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Donne Giuste al Giardino di Milano

la tre giorni per la Giornata europea dei Giusti 2016

Si è conclusa con l’annuale cerimonia al Giardino dei Giusti del Monte Stella la tre giorni che Milano ha dedicato alla resistenza morale e civile delle donne, in occasione del 6 marzo - Giornata europea dei Giusti.

Domenica 6 marzo alla Fabbrica del Vapore è stato inaugurato il murale dedicato a Khaled al-Asaad, il custode di Palmira. “Da sempre l’arte nelle strade produce un discorso identitario che appartiene a tutti - ha ricordato Ivan, autore del murale insieme a Pao, Piger e al collettivo Orticanoodles -. Oggi sono le storie esemplari del nostro tempo che devono essere testimoniate sulla pelle delle nostre città”.

Il concerto del Maestro Gaetano Liguori, con le letture dell’attrice Sonia Bergamasco, e il convegno internazionale sulla legislazione femminile nel mondo con Livia Pomodoro, Milena Santerini e Maryan Ismail - entrambi nella Sala Alessi di Palazzo Marino - sono stati il momento per conoscere le storie delle Giuste onorate quest’anno al Giardino di Milano.

“Donne coraggiose - come ha sottolineato il sindaco di Milano Giuliano Pisapia durante l’apertura della cerimonia al Monte Stella - accomunate da una grande forza interiore e dalla determinazione nel difendere un ideale superiore di dignità e umanità”. Il tema scelto per le celebrazioni della Giornata europea dei Giusti 2016 ribadisce la necessità di sostenere le donne che lottano contro l'oscurantismo religioso, “che colpisce prima di tutto loro. Dobbiamo sconfiggere l’integralismo, e combattere chi vuole costruire nuovi muri in Europa”, ha spiegato il presidente di Gariwo Gabriele Nissim, che ha inoltre annunciato la creazione di un Giardino dei Giusti nell'Ambasciata italiana a Tunisi, in collaborazione con la Farnesina. 

È stata poi la direttrice di Gariwo e coordinatrice dell’Associazione per il Giardino dei Giusti, Ulianova Radice, a presentare le storie delle donne Giuste e i messaggi da loro scritti per la cerimonia. Come quello di Vian Dakhil, “un pompiere in mezzo ai piromani”, come l’ha definita il portavoce di Amnesty International Italia Riccardo Noury. Vian è membro del parlamento iracheno, e nel 2014 ha rivolto un disperato appello alla comunità internazionale contro il genocidio dell’Isis ai danni del suo popolo, gli yazidi. “Non parlo solo in nome delle donne yazide e irachene - ci ha scritto Vian - parlo anche in nome di migliaia di donne rapite, vendute e ricomprate, maltrattate e offese. Abbiamo il dovere di difendere gli esseri umani, di salvarli dalla persecuzione. In Iraq, dobbiamo lavorare per ridare fiducia ai cittadini, dobbiamo diffondere lo spirito del perdono e dell’accettazione dell’altro”.

La Comunità sudanese di Milano e Maryan Ismail, docente di antropologia dell’immigrazione, hanno poi ricordato il terribile genocidio del Darfur e l’esempio di Halima Bashir, giovane medico che ha avuto il coraggio di denunciare e testimoniare gli stupri delle milizie Janjaweed.
Stupri contro cui si è battuta e si batte anche Flavia Agnes, avvocatessa indiana che con la sua organizzazione Majlis è riuscita ad aiutare 50mila donne nel suo Paese. “Avendo cresciuto tre figli in un ambiente estremamente violento, ho vissuto in prima persona l’umiliazione e la mortificazione che subiscono le vittime - ha raccontato Flavia al Giardino -. La violenza consuma chiunque ne sia intrappolato: la vittima, il carnefice e i bambini innocenti. Continua da una generazione all’altra e perciò rappresenta un circolo vizioso che bisogna assolutamente rompere”.

In questa direzione si è mossa Sonita Alizadeh, rapper afghana che ha deciso di denunciare il dramma delle spose bambine dopo due tentativi della sua famiglia di venderla a un uomo come moglie. “Il mio desiderio è che man mano che l’albero cresce, le famigli smettano di obbligare le proprie figlie a sposarsi da bambine. Le ragazze di tutto il mondo diventeranno così più forti, e a loro volta i popoli e il mondo intero diventeranno più forti”. Le parole di Sonita, lette da La Pina - rapper e speaker di Radio Dj - sono state accompagnate dai cartelli preparati dai bambini delle scuole presenti alla cerimonia, che riportavano alcune delle frasi della canzone della giovane afghana.

Donne coraggiose, ma anche madri coraggio. Come Felicia Impastato, madre di Peppino, che ha sfidato la morte civile dell’isolamento e del disprezzo sociale rivendicando la propria estraneità all’ambiente mafioso e chiedendo verità e giustizia per il figlio ucciso dalle cosche nel 1978. A parlare della madre Giovanni Impastato, che ha ricordato il rifiuto da parte di Felicia della vendetta per l’omicidio di Peppino - proposta dal “cugino americano” - e la forza della madre nella difesa della memoria del figlio.
Una forza simile a quella di Azucena Villaflor e delle Madres de Plaza de Mayo, che negli anni ’70 hanno osato sfidare la dittatura argentina chiedendo giustizia per i figli desaparecidos. “Le nostre madri, instancabili guerriere che diedero la vita per i loro figli, non hanno potuto vincere la morte - ha ricordato la figlia di Azucena, Cecilia De Vincenti -, però erano tanto ostinate da riuscire a vincere l’oblio. E tornarono. Tornarono con il mare, come se avessero voluto, ancora una volta, dimostrare la tenacia che le aveva caratterizzate in vita. Tornarono con quell’amore incondizionato che solo le madri hanno per i loro figli, per continuare a lottare per loro, per noi. Chi salva una vita, salva il mondo intero”. 

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