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Chi sono i «Giusti» dei nostri tempi

di Antonio Ferrari

Lassana Bathily

Lassana Bathily

Riportiamo di seguito l'articolo di Antonio Ferrari, editorialista del Corriere della Sera, pubblicato dal Corriere il 25 maggio:

I Giusti non sono né santi, né eroi, «ma si manifestano sulla scena quando esiste uno spazio vuoto. E agiscono quando le istituzioni non solo si dimostrano impotenti, ma prendono una strada pericolosa», dice Gabriele Nissim, fondatore di Gariwo, la foresta dei Giusti. Un concetto e una proposta che ha deciso di lanciare, ancora una volta, dal Parlamento europeo, dove nel 2012 ha ottenuto un risultato davvero importante: una Dichiarazione scritta, firmata da 388 deputati, per istituire la Giornata europea dei Giusti, che si celebra il 6 marzo.

Da allora, ogni anno, in oltre 50 città italiane e in numerose città del mondo, si ricordano coloro che almeno una volta, nella vita, persino senza rendersene conto ma seguendo un inarrestabile impulso morale, hanno compiuto con naturalezza gesti che sono diventati straordinari. A Milano, sul Montestella, vengono piantati ogni anno alcuni alberi per ricordarli. Ma ora l’iniziativa di Gariwo e del gruppo S&D (socialisti & democratici europei) è di riconoscere non soltanto i Giusti del passato, ma quelli dei nostri tempi.

In un convegno al Parlamento di Bruxelles, alla presenza del vicepresidente Gianni Pittella, Nissim presenta la sua proposta: «I Giusti dei nostri tempi contro fanatismo, per il dialogo e l’ospitalità». Sono coloro «che si rifiutano di odiare i migranti, che si battono contro i muri, che prestano soccorso alle barche degli extracomunitari, che cercano di costruire esperienze di dialogo e di convivenza con gente di cultura e religioni diverse».
Tra le figure esemplari, verranno indicati: Lassana Bathily, che ha avuto il coraggio di salvare ebrei e cristiani proteggendoli dalla furia omicida dei terroristi nel supermarket kosher di Parigi; Mahadi ben Abdelssalam, la guida tunisina che ha nascosto una trentina di turisti nei sotterranei del museo del Bardo, preso d’assalto dall’Isis; Salah Farah, il musulmano keniota che ha pagato con la vita il rifiuto di obbedire agli ordini dei terroristi di al-Shabaab; Antoine Leris, il giornalista di France Blue, che dopo aver perso la moglie nella strage del Bataclan ha detto e scritto che mai si farà trascinare dall’odio contro i fanatici tagliagole.

Esempi di limpidezza morale, come quelli che ci vengono da Lampedusa, da Malta, da Lesbo, con migliaia di volontari - i nuovi Giusti di cui non si conoscono i nomi ma che rappresentano la forza giovane della solidarietà -, impegnati nella salvezza dei migranti. E poi c’è lo straordinario e simbolico esempio del Memoriale della Shoah di Milano, che per mesi si è aperto ad accogliere i profughi che, alla Stazione Centrale, chiedevano un tetto, un piatto, una carezza. Storie toccanti di vita e generosità. Come ha scritto il ministro degli esteri Paolo Gentiloni, nel suo messaggio al convegno del 25 maggio a Bruxelles, quest’estate sarà inaugurato il primo giardino dei Giusti in un Paese arabo, la Tunisia. Alla guida Mahadi sarà dedicato uno dei primi alberi, nel cortile dell’Ambasciata d’Italia.

Antonio Ferrari

Analisi di Antonio Ferrari, editorialista del Corriere della Sera

25 maggio 2016

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