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L'opera di CSEO

costruzione di legami e trasferimento di cultura

Il lavoro di CSEO si svolgeva sostanzialmente su due binari: innanzitutto la creazione di una rete di rapporti personali di amicizia, stima e rispetto che andavano ben oltre la semplice, seppur preziosissima, opera di raccolta di informazioni e testi. Spesso i rapporti con gli esponenti della cultura indipendente si sono allargati alle loro famiglie, e in alcuni casi ci fu bisogno anche di dare un supporto materiale a persone che vivevano in una situazione di forte indigenza ed emarginazione. Ad esempio, durante lo Stato di guerra in Polonia, CSEO si fece promotore in Italia di una vastissima campagna di raccolta di cibo e vestiario e di invio di pacchi alle famiglie che ci erano state indicate come particolarmente bisognose.  Tramite un amico parlamentare, CSEO chiese e ottenne dal governo italiano che la spedizione dei pacchi verso la Polonia fosse esente dalle spese postali, e questo permise a migliaia di famiglie polacche di superare quegli anni durissimi. 

I viaggi erano organizzati con tempi e metodi veramente pioneristici caratterizzati soprattutto da una grande scarsità di mezzi economici: salvo pochi casi eccezionali i viaggi erano pagati da chi vi partecipava, oppure, a volte, si faceva una colletta fra amici e simpatizzanti. Ciononostante si cercava di far sì che i viaggi fossero regolari e relativamente frequenti. Molto spesso, durante una di queste trasferte si prendevano gli appuntamenti per il viaggio successivo, poiché i controlli della censura rendevano impossibile comunicare dall’Italia per telefono. Per non destare sospetti con richieste troppo frequenti di visto, bisognava recarsi oltre cortina a rotazione, ma era sempre garantita la presenza di qualcuno che conosceva persone, situazioni, rischi e regole da osservare per non mettere in difficoltà chi si andava a visitare. Inoltre si cercava sempre di portare loro alcuni testi irreperibili: encicliche del Papa, notizie sulla vita della Chiesa, informazioni e materiali relativi a quanto accadeva negli altri paesi del blocco orientale. Quando possibile, si cercava di essere un tramite fra le realtà dell’opposizione dei diversi Paesi, in modo che si potessero costruire una coscienza comune su quanto stava accadendo e un’unità ideale tra le diverse realtà, pur rispettando le diversità e la specificità dei singoli Paesi.

L’altro binario era la raccolta e il trasferimento in Italia dei documenti e dei materiali dell’autoeditoria clandestina per “trasportare di qua dall’Est ciò che poteva cambiare l’Ovest”. Il passaggio alle frontiere era sempre un momento particolarmente difficile, non eravamo mai “a posto” sia all’ingresso che all’uscita e con il tempo elaborammo tutta una serie di trucchi per superare i controlli: il più delle volte portavamo i documenti addosso, sperando di sfuggire alla perquisizione personale, oppure li nascondevamo nei luoghi più disparati. Ad esempio il Potere dei senza potere di Havel arrivò in Italia nascosto dentro una confezione di formaggini. Una regola ferrea era imparare a memoria  i nomi, gli indirizzi, e i numeri di telefono. Quando cominciò l’azione di aiuto alimentare alla Polonia, una nota azienda di conserve alimentari si rese disponibile a riempire con l’inchiostro per il ciclostile un certo numero di barattoli di pelati perfettamente etichettati e sigillati, riconoscibili solo da un piccolo trattino nero. Spesso, sul fondo degli scatoloni con i vestiti c’erano delle risme di carta
Anche l’approccio con i doganieri si affinò: bottiglie di cognac e vino, stecche di sigarette, cioccolata e caffè erano in bella vista e più volte servirono come lasciapassare. Il primo volume della casa editrice CSEO, Il Nuovo Principe alla prova, fu pubblicato nel settembre del 1978 nella collana  Paperbacks. Si trattava di una raccolta degli editoriali, unico intervento redazionale, che don Francesco, con lo pseudonimo Erre, aveva scritto per la rivista dal 1973 al 1978. In un certo senso quel testo annunciava tutto il programma della nuova casa editrice: far conoscere all’Occidente la testimonianza della fede, della cultura, della coscienza sociale e politica che stava maturando nei Paesi comunisti dell’Est europeo attraverso la testimonianza diretta dei protagonisti. 

Il secondo volume dei Paperbacks fu la raccolta dei documenti di Charta ’77, che permise di far conoscere lo spessore del movimento cecoslovacco, ancora quasi sconosciuto in Italia. Seguirono poi, fra gli altri, una raccolta delle omelie del cardinal Wojtyła, le sceneggiature dei film di Zanussi, le Lettere ad un amico del filosofo ceco Ladislav Hejdanek, la raccolta di saggi Nella memoria di un popolo sulla distruzione della religiosità popolare ungherese, i testi Il coraggio di essere Chiesa e La gioia di essere Chiesa del teologo praghese Josef Zverina, condannato a 16 anni di lavori forzati, e i volumi Etica della solidarietà e Etica del lavoro del filosofo di Cracovia Jozef Tischner, considerato da molti “l’ideologo” di Solidarność, la raccolta di saggi L’uomo visto dalla Vistola del filosofo polacco Stanislaw Grygiel.

Il lavoro editoriale crebbe seguendo l’evolversi delle situazioni storiche e la maturazione dei rapporti. Quindi, a questa prima collana se ne affiancarono altre: negli anni ’80, in particolare in Polonia e Cecoslovacchia, si diffuse sempre di più l’autoeditoria clandestina. Ecco dunque la nascita della collana Outprints, parola inesistente in inglese che sta per “pubblicati fuori”, intendendo con questo sia che venivano pubblicati fuori dal Paese d’origine, sia che erano fuori dall’ufficialità e dalla censura. L’esordio fu la pubblicazione  de Il potere dei senza potere di Václav Havel, testo fondamentale per comprendere la vita nelle società post totalitarie

Gli Outprints si chiusero nel 1984 con il numero 26:  le Omelie per la Patria del beato Jerzy Popieluszko ucciso dai servizi di sicurezza polacchi. Tra questi due testi ci sono opere e autori fondamentali soprattutto del dissenso cecoslovacco e polacco: tra gli altri furono pubblicati le Lettere a Olga, Dell’entropia politica, e le opere teatrali I congiurati e La firma di Václav Havel, il diario dal campo di internamento del futuro premier polacco Tadeusz Mazowiecki, le Lettere dal carcere del filosofo praghese Václav Benda, Gli ostaggi sono fuggiti, lettere dalle carcere cecoslovacche di Havel, Benda e Lizna, l’impressionante Processo a Praga (22-23 ottobre 1979), il verbale registrato con sorprendente precisione nella memoria dei figli, delle mogli e dei fratelli durante il processo che vedrà condannati Petr Uhl, Václav Benda, Otta Bednarova, Dana Němcová e Václav Havel per il loro impegno nel comitato di difesa dei diritti civili VONS, e Cos’hai fatto generale?... poesie, canzoni, ballate della Polonia assediata, una sorta di canzoniere satirico della Polonia dello Stato di Guerra.

La necessità di approfondire le radici culturali della posizione umana, morale e politica degli esponenti del dissenso portò alla nascita della collana CSEO Biblioteca, in cui troviamo alcune opere di grande respiro come la Storia della letteratura polacca di Czeslaw Milosz e Czeslaw Milosz racconta Czeslaw Milosz, autobiografia del futuro premio Nobel, gli Appunti dalla prigione del cardinal Stefan Wyszyński, i Saggi eretici sulla filosofia della storia di Jan Patočka, Il secolo della difficile prova, le radici dell’identità di Bohdan Cywinski, solo per citarne alcuni.

Ultima nata nel 1983 fu la collana di poesia Le vie dell’ambra, in cui troviamo solo cinque titoli, perché successivamente CSEO fu costretta a chiudere per le grandi difficoltà economiche: le raccolte di poesie del poeta sloveno Edvard Kocbek, quelle del poeta ungherese Janos Pilinski, Fiori neri e Poesie di uno dei più importanti poeti polacchi, Cyprian Kamil Norwid, e un classico del teatro polacco, Le nozze, del poeta e pittore Stanislaw Wyspianski

Si legge nella nota di edizione: “Nei primi secoli dell’era cristiana la «via dell’ambra» segnò l’itinerario che portava il prezioso «oro del nord» (…) a Roma. Era un commercio di lusso, ma creava legami di cultura. Se oggi intitoliamo alla «via dell’ambra» una collana di poeti dei paesi dell’Est, è perché siamo convinti della necessità di ricreare la corrente dello scambio culturale, importando dalla terre che si stendono dal Baltico, attraverso Vistola e Danubio, un materiale per un certo verso ancora di lusso come la poesia, ma il più duttile a forgiare legami. Non però destinato ad estetismi decorativi, bensì a ridare storia all’unità di culture diverse”.


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