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Frode Nilsen

il diplomatico norvegese che aiutò i prigionieri cileni a fuggire

L’11 settembre 1973 Augusto Pinochet prese il potere in Cile con un colpo di stato militare. Nei giorni seguenti, centinaia di persone furono arrestate e trasportate nei due stadi della capitale Santiago. Tra il 1973 e il 1990 circa 40mila oppositori politici vennero imprigionati nei centri di detenzione - e di tortura - sparsi in tutto il Paese. Il governo cileno creò la DINA, la polizia segreta, con il compito di effettuare arresti sistematici nei confronti di presunti oppositori del regime: gli agenti sequestravano le persone dalle loro case, al lavoro o in strada, e spesso nessuno sapeva più nulla di loro.

Ci furono tuttavia personaggi coraggiosi e sconosciuti che riuscirono a salvare dei prigionieri politici
. Tra di loro, Frode Nilsen, che, da diplomatico norvegese, aiutò centinaia di persone a fuggire dalle camere della morte e della tortura del generale Augusto Pinochet. Uno di loro, Victor Hormazabal, ricorda tutti i particolari dell'operato di Frode in suo soccorso.

Victor, un chimico di 27 anni, esponente del Partito socialista e responsabile del sindacato locale dei lavoratori ospedalieri, era stato arrestato e trasferito nella prigione di Santiago. Nel 1975 ricevette dai suoi carcerieri la notizia che un uomo norvegese stava cercando di farlo uscire dalla prigione. "Chi conosco in Norvegia?" - si era chiesto. Chi era quel Frode Nilsen che diceva di poterlo aiutare a uscire da quel posto dove a volte era costretto a bere l'acqua del gabinetto e a mangiare pane rancido lasciato nelle celle dagli altri prigionieri? Il diplomatico norvegese era stato informato del caso di Victor da Amnesty International Oslo, che lo aveva indicato come prigioniero di coscienza. Grazie a Nilsen, Victor riuscì a lasciare il Paese e a raggiungere la Norvegia.

Il caso di Hormazabal tuttavia è solo uno dei tanti episodi di salvataggio da parte di Nilsen. Inviato in Cile nel 1973 dal primo ministro Trygve Bratteli dopo il rifiuto dell’ambasciatore norvegese a Santiago di aprire le porte ai rifugiati, Nilsen sfidò buona parte dei codici della diplomazia per assistere i perseguitati politici. "Avevo il ministro degli Affari esteri dalla mia parte - ricorda l’uomo - ma feci molta attenzione a evitare di essere espulso. Se fossi stato costretto a lasciare il Cile non avrei potuto aiutare nessuno. Così, mi ripromisi di incontrare solo le persone giuste, quelle che prendevano le decisioni".

Frode arrivò anche a cenare con Augusto Pinochet
e sua moglie, Lucía Hiriart, ed ebbe il coraggio di chiedere direttamente al dittatore di aiutarlo a risolvere un caso. "In seguito, a un incontro diplomatico, Pinochet mi indicò con una mano e rivolto agli altri presenti disse: 'Signori, ecco, questo è l'uomo che vuole salvare il mondo'".

Nilsen esaminava ogni caso con attenzione, tra quelli segnalati dai suoi contatti. Con l’aiuto dei suoi più stretti collaboratori portava gli oppositori dentro e fuori la sede diplomatica, nascondendoli nella sua auto, e li faceva imbarcare sui voli della Scandinavian Airlines diretti a Oslo. Tra il novembre 1973 e settembre 1974 - anno del suo ritorno in Norvegia - Frode riuscì a salvare 100 rifugiati.

Nel 1975, Nilsen tornò in Cile come ambasciatore, e continuò ad occuparsi dei perseguitati fornendo loro visti per lasciare il Paese.

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