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Aleksandr Isaevic Solženicyn (1918 - 2008)

dagli arresti al Gulag, dai romanzi al Premio Nobel per la letteratura

Scrittore (Premio Nobel per la letteratura nel 1970), filosofo, storico e drammaturgo e dissidente russo. Aleksandr Isaevič Solženicyn nacque l’11 dicembre 1918 a Kislovodsk, nel Caucaso, figlio di uno studente in lettere, morto pochi mesi prima della sua nascita, e di una giovane donna appartenente alla piccola nobiltà. Nel 1941 si laurea in matematica e fisica all’università di Rostov, e contemporaneamente, dal 1939, segue per corrispondenza i corsi di filosofia, storia e letteratura dell’università di Mosca. Richiamato nell’esercito sovietico, impegnato nella guerra contro la Germania hitleriana, deve rinunciare alla carriera universitaria. Nel 1945 viene arrestato mentre presta servizio nella Prussia orientale: l’accusa è di propaganda antisovietica, per aver espresso giudizi critici su Stalin in una lettera indirizzata ad un compagno di scuola. Viene condannato a 8 anni di lavori forzati più 3 di confino, che trascorre in gran parte nel Kazachstan.

Dal 1953 Solženicyn insegna matematica e fisica e comincia sistematicamente a scrivere.

Col 1956 inizia in URSS la destalinizzazione e dopo il XXII Congresso del PCUS (1961) Chruščёv dà parere favorevole alla pubblicazione sulla rivista Novyj mir (Mondo nuovo) del racconto Una giornata di Ivan Denisovic, che diventerà una sorta di manifesto letterario del nuovo corso krusceviano. Il breve racconto illustra, per la prima volta, la vita di un uomo qualunque all’interno di un lager: una denuncia che porterà Solženicyn alla fama mondiale.
La caduta di Chruščёv nel 1964 porta a Solženicyn persecuzione e ostracismo: la polizia segreta gli requisisce parte del suo archivio e nel 1969 viene espulso dall’Unione degli scrittori sovietici.

Nel 1970 l’Accademia svedese delle scienze conferisce a Solženicyn il premio Nobel per la letteratura per i romanzi Il primo cerchio e Divisione cancro. Timoroso di non poter rientrare in patria, Solženicyn non si reca a Stoccolma. Ritirerà il premio nel 1975, un anno dopo essere stato arrestato e condannato all’esilio: è vissuto prima a Zurigo, poi nel Vermont (negli USA), dove le foreste gli ricordavano quelle della sua Russia .

Il capolavoro di Solženicyn è Arcipelago Gulag, un saggio d’inchiesta narrativa che è una particolareggiata e spietata denuncia delle repressioni di massa e dell’universo concentrazionario staliniano. Concepito già nel ’58 e terminato nel ’68, è il più duro atto d’accusa contro il sistema sovietico. A partire dal 1971 viene pubblicato a Parigi dalle edizioni YMCA: nel 1971 i primi due tomi, L’inchiesta carceraria e Moto perpetuo; nel 1975 il 3° e 4°, Lavoro di sterminio e L’anima e il reticolato; nel 1976 gli ultimi tre, La galera, Il Confino e Stalin non è più. In questo libro non vi sono personaggi o fatti inventati. Solženicyn vuole dare voce a tutte le persone incontrate negli 11 anni di detenzione – confino, dando spazio anche alle testimonianze che gli sono state affidate. Per questo il libro si presenta come un monumento alla memoria e inizia con l’elenco di 227 persone che gli hanno affidato la loro storia. Si tratta quindi di un’opera collettiva, in cui entra anche la vicenda personale di Solženicyn, ma come testimonianza tra le altre. La prima impressione del lettore è che si tratti di una vera e propria enciclopedia del Gulag, per lo sforzo di documentazione e narrazione delle esperienze e la loro sistemazione in categorie.

La produzione letteraria di Solženicyn è vastissima. Attraverso di essa egli si assegna la funzione di coscienza morale del popolo russo. La sua missione consiste nel tentativo di chiarire come sia stata possibile, all’interno della storia russa, la frattura che si è creata nel 1917, con la presa di potere bolscevica, che ha lacerato tutta la precedente tradizione culturale, sociale e religiosa russa.

Nel 1989, con la caduta del muro di Berlino, in URSS cade il divieto di pubblicare le opere di Solženicyn e Arcipelago Gulag esce a puntate sulla rivista Novyj mir. Nel 1994 Solženicyn rientra in Russia e riprende il suo percorso intellettuale al servizio del popolo russo, accentuando la sua tradizionale critica dell'Occidente. Nei suoi ultimi scritti, quali Come ricostruire la Russia? (1990) e Russia in collapse (1998), Solženicyn critica gli eccessi oligarchici della nuova democrazia russa, opponendosi comunque a qualsiasi nostalgia per il comunismo. Difende inoltre il moderato e autocritico patriottismo (come opposizione ad un estremo nazionalismo), indispensabile per l'autonomia locale in una Russia libera; manifesta inoltre preoccupazione per il destino dei venticinque milioni di russi negli stati dell'ex Unione Sovietica. Chiede inoltre che venga protetto il carattere nazionale della Chiesa ortodossa russa e lotta contro l'ammissione di preti cattolici e pastori protestanti in Russia da altri paesi. Per un breve periodo condusse un programma televisivo dove espresse brevemente le sue opinioni. Tale programma fu sospeso a causa dei duri giudizi che Solženicyn esprimeva. Ogni sua presa di posizione suscita polemiche in patria e all’estero. Viene accusato da altri dissidenti russi di appoggiare in rinascente nazionalismo russo e “il nuovo corso autoritario” di Vladimir Putin.

Un altro scrittore russo premio Nobel (1987), il poeta Josif Brodskij , nel suo saggio scritto in inglese, dall’esilio a New York nel 1984, Catastrofi nell’aria (in: Il canto del pendolo, Adelphi, Milano 1987, p.114) sostiene che Solženicyn, mentre era un eroe nel palesare le brutalità del comunismo sovietico, non riuscì a vedere la probabilità che i crimini storici che lui ha portato alla luce siano la conseguenza del carattere autoritario ereditato dalla vecchia Russia e dello “spirito severo dell'Ortodossia” (idolatrato da Solženicyn), e non imputabili quindi solo all'ideologia politica.

Libri:

  • Una giornata di Ivan Denisovič; La casa di Matrjona; Alla stazione, Torino, Einaudi, Torino 2019.
  • Il primo cerchio, A. Mondadori, Milano 1968 (Nel primo cerchio, Voland Edizioni, Roma 2018: prima traduzione della versione integrale).
  • Reparto C, Einaudi, Torino 1969.
  • Il cervo e la bella del campo; Una candela al vento, Einaudi, Torino 1970.
  • Nell'interesse della cosa e altri racconti, Milano, Longanesi, Milano 1970.
  • Per il bene della causa, A. Mondadori, Milano 1971.
  • Agosto 1914. Nodo primo, A. Mondadori, Milano 1972.
  • Nell'interesse della causa; La mano destra; Accadde alla stazione di Krecetovka, Milano,
  • Documenti (con Andrej Dmitrievič Saharov), Armando, Roma 1973.
  • Il mio grido. Discorso del premio Nobel testo integrale, Noto, Sicula, Noto 1973.
  • Solženicyn il credente. Lettere, discorsi, testimonianze, Edizioni Paoline, Bari 1974.
  • Romanzi brevi e racconti, Roma, Newton Compton, Roma 1974.
  • Arcipelago Gulag, A. Mondadori, Milano 2017
  • Vivere senza menzogna, A. Mondadori, Milano 1974.
  • La quercia e il vitello. Saggi di vita letteraria, A. Mondadori, Milano 1975.
  • Discorsi americani, A. Mondadori, Milano 1976.
  • Lenin a Zurigo. Capitoli, A. Mondadori, Milano 1976.
  • Tutto il teatro, Newton Compton, Roma 1976.
  • Il respiro della coscienza. Saggi e interventi sulla vera libertà 1967-1974. Con il discorso all'università di Harvard del 1978, Jaca Book, Milano 2015.
  • Come ricostruire la nostra Russia?, Rizzoli, Milano 1990.
  • La questione russa alla fine del secolo XX, Einaudi, Torino 1995.

Film:
Aleksandr Sokurov, Conversazioni con Solženicyn, documentario in 5 parti (45 minuti ciascuna), 1998.


Dal 7 aprile 2011 a Aleksandr Solženicyn sono dedicati un albero e un cippo al Giardino dei Giusti di tutto il mondo di Milano. 

Giardini che onorano Aleksandr Isaevic Solženicyn

Aleksandr Isaevic Solženicyn è onorato nei Giardini di Milano - Monte Stella e Vercelli - Parco Iqbal Masih.

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