Un problema logistico, ecco cos’ha determinato la morte di Lukasz Urban. Partito venerdì dalla periferia di Milano a bordo del suo camion carico di laminati, arriva a Berlino lunedì intorno alle 7 del mattino. A quel punto gli viene comunicato che dovrà aspettare 24 ore prima di poter scaricare e si spazientisce: voleva essere a casa entro giovedì per fare i regali di Natale. Si ferma quindi nella capitale tedesca e decide di mangiarsi un kebab. Verso le 3 del pomeriggio chiama la moglie senza risultato, lei lo richiama un’ora dopo ma questa volta è Lukasz a non rispondere. Probabilmente in questo lasso di tempo Lukasz è già stato sequestrato e il suo camion sarà presto usato come arma per commettere la stage.
Quello che avviene in seguito viene ricostruito dalle informazioni rilasciate GPS. “Il camion è stato acceso, spento, spostato in avanti, poi indietro, come se qualcuno stesse imparando a guidare. Sapevo ci fosse qualcosa di sbagliato” spiega Ariel Zurawski, cugino e proprietario della compagnia per la quale lavorava Lukasz. Informazioni agghiaccianti, che testimoniano da una parte la scarsa preparazione e l’improvvisazione, ma dall’altra la determinazione omicida. Il veicolo è poi definitivamente ripartito alle 7:40 verso la sua destinazione finale: il mercato di natale di Breitscheidplatz.
Solo grazie all’autopsia e ai segni lasciati sul cadavere di Lukasz Urban si riesce ad intravedere l’orrore che si è svolto nella cabina del camion. Il viso è gonfio, il corpo tumefatto ed insanguinato, presenta numerose ferite da taglio e tre colpi di arma da fuoco. Il conducente nei suoi ultimi attimi di vita si sarebbe opposto in maniera violenta e determinata al suo assalitore, avrebbe tentato di usare il suo fisico massiccio, 120 chili per un un metro e ottantatré, per deviare la corsa del camion. Infatti sarebbe proprio grazie a quest’ultimo atto eroico che il veicolo pesante non è riuscito a completare la propria corsa. Le coltellate e le pallottole, però, alla fine hanno avuto la meglio.
Lukasz Urban è morto all’età di 37 anni, lasciando una moglie ed un figlio di 17 anni. È l’esempio di un Giusto, un Giusto per caso. Lukasz è morto soffrendo e consapevole di cosa stesse accadendo, ma lottando fino all’ultimo respiro per tentare di salvare degli estranei e non fargli condividere la propria sorte. È diventato un esempio, probabilmente senza volerlo,e ci ricorda che siamo tutti chiamati a lottare contro il terrore, dalle azioni più semplici e banali a quelle più eroiche. Per tutte queste ragioni chiediamo che Lukasz venga ricordato con un albero nel Giardino dei Giusti di Varsavia.