsi creativamente dentro la situazione ed era l’artefice di un grande rinnovamento della Chiesa polacca attraverso il grande Sinodo della Chiesa di Cracovia che aveva indetto nove anni prima per introdurre in Polonia il magistero del Concilio Vaticano II, coinvolgendo in un attento lavoro di studio dei documenti conciliari tutte le parrocchie dell’arcidiocesi e soprattutto i laici cattolici. 

A Cracovia incontrammo anche padre Jan Chrapek, della congregazione dei Macaeliti, che parlava un po’ di italiano e ci aiutò durante gli incontri. Lo ritrovai poi a Lublino dove faceva il dottorato di ricerca in mass-media, e la sua amicizia mi fu letteralmente indispensabile per sopravvivere quando cominciai a lavorare all’Università cattolica e divenne così il mio amico e confidente più stretto. Uomo di straordinaria apertura di mente e di cuore, sapeva dialogare con tutti ed era amato da tutti. Dopo essere stato Padre Generale della Congregazione, nel 1992 fu nominato vescovo da Giovanni Paolo II e purtroppo nel 2001 è morto in un incidente stradale, lasciando un enorme vuoto non solo nella Chiesa, ma anche nella società polacca, che gli ha voluto dare l’onore dei funerali di stato cui hanno partecipato oltre 80.000 persone.
Padre Jan era anche un esponente importante del movimento giovanile “Luce e Vita”, o delle “Oasi”, fondato da padre Franciszek Blachnicki, che ebbi modo di conoscere bene in seguito.. 
Padre Blachnicki, oggi Servo di Dio, prima di diventare sacerdote, dopo il 1939 era stato comandante dell’esercito clandestino polacco, per questo nel 1940 era stato arrestato dalla Gestapo e deportato ad Auschwitz, dove rimase oltre un anno. Nel 1942 era stato trasferito nel carcere di Katowice dove fu condannato alla ghigliottina per attività contro il III Reich. Aspettando l’esecuzione aveva ritrovato la fede e si era convertito. In seguito la pena era stata commutata in dieci anni di lavori forzati in Germania, dove venne poi liberato dall’esercito americano. 

Ordinato sacerdote nel 1950, venne arrestato nel 1961 per attività contro lo stato socialista. Uscito dal carcere, nel 1963 iniziò ad organizzare le cosiddette “Oasi”: ritiri spirituali di due settimane per gruppi di giovani e adulti, da cui poi sarebbe nato il movimento “Luce e Vita”, che in breve sarebbe divenuto il più importante movimento ecclesiale polacco, nonostante le autorità facessero di tutto per impedirne l’attività: i membri più attivi del movimento venivano spesso interrogati o fermati per 48 ore, le famiglie di montanari che ospitavano i giovani durante le “Oasi”, se scoperte, venivano punite con multe altissime, che di solito pagava di tasca propria il cardinal Wojtyła, che, inoltre, difese strenuamente il movimento anche da quei vescovi che non lo vedevano di buon occhio, perché temevano interferisse con il normale lavoro delle parrocchie.

I coniugi Grygiel abitavano in un quartiere di nuova costruzione alla periferia di Cracovia, dove, ovviamente, non c’era e non era prevista nessuna chiesa. Scoprimmo quindi un altro aspetto dell’incredibile vitalità del laicato polacco: erano gli abitanti stessi di un quartiere a costruire con le proprie mani le chiese là dove mancavano. L’esempio più famoso è quello di Nowa Huta, ma sono innumerevoli le chiese costruite in questo modo disseminate in tutto il paese. Per noi fu veramente impressionante vedere uomini e donne che dopo il lavoro si ritrovavano a lavorare di piccone e cazzuola per costruirsi la parrocchia. 

Confrontando tutto quello che stavamo vedendo con le nostre chiese che andavano sempre più svuotandosi, con la teorizzata chiusura in sacrestia di tanta parte dei cattolici italiani e con la mentalità che stava sempre più dominando l’Italia - non dimentichiamo che eravamo nel pieno degli anni di piombo e che pochi mesi prima c’era stato il rapimento Moro – cominciammo a capire perché don Francesco da un paio di anni diceva che la nuova evangelizzazione dell’Europa e del mondo sarebbe venuta da Est.


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Annalia Guglielmi

Annalia Guglielmi, esperta di Polonia ed Europa dell'Est

19 giugno 2014

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