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Ricordare Mehmet Gelal Bey

Testimonianza di Pietro Kuciukian

Pietro Kuciukian

Pietro Kuciukian

L'intervento del Console onorario d'Armenia e cofondatore di Gariwo Pietro Kuciukian, tenuto al Giardino del Monte Stella il 6 marzo 2015

Sono figlio di un armeno ottomano scampato al genocidio nel 1915, rifugiatosi in Italia. Prima di morire mi raccontò che la sua famiglia era stata salvata durante i massacri del 1895 da un turco.

In questo terzo anniversario della Giornata europea dei Giusti e nel centenario del genocidio armeno, di fronte al fiume di violenza che oggi si abbatte su persone inermi e innocenti, le Comunità armene in patria e in diaspora rivivono le tragedie del passato. L’orrore di ieri è collegato all’orrore di oggi.

Onorare la figura di Mehemet Gelal Bey, il funzionario turco, sindaco di Aleppo, rimosso da tutti i suoi incarichi per non avere eseguito gli ordini di deportare e sterminare gli armeni, e per avere dichiarato “sono, un sindaco, non un boia!”, significa compiere un atto di giustiziae sottrarre terreno all’odio e al risentimento.

Gelal Bey, oltre ad aver salvato molti armeni, è una figura di resistente morale che aiuta la riconciliazione tra i popoli. Noi armeni oggi, assieme a voi, lo onoriamo come giusto e la Turchia può essere orgogliosa di questo giusto ottomano e di altri giusti che ascoltando la voce della coscienza hanno cercato di interrompere la catena del male.

L’esempio dei giusti, come quello di Gelal Bey, è un richiamo ai valori civili che sono a fondamento delle democrazie, valori che ieri come oggi richiedono il nostro impegno e la nostra responsabilità. Per porre una barriera all’istinto di distruzione, per prevenire altri crimini di genocidio, per combattere ogni forma di negazionismo, i giusti sono necessari. Ci insegnano a non distogliere lo sguardo, a ritrovare la nostra umanità, ma soprattutto a resistere al male senza odio.

Così scrive Gelal Bey nelle sue memorie: “Il sangue scorreva lungo il fiume con migliaia di bambini innocenti, vecchi inavvicinabili, donne senza speranza, giovani forti, che galleggiavano sull’acqua, verso il nulla. Ho salvato chi potevo con le mie mani nude, il resto scorreva lungo il fiume senza ritorno”.

Soffrì anni di povertà, carico di rimpianto per non essere riuscito a impedire lo sterminio di una moltitudine di innocenti. Ma oggi la sua memoria vive qui nell’albero e nel cippo che gli dedichiamo e vive in tutti noi che raccogliamo la sua testimonianza. Il bene non è stato sconfitto.

Pietro Kuciukian, Console onorario d'Armenia in Italia e cofondatore di Gariwo

9 marzo 2015

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