Gariwo
https://it.gariwo.net/giusti/resistenza-al-fondamentalismo/faisal-saeed-al-mutar-26430.html
Gariwo

Faisal Saeed Al Mutar (1991)

fondatore di Ideas Beyond Borders, dedica la sua vita al dialogo dopo la morte del fratello in un attentato

Figlio di una famiglia musulmana non integralista, Faisal Saeed Al Mutar nasce un mese dopo la fine della Prima Guerra del Golfo a Hillah, una grande città di oltre 500 mila abitanti sulle rive del fiume Eufrate, 100 chilometri a sud di Baghdad.

Da adolescente insieme alla famiglia si sposta nella capitale. Non è ancora sedicenne quando avviene un episodio che gli cambierà la vita per sempre. Suo fratello Samir rimane vittima di un attentato suicida di Al Qaeda a Baghdad. Lo stesso capiterà a un suo cugino e a uno dei suoi amici più stretti. «Quel giorno è stato il primo in cui ho visto mio padre piangere. Non dimenticherò mai le notti insonni che sono seguite, ascoltando i singhiozzi di mia madre mentre cercavo di studiare per gli esami finali della scuola superiore. Ho capito allora che dovevo finire la scuola per poter costruire un futuro lontano dal pericolo». Queste morti, che lo fanno scontrare con una visione radicalizzata dell’Islam, in contrasto con la sua educazione familiare, saranno il primo motore a spingerlo verso la difesa dei diritti umani. Di più: tutta la sua vita, da quel momento sarà incentrata sulla promozione della libertà di pensiero, della tolleranza anche religiosa, della conoscenza e del sapere come mezzi per contrastare l’estremismo e promuovere il cambiamento positivo in tutto il Medio Oriente. Fino alla fondazione dell’organizzazione no profit Ideas Beyond Borders, Idee oltre i confini, che si occupa di diffondere i valori della libertà e della tolleranza in tutto il mondo islamico e di promuovere la democrazia in punta di penna e di web. Con il progetto House of Wisdom, la casa della saggezza, il team internazionale dei 220 traduttori sparsi in Medio Oriente produce ogni anno migliaia di contenuti fra video, articoli e libri sui diritti civili, le dittature, la scienza, Charles Darwin, i diritti delle donne, l'evoluzione e persino l'illuminismo. Un team di donne, giovani, cristiani, musulmani, atei e agnostici, appartenenti alla comunità LGBTQ+ che rappresentano le leve del cambiamento perché vivono in zone di guerra, sfidano le teocrazie e vengono spesso minacciati di morte.

«Il corpo di mio fratello non è mai stato ritrovato. Quando lui è scomparso ero già diventato insensibile alla morte. La guerra civile andava avanti da un anno, ero abituato a vedere cadaveri per strada. L'omicidio di mio fratello mi ha spinto a combattere contro al-Qaeda a West Baghdad, per quanto possibile per un quindicenne. I sunniti, in stretta collaborazione con le forze statunitensi, avevano organizzato un piccolo esercito chiamato Awakening Forces e un amico mi aveva reclutato. Mi hanno dato un cellulare, che ho usato per inviare le coordinate delle forze di al-Qaeda ai nostri comandanti. Facevo parte di un'operazione più grande per scacciare al-Qaeda dalla città. Abbiamo avuto successo.
Ma questo mi ha fatto diventare un collaboratore agli occhi di al-Qaeda e adesso c'era un bersaglio sulla mia schiena. Due anni dopo, nel 2009, quando gli Stati Uniti hanno iniziato a ritirarsi dall'Iraq, al-Qaeda ha cominciato a colpirci uno per uno. Il giorno in cui ho ricevuto una lettera contenente un proiettile, ho capito che dovevo fuggire».

Ma al-Qaeda arriva prima. Nel 2013 nella zona di Falluja, mentre si sta recando a una conferenza sulla libertà di espressione, Faisal Saeed Al Mutar viene sequestrato dagli integralisti. Per sei giorni viene trattenuto, picchiato e torturato. Solo grazie all’intervento di alcune tribù locali e di altre organizzazioni di attivisti, riesce a riconquistare la libertà. Il rapimento rafforza i suoi ideali, sulla necessità di combattere ogni estremismo, ma allo stesso tempo gli fa capire che è impossibile continuare la sua attività nel paese. Dall’Iraq Faisal Saeed Al Mutari si sposta prima in Libano e poi in Malesia, dove chiede ed ottiene - grazie anche alla sua attività di partigiano, da adolescente - lo status di rifugiato politico. A New York, dove vive tutt’ora, mentre buona parte della sua famiglia è sparsa un po’ in tutti gli Stati Uniti, nel 2014 dà vita all’organizzazione no profit Ideas Beyond Borders.

Ideas Beyond Borders si dedica a promuovere la libertà di pensiero e la conoscenza attraverso la traduzione e la diffusione di libri e testi di autori internazionali in lingua araba e in altre lingue. L'organizzazione lavora per connettere le persone con idee e prospettive diverse, che spesso non sono facilmente accessibili in paesi dove la libertà di espressione è limitata. IBB collabora con una rete globale di traduttori e volontari per tradurre libri e testi di autori internazionali in lingua araba e in altre lingue, e per diffondere queste opere attraverso le piattaforme online e offline. L'organizzazione seleziona libri e testi in base alla loro rilevanza culturale e sociale e alla loro capacità di promuovere il dialogo e la comprensione interculturale. Inoltre, IBB organizza eventi e conferenze in cui gli autori e i traduttori partecipanti possono incontrare il pubblico e discutere le loro opere. L'organizzazione mette a disposizione dei libri gratuiti in biblioteche, scuole e altri luoghi pubblici in tutto il mondo, al fine di garantire che le opere tradotte siano facilmente accessibili a tutti.
Un lavoro enorme, sostenuto da centinaia di volontari, che hanno tradotto i libri in arabo, inglese, francese, spagnolo, tedesco, italiano, portoghese, cinese, giapponese, coreano, per permettere la diffusione dei libri in vari paesi. Tra quelli più impegnati dall’opera di diffusione dei libri ci sono Iraq, Siria, Giordania, Libano ed Egitto.

Faisal Saeed Al Mutar, è autore anche della newsletter The International Corrispondent, dove analizza la situazione in Medio Oriente: «Centinaia di migliaia di iracheni sono stati uccisi dall'invasione americana del 2003. Ancora di più sono morti in seguito alla guerra civile e alla nascita di organizzazioni terroristiche come l'ISIS. Ma mentre il mondo si concentra sulla situazione attuale in Afghanistan, è importante non dimenticare il disastro che gli Stati Uniti hanno causato in Iraq. In particolare, la situazione delle minoranze religiose in Iraq rimane difficile. Le minoranze come i cristiani, gli yazidi e i mandei sono state perseguitate e massacrate da gruppi terroristici come l'ISIS. Anche se l'ISIS è stato sconfitto, queste minoranze continuano a vivere in condizioni precarie, con molte persone costrette a vivere in campi profughi. Inoltre, la libertà di espressione e di pensiero in Iraq rimane sotto attacco. Gli attivisti per i diritti umani e i giornalisti sono stati perseguitati e uccisi per il loro lavoro. Le proteste pacifiche sono state represse con violenza dalla polizia e dalle forze di sicurezza. Come attivista iracheno, mi preoccupa profondamente la situazione nel mio paese. Ma la comunità internazionale può fare la differenza. Dobbiamo continuare a sostenere le minoranze religiose in Iraq, affinché possano vivere in pace e sicurezza. Dobbiamo anche sostenere i giornalisti e gli attivisti per i diritti umani che lottano per la libertà di espressione e di pensiero. Continuerò a parlare a nome del mio paese e delle persone che sono state colpite dalla guerra e dalle violazioni dei diritti umani. Ma abbiamo bisogno del sostegno della comunità internazionale per apportare un cambiamento duraturo e migliorare la situazione in Iraq».

Una delle ultime iniziative di Ideas Behiond Border di cui Faisal Saeed Al Mutar si sente più orgoglioso, è stata organizzata a Baghdad, la città dove è cresciuto e da cui è scappato nel 2013. Ma il clima in Iraq è tutt’altro che pacifico, dopo la partenza degli americani. E Faisal Saeed Al Mutar, sente su di sé il peso che le sue parole possono avere verso chi ancora abita in Medio Oriente: «Mentre parlavamo al telefono, potevo sentire il suono di colpi di arma da fuoco. Ogni conversazione mi ha fatto tornare alla memoria i vecchi tempi durante la guerra civile che ho vissuto. La guerra civile da cui sono sopravvissuto, anche se mio fratello e mio cugino non hanno avuto la stessa fortuna. Sono riuscito a mantenere la calma mentre attraversavo un turbinio di emozioni in ogni chiamata quella notte. Ogni conversazione mi ha ricordato che non solo la mia libertà di parola è limitata qui negli Stati Uniti, ma devo anche rispettare e osservare le regole di censura della mia città natale. Ogni parola che dico potrebbe potenzialmente influenzare il modo di vivere delle persone che vivono lì attualmente. Non augurerei questa situazione al mio peggior nemico. È un sentimento di impotenza, dover tenere a bada la propria lingua. Specialmente quando i rischi sono così alti. Mi sono trovato in una situazione simile pochi giorni dopo le pugnalate a Salman Rushdie. Sono stato costretto a smettere di parlare pubblicamente dell'attacco, anche se ho ricevuto molte richieste di parlarne. Avevo così tanti pensieri che volevo condividere, ma farlo avrebbe potuto mettere in pericolo molte persone a cui tengo, così ho tenuto la mia lingua a freno. Mentre sono molto orgoglioso dei nostri successi sul campo, fondare e dirigere Ideas Beyond Borders ha un prezzo. Devo essere cauto nel decidere quando, dove e come parlare degli eventi attuali. Mi censuro costantemente nella speranza che l'esercizio di autocontrollo protegga il lavoro imperativo che stiamo facendo sul campo in tutto il Medio Oriente. È un sacrificio che devo fare. Meno i media arabi si concentrano su di noi, più siamo in grado di essere efficaci. Più i miei cari e il mio staff rimangono al sicuro».

Per il suo lavoro, Faisal Saeed Al Mutar ha ricevuto il President's Volunteer Service Award dal presidente degli Stati Uniti Barak Obama ed è attualmente membro del consiglio di leadership del World Liberty Congress.

Fabio Poletti, giornalista, NuoveRadici.world

Non perderti le storie dei Giusti e della memoria del Bene

Una volta al mese riceverai una selezione a cura della redazione di Gariwo degli articoli ed iniziative più interessanti. Per iscriverti compila i campi sottostanti e clicca su iscrizione.




Grazie per aver dato la tua adesione!

L’enciclopedia dei Giusti - Resistenza al fondamentalismo

ciò che spinge alcuni uomini a sacrificarsi e a rischiare la vita opponendosi a chi semina terrore e uccide senza pietà è l’amore per la pluralità umana, il rifiuto di una concezione del mondo che divide gli uomini per la loro religione, cultura e nazionalità.

Filtra per:

Ci spiace, nessun Giusto corrisponde ai filtri che hai scelto.