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Karol Wojtyła, Metropolita di Cracovia

ricordo personale di Annalia Guglielmi

Foto per gentile concessione di Annalia Guglielmi

Foto per gentile concessione di Annalia Guglielmi

In occasione dell'anniversario della nascita di Karol Wojtyła, il 18 maggio, a pochi giorni dalla atifica del processo vaticano di beatificazione, presentiamo un'analisi del ruolo del "Papa polacco" nella battaglia per la dignità e la libertà sotto i regimi comunisti.
La nostra collaboratrice Annalia Guglielmi ha raccolto i ricordi e le valutazioni dei principali esponenti di Solidarność e ha aggiunto la propria testimonianza diretta sull'incontro con il futuro Papa Giovanni Paolo II in Polonia, mentre lavorava nella redazione della rivista del Centro Studi per l'Europa Orientale, che diffondeva in Occidente le opere bloccate dalla censura di regime.

Il Metropolita di Cracovia

Annalia Guglielmi ricorda: "Avevamo conosciuto il cardinal Wojtyła all’inizio degli anni Settanta a Cracovia. Il gruppo che collaborava con CSEO aveva intrecciato una fitta rete di rapporti con gli intellettuali cattolici dei Club dell’Intellighencja Cattolica (KIK)2 [...] che avevano creato diverse riviste "di cui spesso traducevamo gli articoli più significativi, per pubblicarli nel nostro mensile, CSEO documentazione. Si trattava di pubblicazioni ufficiali e quindi sottoposte alla censura, ciononostante erano l’unica voce indipendente nel grigio panorama della stampa ufficiale, e spesso ospitavano nelle loro pagine articoli e saggi di intellettuali anche molto lontani dalla Chiesa. All’origine dell’impostazione aperta e pluralista delle riviste c’era il rapporto con il cardinale, spesso amico di vecchia data dei redattori, ed egli stesso a volte pubblicava sulle riviste saggi o articoli, o addirittura poesie, sotto lo pseudonimo di Andrzej Jawien.
Furono proprio loro a presentarcelo, e i primi iniziali contatti si trasformarono in breve tempo in un rapporto di profonda amicizia e stima, che, soprattutto con don Ricci [don Francesco Ricci, il fondatore di CSEO], continuò anche in Vaticano. [...] In lui la difesa dei diritti della Chiesa coincideva con una strenua tutela dei diritti anche dei non credenti, cui apriva le porte delle chiese quando organizzavano scioperi della fame o proteste, cui offriva uno spazio sulle riviste, e in difesa dei quali in più di un’occasione interveniva presso le autorità e per questo la sua posizione critica nei confronti del regime, la sua lotta, a volte anche accesa e dura con gli organi del partito, non erano mai ideologiche, ma nascevano sempre da un autentico interesse per la persona.

Ricorda lo storico Bronislaw Geremek, uno degli intellettuali più importanti della Polonia del dopoguerra e fra i fondatori di Solidarność, che dopo il 1989 ricoprì importanti incarichi governativi, fra cui quello di ministro degli esteri: “(…) Negli ambienti delle autorità ho visto questo modo di ragionare: il potere in un certo momento aveva sperato, o si era illluso, che quel giovane prete, che era diventato vescovo ausiliare, sarebbe stato più aperto di altri vescovi alle aspettative delle autorità. In seguito, però, verso il vescovo, e poi arcivescovo di Cracovia, ci fu una forte ostilità, che forse si esprimeva raramente nelle dichiarazioni pubbliche, ma che emergeva soprattutto durante le riunioni e i convegni, come mi è stato raccontato. Erano affermazioni aggressive, che addirittura ad un certo punto arrivarono a dire che, se il vescovo Wojtyła avesse avuto un’influenza maggiore sulla Chiesa, le cose sarebbero andate peggio di come erano andate con il cardinal Wyszyński. Negli ambienti dell’opposizione democratica, l’arcivescovo di Cracovia era una figura straordinariamente popolare, anche per quello che scriveva e diceva.”



Ricorda l’ex presidente polacco Kwasniewski: “Il ritardo con cui andò in onda il telegiornale è un segno che l’elezione papale aveva colto di sorpresa le autorità. Credo sia stata l’unica volta nella storia della Repubblica Popolare Polacca che il telegiornale non è andato in onda puntualmente. Lo speaker era confuso. (…) Non c’è dubbio che l’elezione a pontefice del cardinal Wojtyła abbia significato un cambiamento fondamentale. Anche in tutto il blocco sovietico ci si rendeva conto che era accaduta una cosa che avrebbe avuto conseguenze molto profonde. Se nel Blocco Orientale qualcuno sottovalutò la situazione, molto probabilmente lo fece perché sperava che Giovanni Paolo II sarebbe stato un papa vecchio stile, che non avrebbe introdotto alcuna novità. Non ci si aspettava che Egli avrebbe dimostrato una tale attività con i suoi pellegrinaggi, che sarebbe stato così presente sui mass-media, che avrebbe espresso in modo così diretto il proprio giudizio sulle questioni politiche.”

Noi vi perdoniamo! Noi vi perdoniamo!

Secondo Annalia Guglielmi emblematico è un episodio accaduto a Varsavia proprio durante il pellegrinaggio del papa del 1983. Ha ricordato il giornalista ed esponente di Solidarność Konstanty Gebert: “Ci doveva essere una grande Messa in uno stadio immenso a Varsavia e la strada principale di accesso allo stadio passava di fronte all’edificio del Comitato Centrale del partito. La gente che voleva andare allo stadio doveva necessariamente passare di lì. La cerimonia doveva avere luogo al pomeriggio, ma fin dalle prime ore della mattina un’onda immensa di umanità passava di fronte al Comitato dirigendosi verso lo stadio. Il Comitato era circondato dai carri armati, dai soldati col mitra, dai cani e da tutto l’armamentario del regime totalitario. Da dietro le finestre si vedevano i membri del Comitato guardare tutta questa gente che passava. E la gente che passava di fronte scandiva una parola sola (non so di chi sia stata l’idea, ma è stato veramente un genio). E questa parola era: ‘Noi vi perdoniamo, noi vi perdoniamo, noi vi perdoniamo’. Immaginatevi rinchiusi dentro quel Comitato, dietro i carri armati e i soldati col mitra, a sentire questa parola: ‘Noi vi perdoniamo’”. Era un radicale ribaltamento della situazione, era come quella folla dicesse: “Noi siamo la Polonia, e voi con tutto il vostro armamentario e apparato di potere non ci rappresentate. Noi abbiamo il diritto di giudicarvi e siamo talmente certi della giustezza della nostra posizione che possiamo anche permetterci di perdonarvi”.

Lech Wałȩsa e Soldarnosc

Durante quel pellegrinaggio fu fondamentale l’incontro tra il Papa e Lech Wałȩsa, che era ancora in libertà vigilata. Lo stesso Wałȩsa lo ha ricordato con queste parole: ”L’incontro nella Valle Chocholowska sui monti Tatra fu importantissimo. Ricordò alla gente che Wałȩsa era vivo, che il Sindacato di Solidarność esisteva ancora. Non so quale sarebbe stato l’esito dei cambiamenti in Polonia senza quell’incontro. Quell’incontro ricordò anche che era inevitabile lottare per una Polonia diversa. Il Santo Padre ci fu di grande aiuto per arrivare alla soluzione dei problemi. Fu importante l’incontro in se stesso. Per me fu fondamentale vedere che stavamo facendo lo stesso cammino, che non c’erano contrasti, che continuavano a tenerci uniti gli stessi ideali, che le cose in cui credevamo erano ancora vive. Allora non potemmo parlare troppo. Entrambi sapevamo di essere osservati, sapevamo che ogni parola imprudente avrebbe potuto avere conseguenze gravi. Eravamo consapevoli delle condizioni in cui ci stavamo incontrando. Come ho già detto, era importante soprattutto il fatto stesso di incontrarci.”

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