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Impact Journalism Day

Le piccole buone notizie che possono cambiare il mondo.

È insito nella natura umana interessarsi delle "cose negative", perché se come specie non ci siamo ancora estinti (nonostante i ripetuti rischi), lo dobbiamo anche a questa "attrazione" per ciò che intorno a noi non va e alla tendenza a prendere i dovuti provvedimenti. 

I nostri antenati avevano bisogno di capire subito se quel fruscio nel bosco proveniva da un simpatico, e magari pure appetibile, capriolo, o da un già meno amichevole e assai irascibile orso. Oggi, in un mondo dove fortunatamente la nostra vita non è esposta ad alcun pericolo immediato, questo istinto trova "soddisfazione" nel flusso continuo di catastrofi e tragedie propinatoci dai media che, in qualche modo, mantiene nell'immaginario collettivo quella sensazione di vivere in un ambiente pericoloso che ci ha accompagnato nel nostro percorso evolutivo. Il rischio che corriamo è di alimentare inconsapevolmente un'atmosfera di negatività e pessimismo che, nel lungo termine, incide sulla nostra psiche corroborando la convinzione che nonostante gli sforzi il mondo sia senza speranza e che dunque sia inutile sperare in un futuro migliore. È superfluo sottolineare che questo può produrre una - questa sì pericolosa - rassegnazione nei confronti del male.

Degna di lode, dunque, è l'iniziativa dell'Impact Journalism Day, fondata da Christian de Boisredon, che riunisce 50 tra le più importanti testate globali impegnate a far conoscere piccole grandi storie in grado di cambiare, se non proprio il mondo intero, almeno la vita delle persone. Si tratta di storie di chi ha fatto qualcosa di concreto per affrontare un problema sociale, che valgono la pena di essere lette e diffuse non solo per equilibrare la nostra ottica sul mondo, ma, come scrive il settimanale ceco Respekt, "per contribuire a condividere soluzioni già esistenti". Dietro il progetto c'è Sparknews, che da cinque anni invita quotidiani e riviste a partecipare all'Impact Journalism Day, sfruttando la forza di una massa critica in grado di raggruppare un'audience complessiva di 120 milioni di persone in tutto il mondo.

Anche al di là dell'Impact Journalism Day, alcuni media, consci della forza di queste storie, hanno iniziato a parlarne più spesso nelle proprie trasmissioni, cominciando spontaneamente a dare maggiore risalto alle notizie "positive". La forza dell'iniziativa è cresciuta al punto da attirare, nella sua quinta edizione, anche organizzazioni come l'ONU e il progetto One Young World, che mette insieme 1500 giovani coinvolti in soluzioni innovative. 

Ma proviamo a vedere, nello specifico, alcune delle buone notizie diffuse quest'anno:

L'agenzia digitale slovena 4WEB ha sviluppato il dispositivo Feelif composto da un tablet dotato di una griglia in rilievo in grado, tramite vibrazioni, suoni e voci, di trasmettere le immagini ai non vedenti potenziando notevolmente le loro possibilità di comunicare con il mondo. 

Jessi Baker ha sviluppato la piattaforma Provenance il cui obiettivo è la tracciabilità globale dell'origine e delle proprietà della merce al fine di verificarne l'eventuale compatibilità con i principi etici e di sostenibilità, il rispetto delle condizioni di lavoro e la qualità, mediante etichette o smart tag collegabili a pagine web o applicazioni dove visualizzare le informazioni. 

Nel frattempo, l'obbediente e, pare, particolarmente intelligente ratto africano cricetomys gambianus, è stato addestrato a cercare le mine alle quali è immune dato il suo peso di 1 Kg. Merry, questo il nome del piccolo eroe, fa parte del team HeroRATs di ratti addestrati e utilizzati dalla onlus belga APOPO che da oltre 10 anni cerca con successo le mine in Mozambico, Angola, Tanzania, Zimbabwe e Cambogia dove, a seguito della guerra del Vietnam, sono rimaste sul territorio milioni di tonnellate di mine inesplose. Il ratto, legato a un guinzaglio, è capace di perlustrare in mezz'ora un appezzamento di terra grande quanto un campo da tennis. Non appena annusa l'odore del TNT, il ratto si ferma, questo è il segnale. Pare che non si perdano una sola mina. 

Prossima destinazione: Colombia. La start-up Kutumbita ha invece sviluppato un'applicazione grazie alla quale gli operai - soprattutto in Paesi caratterizzati da un diritto del lavoro debole come il Bangladesh - possono presentare reclami, controllare i dettagli della propria busta paga, chiedere ferie, organizzare un proprio piano formativo e contattare gli esperti in materia giuslavoristica per difendere i propri diritti di lavoratori. 

In Danimarca, il tredicenne Yusuf Warsame, costretto a casa da una grave malattia, può seguire a distanza le lezioni insieme ai suoi compagni e partecipare alle altre attività scolastiche grazie a un piccolo robot, chiamato Beam, sviluppato dall'esperto Morten Jacobsen. Inoltre, la trentatreenne tatuatrice Jevgenija Zacharova trasforma, nel suo piccolo studio nel seminterrato della città russa di Ufa, le cicatrici delle vittime di violenza domestica in piccole opere d'arte. In questo modo aiuta le donne a ritrovare la dignità del proprio corpo e ricominciare a vivere. Zacharova si è ispirata al libro A Pele da Flor dell'artista brasiliana Flavia Carvalho, che copre le ferite della violenza con tatuaggi di fiori.

Oggi, con le possibilità di comunicazione praticamente illimitate di cui disponiamo, tutti noi, anche se non lavoriamo nei media, possiamo dare il nostro contributo. Ad esempio, dedicando più spazio nei nostri profili social a notizie di questo tipo e diffondendo una cultura di speranza e ottimismo fondata su piccole soluzioni e innovazioni che, nel tempo, posso aiutare a risolvere grandi problemi.

A questo link sono disponibili maggiori informazioni sulle oltre 60 soluzioni 

Andreas Pieralli, giornalista e traduttore

10 luglio 2017

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