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I guardiani dell'Umanità

di Gabriele Nissim

Gabriele Nissim con Papa Francesco in occasione della Giornata dei Giusti

Gabriele Nissim con Papa Francesco in occasione della Giornata dei Giusti

La Giornata dei Giusti diventata quest’anno solennità nazionale, dopo l’approvazione da parte del Parlamento italiano, non è un giorno di celebrazione e nemmeno soltanto un giorno di memoria, ma è prima di tutto una riflessione sul valore della responsabilità personale.

La regola aurea di cui parla spesso il filosofo Salvatore Natoli, e che ritroviamo declinata in varie forme nella filosofia classica e in tutte le religioni, non dice solo di non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te, ma che è necessario agire per anticipare il Bene nei confronti degli altri.
Anticipare significa prima di tutto prevenire, venendo incontro ai bisogni degli individui e bloccando sul nascere meccanismi che possono portare alla degenerazione morale della società.

Di solito, quando si raccontano le storie dei Giusti ci si concentra sulle vicende di persone che hanno salvato vite nelle situazioni estreme, quando il male si era consumato nelle dittature, nei regimi totalitari, durante i più terribili genocidi. Personaggi come Giorgio Perlasca, Raul Wallenberg, Oskar Schindler, ci hanno mostrato che era possibile reagire all’indifferenza durante la persecuzione degli ebrei. Anche se le loro azioni non hanno impedito l’Olocausto, noi le ricordiamo soprattutto perché questi uomini, con il loro esempio personale, hanno saputo comunque tenere accesa la scintilla dell’umanità nel buio più totale.

Ci sono poi altre figure, a cui diamo spesso meno importanza, che potremmo definire come i guardiani dell’umanità, che si comportano cioè come profeti e anticipatori e sono capaci di agire per prevenire il male allo stato nascente. Se ne parla poco perché spesso sono individui che rimangono nell’anonimato, e il mondo non si accorge di loro. Sono forse questi i Giusti nascosti di cui parla la Bibbia, che tengono in mano in ogni generazione le sorti del mondo e con i loro atti quotidiani possono impedire che il treno della Storia prenda una cattiva direzione.

Quella che sembra una prerogativa di pochi, in realtà è alla portata di ognuno di noi: tutti possiamo infatti diventare guardiani dell’umanità se siamo capaci di reagire ai segni premonitori del male, che spesso si presenta come un comportamento normale e legittimo, se non addirittura con il fascino del bene.

Fortunatamente oggi in Europa e in Italia continuiamo a vivere in pace e in democrazia, ma nonostante questo si moltiplicano culture e manifestazioni di intolleranza che, per la prima volta dopo la Seconda guerra mondiale, ci mostrano che il futuro non è per nulla garantito e che potremmo presto ritrovarci davanti a spiacevoli sorprese. Improvvisamente è ritornata la cultura dell’odio e del nemico che pensavamo di avere definitivamente abbandonato. Con i reality e i talk show ci siamo abituati a guardare con diletto i conflitti tra le persone e la guerra di tutti contro tutti; in politica si è perso il gusto del dialogo e della condivisione e ogni giorno che passa la democrazia sembra diventare un campo di battaglia tra nemici contrapposti. Molti vedono nei migranti non degli esseri umani che soffrono alla ricerca di una difficile integrazione, ma i potenziali nemici del nostro benessere e della democrazia. Se si guardano con attenzione i social network ci si accorge che chi ottiene il consenso maggiore è colui che ama denigrare gli altri. Assistiamo alla totale indifferenza di fronte alle tragedie del Medio Oriente e alla distruzione della Siria. Ci stiamo quasi abituando all’idea che il nostro bene nasca dalla contrapposizione contro gli altri.

Siamo tutti seduti su un vulcano, ma abbiamo ancora la possibilità di evitare l’esplosione.

Ognuno nel suo piccolo può dare oggi un contributo per sconfiggere sul nascere la cultura dell’odio, da cui inevitabilmente si genera la violenza politica che porta a guerre e dittature.

È questo il senso più importate della Giornata dei Giusti di quest’anno.

Se ognuno di noi diventa un argine contro il fanatismo e non accetta che siano messe in discussione la bellezza e la ricchezza della pluralità umana - come scrive Jorge Luis Borges in splendida poesia - potremmo ancora una volta salvare il mondo e immaginare un nuovo inizio.

Gabriele Nissim

Analisi di Gabriele Nissim, Presidente Fondazione Gariwo

9 marzo 2018

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