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Il bavaglio sui blogger

dalla Siria alla Russia

La censura in Siria

Internet fa paura ai dittatori
. In Siria è stata bloccata l'importazione degli Iphone  per scoraggiare la condivisione di immagini e di informazioni attraverso Facebook e Twitter. Mentre tentava di attraversare la frontiera con la Giordania è stata arrestata  la blogger Razan Ghazawi.
La donna è uno dei pochissimi autori che ha il coraggio di firmare i post utilizzando il suo nome, dando voce al dissenso contro Assad. È stata fermata mentre era in viaggio per partecipare a un workshop dedicato a coloro che difendono la libertà di stampa nel mondo arabo, come rappresentante dell'associazione Syrian Center for Media and Freedom of expression che ora lancia un appello per la sua liberazione chiedendo che "il governo interrompa le violenze contro giornalisti, blogger e cittadini". 
Poco prima del fermo aveva dichiarato: "Se dovesse succedermi qualcosa ricordate che il regime non teme imprigionieri ma piuttosto quelli tra voi che non li dimenticano".

A Mosca in manette Alexei Navalny

Alexei è un avvocato e usa il suo blog per condurre una battaglia contro la corruzione. Ha 34 anni e ha scoperto movimenti di danaro illegali che riguardavano le principali compagnie petrolifere russe, banche, e ministeri governativi, un'attività che definisce "pungolare con una bacchetta acuminata". Ha creato anche un altro sito, Rospil.info, dedicato a smascherare la corruzione degli uffici pubblici, dove invitava i lettori a controllare i documenti pubblici alla ricerca di illeciti e a pubblicare i risultati delle ricerche.

Alexei Navaly è stato arrestato nel corso di una manifestazione contro le elezioni presidenziali a Mosca, assieme all'attivista Ilya Yashin, direttore del movimento di opposizione Solidarnosh.

Egitto: ancora in carcere  Alaa Abd El-Fattah

L'Alta corte di sicurezza egiziana ha respinto la richiesta per il rilascio del blogger  Alaa Abd El-Fattah per il suo presunto ruolo negli scontri di Maspero dello scorso 9 ottobre. Con sua moglie ha creato Manalaa.net e Omraneya,  i primi  due aggregatori di contenuti arabi che non impongano restizioni in base agli argomenti dei siti internet. Ha ricevuto diversi riconoscimenti internazionali per il suo lavoro e la Commissione Onu per i diritti umani ha lanciato un appello perché torni in libertà.
Sua moglie sta per dare alla luce il loro primo figlio.

6 dicembre 2011

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