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I bambini fotografi di Sarajevo

l'esperienza di Chris Leslie

Il fotografo Chris Leslie arrivò a Sarajevo nella seconda parte del 1996. La città si conquistava allora la sua agognata pace. Le persone ricominciavano a uscire per strada, godere di piccoli piaceri come prendere il gelato senza paura dei cecchini. Molte aree della città erano però ancora distrutte. Numerosi erano i ragazzini rimasti orfani.

Fu proprio in un orfanotrofio di Sarajevo, l'Istituto Bjelave - di cui si diceva che fosse il posto più triste della città dopo l'obitorio - che Leslie, con un'apparecchiatura fotografica donata dagli scozzesi, iniziò a formare i giovani all'arte fotografica, insegnando loro semplici tecniche per scattare in 35 mm. 

I giovani orfani si sparsero in tutta la città e ne documentarono le ferite, il dolore e la rinascita. Dopo le prime tre estati d'impegno nel progetto, Leslie formò un'assistente in loco per continuare a seguire i ragazzi. Oggi, nel 2018, è tornato a vedere come vivono. 

Molti di loro hanno creato negli anni un proprio archivio di foto, a volte rimaste non sviluppate e quindi tutte da scoprire. Immagini di grattacieli bombardati, di crateri creati dalle granate, di biblioteche, fabbriche e uffici in rovina. Come in una Dresda o Stalingrado del tardo 20esimo secolo.

Tuttavia non mancano immagini dei loro momenti belli, come le lauree che sono riusciti a conseguire nonostante le tragedie che li hanno colpiti nella tenera infanzia, oppure le uscite domenicali in giro per Sarajevo, o ancora le trasformazioni dei loro volti da quando erano bambini nel 1996 a oggi. 

C'è chi ha avuto i fratelli uccisi dai bombardamenti, chi si è trovato solo a combattere contro malformazioni congenite fin da piccolo, chi ha lottato contro la droga e ne è faticosamente uscito, chi è dovuto emigrare in Germania per alcuni anni ma ha poi deciso di stabilirsi di nuovo nella città; tutti, si sono aggrappati a progetti come quello di Leslie, sostenuto dalla onlus Hope and Homes for the Children, e hanno intrapreso percorsi che fanno ben sperare per il futuro della Bosnia. 

Il Guardian ha pubblicato alcune delle foto in un articolo del 16 luglio. 

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