Nato a Zvornik (Bosnia Herzegovina), ha studiato ingegneria all'Università di Sarajevo.
Durante la guerra in Bosnia-Erzegovina, fra il 1992 e il 1995, poco più che ventenne, vive come profugo nell’area di Srebrenica con tutta la famiglia e circa 25 mila altri musulmani. Quando arrivano i primi Caschi Blu, spera che questi soldati possano rappresentare la salvezza dai serbi. La speranza, diffusa tra i rifugiati bosniaci, è però tragicamente delusa. Trovato lavoro come interprete presso la base ONU sotto la direzione delle truppe olandesi, assiste impotente agli avvenimenti del luglio 1995, quando i rifugiati di Srebrenica vengono consegnati dai Caschi Blu al generale Mladic, che ucciderà oltre ottomila musulmani maschi di tutte le età.
Nuhanovic è uno dei pochissimi sopravvissuti a quella strage e ha avuto il coraggio di raccontare in un libro, Under the UN Flag, la tragica esperienza di Srebrenica. Del momento in cui i caschi blu olandesi ordinano ai bosniaci di lasciare la base ONU, ha scritto: “Sapevo io, sapevano tutti, che equivaleva a una condanna a morte. Mia madre piangeva, io anche. Mio fratello, 22 anni, era troppo orgoglioso per farlo”. Particolarmente toccante è il ricordo del momento in cui i rifugiati trovano dei “negoziatori” d’emergenza da mandare a conferire con Mladic nell’estrema speranza di salvarsi. Tra questi c’è il padre di Hasan, che parla con il generale cercando invano di ottenere un trattamento civile per la propria gente.
Grazie alla testimonianza di Hasan, il governo olandese è stato chiamato a rispondere delle proprie responsabilità davanti al tribunale penale internazionale dell'Aja. È stato soprannominato “l’Elie Wiesel dei Balcani”.
Giardini che onorano Hasan Nuhanovic
Trovi un albero nel Giardino Virtuale Storie Gariwo.