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Il Giardino dei Giusti di Assisi

di Letizia Cerqueglini

Chi salva una vita, salva il mondo intero. Così recita, più o meno, il Talmud, nel trattato Sanhedrin. Nel linguaggio del Giorno della Memoria, questa frase si cita come riconoscimento per i Giusti, coloro che hanno salvato gli ebrei durante la Shoah a rischio della propria vita, e suona come una benedizione laica per il loro spirito.

Il primo a volere onorare questi eroi invisibili fu Moshe Bejski, che si impegnò per l’istituzione del Tribunale dei Giusti allo Yad VaShem, che vagliasse e riconoscesse ufficialmente i loro meriti, con un Giardino, dove ad ogni Giusto fosse dedicato un albero.

Chi salva una vita forse non salva un mondo in gran parte sofferente, ma sicuramente salva la speranza, quella speranza ‘nell’intima bontà dell’uomo’ di cui scriveva Anna Frank, quella punta di ottimismo che persino Primo Levi tradiva quando diceva che la Memoria serve ad evitare altri mali in futuro.

Proprio Primo Levi, sopravvissuto alla Shoah e uno dei primi e più incisivi teorici del dovere e dell’utilità della Memoria, credeva che dalla presa di coscienza di quanto era successo nella Shoah dovesse derivare un’attenzione particolare verso la prevenzione della violenza. E non solo contro gli ebrei. Ma ovunque. In ogni forma. In ogni luogo. Contro chiunque. Il messaggio di Primo Levi è infatti rivolto agli uomini in ogni luogo. E in ogni tempo.

Il Progetto Internazionale Gariwo - La Foresta dei Giusti nasce con lo scopo di riconoscere e ricordare coloro che si impegnano per i diritti umani e contro ogni genocidio ovunque nel mondo. In questo modo, l’idea dei Giusti di Bejski, radicata nella tradizione ebraica, assume una dimensione universale, quella dimensione universale che Primo Levi auspicava per la Memoria della Shoah.

Il 6 marzo 2015, Giornata Europea dei Giusti, la città di Assisi entra a far parte del network internazionale di Gariwo con il suo Giardino dei Giusti, che avrà il suo centro fisico nel cortile del Vescovado e crescerà con progetti e alberi veri e simbolici su tutto il territorio del Comune.

La scelta del luogo non è casuale. Nel 1943-44 il cortile del Vescovado fu il centro di una vasta rete di solidarietà che salvò in Assisi circa 300 ebrei dai campi di sterminio. Fu una vicenda straordinaria e singolare, poiché sotto la guida autorevole del Vescovo Placido Nicolini, gran parte dei cittadini si fecero, in vari modi, complici di questo piano di salvezza. Alcuni di loro sono riconosciuti Giusti dallo Yad VaShem, conquistando ad Assisi il primato di città con il più alto numero di Giusti rispetto alla popolazione.

Il Giardino di Assisi nasce con l’auspicio che dalla Memoria del Bene scaturisca l’educazione al valore della convivenza. Per questo, nello spirito di Gariwo - La Foresta dei Giusti, il cortile del Vescovado diventerà il cuore fisico della nostra Memoria e la dimora spirituale di tutti coloro che hanno lottato e lottano per l’affermazione dei diritti umani e contro tutti i genocidi ovunque nel mondo.

Noi definiamo costoro ‘i Giusti della Pace’. Ogni anno uno di loro sarà riconosciuto all’interno del nostro Giardino e gli studenti delle scuole saranno coinvolti con progetti sulla sua storia.

L’apertura del Giardino dei Giusti di Assisi, su proposta dell’Associazione Italia Israele di Perugia, si deve alla sinergia di varie istituzioni operanti sul territorio: La Diocesi e il Comune di Assisi, l’Ufficio Unesco per il Sostegno alle Nazioni Unite del Comune di Assisi, la Fondazione Casa Papa Giovanni, il Museo della Memoria di Assisi e l’Ufficio Scolastico Regionale per l’Umbria.

Forse è un segno del destino, che proprio quest’anno, tre giorni dopo la nostra inaugurazione ad Assisi, il 9 marzo avrà luogo l’inaugurazione del Giardino dei Giusti di Neveh Shalom/ Wahat el-Salam/ Oasi di Pace, il villaggio sito alle porte di Gerusalemme dove arabi palestinesi ed ebrei israeliani vivono coltivando la pace e il rispetto reciproco. In questo Giardino sono menzionati e ricordati gli israeliani e i palestinesi che si impegnano per la pace tra i due popoli.

Sicuramente questo è un segno che l’albero di Gariwo sta crescendo e, grazie all’impegno costante di Gabriele Nissim, sta portando in molte terre frutti, ossigeno, ombra e riparo. E noi siamo fieri di esserci.

2 marzo 2015

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