Resistenza al fondamentalismo
Dopo Parigi, la risposta di Milano contro il terrorismo
Pisapia: "Mercoledì ricordiamo Khaled al-Asaad, un appello a tutti i milanesi per una risposta unitaria e civica a violenza e terrorismo"
Khaled al-Asaad, un sacrificio contro la barbarie
Editoriale di Janiki Cingoli, Direttore CIPMO
Il CIPMO aderisce con grande convinzione alla giornata indetta da GARIWO per il 18 novembre, in memoria di Khaled al-Asaad, il Custode di Palmira trucidato tre mesi fa dall’ISIS in Siria, e divenuto un simbolo della
…Khaled Asaad e i gesti che cambiano la nostra vita
Editoriale di Gabriele Nissim, presidente di Gariwo
Ci sono gesti di uomini coraggiosi che lasciano il segno nella nostra immaginazione e ci fanno vedere il mondo da un nuovo punto di vista, come suggerisce Pierre Hadot, il grande studioso francese della filosofia antica.
Sono infatti
Al-Asaad e l'identità di un popolo
Milano ha deciso di onorare la memoria di Khaled al-Asaad, il custode di Palmira ucciso dall’Isis. Ne abbiamo parlato con la Prof.ssa Serena Maria Cecchini, direttore della missione archeologica italo-siriana a Arslan Tash e vice-direttore della missione archeologica italiana a Tell Afis.
Assassini di blogger in Bangladesh
Già tre attivisti sul Web sono stati uccisi a colpi di machete e altri feriti nel Paese asiatico, che, pur formalmente laico, fatica a tenere testa ai gruppi fondamentalisti, nel cui mirino vi sono almeno 84 critici dell'Islam.
Hamadi ben Abdelssalam, "angelo custode" di Tunisi
Nelle ore successive all’attacco al Parlamento e al Museo del Bardo di Tunisi si sono moltiplicati i racconti dei sopravvissuti e dei tanti testimoni, per la maggior parte turisti stranieri. È emersa così la storia di Hamadi ben Abdelssalam, guida turistica del gruppo di italiani in visita nella capitale tunisina.
Resistenza al fondamentalismo
i musulmani moderati di fronte all'estremismo jihadista
Come dice Valentina Colombo, docente di Geopolitica del mondo islamico
all'Università Europea di Roma e curatrice della raccolta di
saggi di Tarek Heggy Le prigioni della mente araba:
"passare dal livello dell’islam a quello dei musulmani, delle persone comuni, è indispensabile per potere cogliere una realtà dove l’interpretazione estremista e letterale del testo coranico convive con la fede vissuta in modo intimo e personale. Ed è proprio passando dal livello dell’islam a quello dei musulmani che troviamo i “giusti”. [...] è necessario rintracciare e mettere in evidenza quei musulmani che lottano, mettendo anche a repentaglio la propria vita, in nome della libertà di tutti gli esseri umani senza se e senza ma. [...] “Giusto” nel mondo islamico è chi crede nella libertà di religione e di espressione, chi non è deviato da ideologie che privano l’uomo dell’obiettività nel giudicare l’Altro. “Giusto” può essere un intellettuale, un politico, ma anche una persona semplice la cui sensibilità, la cui umanità prevalgono sull’ideologia dominante. Nel mondo islamico contemporaneo difendere un cristiano o un ebreo, scrivere una poesia sull’Olocausto, recarsi in Israele, reclamare pari diritti tra uomini e donne è sempre più rischioso. Purtroppo il silenzio a livello nazionale e internazionale non aiuta i “giusti” nel mondo islamico, non li protegge.Raccontare le storie, avviare un elenco di “giusti” provenienti da questo contesto è di fondamentale importanza per aiutare queste voci e per fare sì che queste voci e queste persone possano essere d’esempio ad altre, dare coraggio ad altre, affinché la schiera dei “giusti” si allarghi e combatta insieme a noi la battaglia in nome dei diritti umani universali a prescindere dall’appartenenza etnica o religiosa".