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Seyid Riza (1863 - 1937)

capotribù curdo che si rifiutò di obbedire agli ordini di deportazione nei confronti degli armeni della sua regione proteggendoli e aiutandone molti a fuggire nell’Impero russo

Seyid Riza nasce nel 1863 nel villaggio di Lirtik, nel distretto di Ovacık della provincia del Dessim quarto e ultimo figlio di Seyid Ibrahim. Il padre è il capo della tribù Hesenan di etnia zaza-curda e di corrente islamica alevita, parte della Confederazione delle Tribù del Dersim. In accordo con le volontà del padre, che era stato molto influente nelle regioni di Kalmen Sor e Lirtik nel Dessim, Riza gli succede come capotribù. Sposa la figlia di Diyap Yıldırım, un ricco proprietario terriero e politico curdo della tribù Ferhatuşağı del Dersim. Come previsto dall’accordo tra Riza ed il governo ottomano, anche se con alcune riluttanze, durante la Prima Guerra Mondiale Seyid Riza guida la sua tribù al fianco dell’Impero ottomano contro l’esercito zarista, ricevendo in cambio armi, munizioni ed il diritto di combattere non sotto il diretto controllo dell’esercito ottomano.

Nel 1915, quando Riza riceve l’ordine di consegnare alle autorità ottomane gli armeni presenti nell’area sotto il suo controllo perché vengano deportati, egli si rifiuta di obbedire intimando anche ad altri capitribù di etnia curda e zaza di fare altrettanto. Il Dersim diventa così per gli armeni uno dei pochi rifugi sicuri all’interno dell’Impero ottomano. Numerosi armeni anche dalle province circostanti vi trovano riparo temporaneo e vengono spesso aiutati ad emigrare nell’Impero russo. Leslie A. Davis, console americano americano ad Harput, scrive nelle sue memorie:

“Molti armeni sono stati massacrati dai curdi su istigazione del governo turco; ma, d’altro lato, numerosi sono i curdi che hanno ospitato gli armeni nei loro villaggi e li hanno protetti in diversi modi. I curdi del Dersim hanno fatto molto per aiutarli. Io ho conosciuto numerosi di questi curdi e li ho trovati molto amichevoli. Alcuni di loro venivano spesso a vedermi, tra questi anche tre venerabili ağa dalla barba lunga”.

Secondo le memorie dell’intellettuale e rivoluzionario curdo Mehmet Nuri Dersimi – conosciuto anche come Baytar Nuri – le azioni di Sayid Riza salvano le vite di circa 20,000-36,000 armeni.
Nel 1921 Riza partecipa ad alcuni degli incontri con altri capi curdi che portano alla ribellione di Koçgiri e dopo il fallimento della rivolta offre loro riparo e protezione. Dopo la fondazione della Repubblica Turca nel 1923, Riza è fonte di preoccupazioni per il governo turco in quanto governa la regione a maggioranza curda del Dersim con ampia autonomia rispetto alle autorità del governo centrale. Nel 1934 viene approvata dall’Assemblea Nazionale Turca la Legge n. 2510 cosiddetta di Reinsediamento [İskân Kanunu o 2510 sayılı kanun] che decreta l’assimilazione e la turchizzazione delle minoranze presenti sul territorio turco tramite il trasferimento forzato di più di mezzo milione di curdi in villaggi a maggioranza turca e il reinsediamento di individui turcofoni nel Dersim. Un anno dopo, nel dicembre 1935, la Legge Tunceli [2884 sayılı Tunceli Vilayeti'nin İdaresi Hakkında Kanun] rinomina la Provincia del Dersim in Provincia del Tunceli e prevede lo stazionamento di militari nella regione per esercitare maggiori influenza e controllo del governo centrale nella regione. Le lettere di protesta inviate al governatore locale vengono ignorate e Seyid Riza tenta quindi di unire le tribù curde sunnite ed alevite contro la politica di epurazione etnica lanciata dalla Turchia. Nel marzo 1937, durante le festività per il Newroz, il nuovo anno curdo, Riza incita la sua tribù e quelle alleate a ribellarsi apertamente contro le autorità turche, ma la rivolta viene repressa con il sangue. Il governo centrale schiera 25,000 soldati in aggiunta a quelli già presenti nella regione e bombarda con operazioni aeree i ribelli massacrando e deportando migliaia di civili. Gli ultimi avamposti della guerriglia curda vengono sconfitti dall’esercito turco alla fine del 1938. Seyid Riza viene catturato e arrestato il 5 settembre 1937 insieme ad altri 72 ribelli mentre si recava a negoziare con le autorità turche. Riza viene processato e condannato a morte dopo tre sole udienze nell’arco di due settimane per precedere la visita di Mustafà Kemal Atatürk nella regione. Il 15 novembre 1937 viene impiccato all’età di 74 anni insieme ad altri 6 capi dei ribelli, tra i quali suo figlio di 16 anni.
Il numero totale delle vittime della ribellione del Dersim è stimato tra le 10,000 e le 40,000 persone in meno di due anni e viene spesso definito genocidio o etnocidio. Gli armeni sopravvissuti all’eccidio del 1937 furono dispersi nei villaggi turchi, obbligati a cambiare i loro cognomi, turchizzati.

Bibliografia essenziale:

  • Cılızoğlu, Tanju. Çağlayangil'in Anıları. Kader Bizi Una Değil, Üne İtti. [Le memorie di Çağlayangil. Il fato ci ha portati alla fama, non alla farina.] Istanbul, Büke Yayıncılık, 2000.
  • Davis, L. A. Blair, Susan X. (ed.). The Slaughterhouse Province. An American Diplomat's Report on the Armenian Genocide, 1915–1917. New York, Aristide D. Caratzas, 1989.
  • Dersimi, Nuri. Kürdistan Tarihinde Dersim. [Il Dersim nella storia del Curdistan]. Aleppo, Ani Matbaasi, 1952.
  • Dersimi, Nuri. Hatıratım. [Le mie memorie]. Stoccolma, Weşanêm Roja Nu, 1986.
  • Kiliç, Abdullah. Örer, Ayça. [Akçam, Taner (intervistato)]. “Tarihçiler Dersim'i nasıl yorumluyor?” [“Come gli storici interpretano il Dersim?”]. Radikal. 24/11/2011. [Online]
  • Kuciukian, Pietro. Flores, Marcello (prefaz.) I disobbedienti. Viaggio tra i giusti ottomani del genocidio armeno. Milano, Guerini e Associati, 2016.

Francesco Moratelli, ricercatore

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