Sulle pagine de La Stampa Franchetti afferma: "Dal 2000, poco dopo l’ascesa al potere dell’attuale primo ministro russo Vladimir Putin, nel Paese ci sono stati 19 omicidi irrisolti di giornalisti, oltre a decine di brutali pestaggi. Solo quest’anno sono già stati ammazzati otto giornalisti. In quest’ultima settimana altri due sono stati ferocemente aggrediti. Le due vittime più famose di questa tragica caccia ai miei colleghi sono Anna Politkovskaya e Paul Klebnikov. La prima era una tra le più stimate giornaliste investigative russe, che aveva scritto molto sui crimini e sulle violazioni dei diritti umani in Cecenia. Fu uccisa quattro anni fa, il 7 ottobre, giorno del compleanno di Putin. Il secondo, il direttore americano dell’edizione russa della rivista economica Forbes, fu ucciso due anni prima.
Il Cremlino ha più volte promesso di consegnare gli assassini alla giustizia, ma nonostante due processi di alto profilo entrambi gli omicidi restano irrisolti. Conoscevo la Politkovskaya e incontrai Klebnikov per la prima volta a una lunga cena a Mosca appena cinque giorni prima che fosse ucciso. Non sta a me suggerire quello che potrebbero pensare, ma l’istinto mi dice che non sarebbero sorpresi di sentire che i loro assassini sono ancora liberi. Non c’è prova che il Cremlino abbia avuto un ruolo in uno qualsiasi di queste aggressioni o omicidi. Ma la leadership russa, non riuscendo mai a risolvere questi crimini, è responsabile per la cultura di impunità che ha creato.
Ogni delitto, ogni aggressione viene fortemente condannata. Vengono fatte promesse, aperte inchieste e persino vengono celebrati processi. Ma le condanne sono rarissime".