Teodora nacque nel 1914 in Lituania, nella regione di Panevėžys. Suo padre era un commerciante di cavalli, che lavorava in diversi villaggi, mentre sua madre si prendeva cura della casa e leggeva le carte dei tarocchi.
Nel gennaio 1943, tutta la sua famiglia fu arrestata e deportata nel campo di concentramento di Pravieniškės, dove la madre e la zia di Teodora furono uccise dopo pochi mesi.
Durante gli anni bui della guerra, “Dora” ha rischiato la vita per salvare bambini rom ed ebrei, sopravvissuti al massacro delle loro famiglie. Come sua figlia, Grafinė Jablonskaitė, ha ricordato: “Mia madre ha salvato tanti bambini, li accoglieva, a volte falsificava persino documenti per dimostrare che fossero figli suoi, salvando loro la vita. Spesso mia madre metteva un bambino piccolo dentro un cuscino e passava davanti ai nazisti, per salvarlo”.
“Dora” infatti utilizzava un abile stratagemma per sottrarre i piccoli al controllo nazista: per eludere i posti di blocco delle guardie, li nascondeva in un grande pirin, un voluminoso cuscino di piume che i rom portavano con loro quando i rom viaggiavano, per coprirsi nelle tende durante le fredde notti d’inverno.
Anche durante la prigionia nel campo di Pravieniškės “Dora” ha proseguito la sua attività di salvataggio, prendendosi cura dei bambini che, insieme agli anziani, venivano regolarmente sterminati dai soldati nazisti perché non potevano lavorare. Molti di loro, inoltre, erano rimasti senza genitori, morti o uccisi dalle guardie del campo. Tra questi piccoli c’era anche Steponas Arlavičius, noto anche come Gadžioro (nato nel 1940 e morto nel 1987 in Lituania), che sopravvisse al campo di concentramento di Pravieniškės grazie a Dora che lo nascondeva nel famoso cuscino di piume. Steponas aveva tre anni quando fu internato, e la sua famiglia fu in poco tempo completamente sterminata. Dopo la guerra, fu consegnato ai parenti di sua madre.
Dora invece nel dopoguerra tornò in Lituania - era infatti stata deportata in campi di lavoro sia in Germania che in Francia -, dove morì nel 1980, nel suo paese natale.
Oggi riposa nel cimitero della cattedrale del Cristo Re di Panevėžys con suo marito, Jurgis Orlovskis, e i loro due figli.
La storia è stata riportata nel libro Rom e Sinti nella Resistenza europea, di Angelo Arlati (UPRE Edizioni, 2022)