Nato a Ljubuški nel 1949, Galić era un fotografo, un appassionato radioamatore, scriveva poesie e suonava la chitarra.
Dall'agosto 1993, di fronte alla persecuzione contro membri di altri gruppi etno-nazionali a Ljubuški, ha protestato fermamente, esprimendosi con le seguenti parole: "Gente, questa è una follia, questo è un crimine, non potete farlo!”
Avendo appreso che per i suoi concittadini l'unica via d'uscita dal campo dell’Eliodromo era una chiamata dall’estero - che la maggior parte di loro non era in grado di ottenere -, iniziò a fare false chiamate per liberarli dalla prigionia, salvando così almeno 1.000 persone dal campo. Molti di loro sarebbero morti senza il suo intervento. Galić, inoltre, aiutò la maggior parte dei prigionieri rilasciati a ottenere i documenti necessari a lasciare il territorio della Bosnia-Erzegovina entro 48 ore.
Quando gli ultimi perseguitati lasciarono Ljubuški, Galić decise di partire con la moglie e i tre figli e di trasferirsi all’estero. Su questo punto si espresse molto duramente: “Se fossi rimasto - dichiarò - non avrei potuto alzare la testa per la vergogna. Non voglio restare con i fascisti che desiderano una nazione ‘purificata’. Lasciateli restare, lasciateli vivere da soli, ‘purificati’”.
Giunto a Praga con la famiglia, ha rifiutato di richiedere aiuti umanitari come rifugiato, dicendo: "Non sono un rifugiato, sono partito volontariamente, nessuno mi ha costretto ad andarmene".
Subito dopo la firma degli accordi di Washington (del 1994, ndr), Galić decise di tornare a Ljubuški con la sua famiglia.
Fino all'ultimo giorno della sua vita è rimasto coerente con se stesso e con i suoi principi morali, esprimendo il desiderio di essere sepolto nel cimitero di Sutina a Mostar, dove poter riposare tra i suoi vicini; nemmeno da morto voleva trovarsi nello stesso luogo di chi aveva espulso i suoi concittadini.
Nel 2012 a Galić è stato assegnato il Duško Kondor Civil Courage Award.
La biografia è tratta dall’archivio del Premio Dusko Kondor per il Coraggio Civile. Ringraziamo Svetlana Broz per il materiale fornito alla redazione.