Poeta, letterato e saggista russo: “uno dei più grandi e profondi poeti del XX secolo”. Fu vittima delle Grandi Purghe staliniane. Mandel'štam nacque a Varsavia (all'epoca parte dell'Impero russo) da una benestante famiglia ebraica: il padre era mercante di pellami e la madre pianista e insegnante di musica. Poco dopo la sua nascita si trasferirono a San Pietroburgo. Sin da giovane Mandel'štam compì diversi viaggi in Italia e Svizzera. Nel 1908 decise di entrare di andare a studiare a Parigi letteratura e filosofia, ma già l'anno seguente si trasferì all'Università di Heidelberg per poi passare, nel 1911, a quella di San Pietroburgo. Nel 1911, in Finlandia, si convertì al Cristianesimo metodista per convinzione spirituale e per opportunità pratica poiché in questo modo avrebbe potuto iscriversi all'università russa il cui accesso era impedito agli ebrei. Questo tuttavia non impedì a Mandel'štam di continuare a sentirsi profondamente legato alla cultura ebraica. Attratto dalla poesia simbolista, si legò di amicizia con Anna Achmatova e aderì alla poetica dell'acmeismo, il movimento letterario fondato dall’amico Nikolaj Stepanovič Gumilëv (fucilato nel 1921 con l'accusa di attività controrivoluzionaria: la sua poesia fu proibita durante il regime sovietico). Nel 1913 uscì la sua prima raccolta di versi La pietra. Dopo la Rivoluzione, nel 1918, lavorò a Mosca per qualche tempo al Commissariato all'Istruzione, ma presto seguì gli itinerari della sua attività poetica: la Russia meridionale, la Georgia, per serate di poesia e pubblicazioni su riviste. Nel 1919, in un club a Kiev, conobbe Nadežda Jakovlevna Khazina, che sarebbe diventata sua moglie e avrebbe in seguito salvato buona parte della sua produzione letteraria. Ritornato a Pietroburgo nel 1920, Mandel'štam pubblicò altre due raccolte di poesie, Tristia e Poesie, prose e saggi critici, ma i suoi già difficili rapporti con l'ambiente circostante si incrinarono ulteriormente. Imbevuto di cultura classica, mito e spiritualità, si scontrò con una società sempre più irregimentata dal conformismo ideologico e in cui gli spazi di creatività andavano progressivamente restringendosi. Il primo arresto di Mandel’štam avvenne tra la notte del 13 e 14 maggio 1934 ad opera degli agenti della polizia segreta politica, che requisirono gran parte delle sue carte e soprattutto il famoso Epigramma a Stalin (scritto nel novembre 1933), condannato dagli inquirenti come “un documento controrivoluzionario senza precedenti”. Da quel momento iniziò un periodo di estrema povertà per la coppia e di problemi di salute, soprattutto per Mandel'štam che tentò il suicidio nell'ospedale di Čerdyn. Anche dopo il trasferimento forzato a Voronež (nel 1935) la situazione di precarietà economica non cambiò. Nel maggio 1937, scaduto il periodo di confino, la coppia tornò a Mosca dove incontrarono ostacoli con le pratiche per ottenere il permesso che era obbligatorio per risiedere in una città sovietica. Decisero di rimanere comunque nella capitale, ma furono costretti a iniziare nuovamente le peregrinazioni per Savelovo, Leningrado, per poi tornare di nascosto a Mosca e infine a Samaticha, dove, la notte del 2 maggio 1938, il poeta venne arrestato. Da quel momento in poi, le uniche notizie certe lo segnalano prigioniero a Vtoraja Rečka: la data precisa della morte e il luogo della sua sepoltura sono tuttora ignote.
Libri:
- La quarta prosa. Sulla poesia. Discorso su Dante. Viaggio in Armenia, trad. di Maria Olsoufieva, presentazione di Angelo Maria Ripellino, De Donato, Bari 1967
- Viaggio in Armenia, a cura di Serena Vitale, Adelphi, Milano 1988, 1996, 2002;
- Cinquanta poesie, a cura di Remo Faccani, Einaudi, Torino, 1998
- Sulla poesia, trad. di Maria Olsoufieva, con due scritti di Angelo Maria Ripellino, nota di Fausto Malcovati, Bompiani, Milano, 2003
- Ottanta poesie, a cura di Remo Faccani, Einaudi, Torino 2009
- Il rumore del tempo e altri scritti, a cura di Daniela Rizzi, Adelphi, Milano 2012
- La pietra, a cura di Gianfranco Lauretano, Il Saggiatore, Milano 2014, 2018
- Quaderni di Voronež: primo quaderno, a cura di Maurizia Calusio, Giometti & Antonello, Macerata, 2017
- Quasi leggera morte. Ottave, a cura di Serena Vitale, Adelphi, Milano 2017
- L'opera in versi, a cura di Gario Zappi, Giometti & Antonello, Macerata: 2018
- Epistolario. Lettere a Nadja e agli altri (1907-1938), a cura di Maria Gatti Racah, Giometti & Antonello, Macerata 2020.
Nel Box approfondimenti un saggio di Alberto Frisia su Osip e Nadezhda Mandel’štam.
Giardini che onorano Osip emil'evic Mandel'štam
Trovi un albero nel Giardino Virtuale Storie Gariwo.