Il genocidio in Cambogia si è consumato fra il 1975 e il 1978. I Khmer Rossi guidati da Pol Pot entrarono nella capitale Phnom Penh il 17 aprile 1975, dando il via a un regime di stampo comunista e a un processo di epurazione che causò oltre 1.500.000 morti.
Durante gli anni del genocidio, gli autori materiali dei massacri furono giovani contadini guidati dalla volontà di epurare il proprio Paese dai “nemici del popolo”: politici, amministratori del precedente regime, intellettuali, insegnanti e tutti coloro che in un modo o nell’altro esercitavano attività lontane dal lavoro manuale. Dietro a queste azioni, c’erano il disegno e l’indottrinamento criminale da parte di un’élite di dirigenti politici di formazione stalinista.