Sul Corriere della Sera Umberto Ambrosoli scrive: "Il declino e la mediocrità del sistema culturale italiano sono stati oggetto di recenti riflessioni su queste pagine, e si è affermata l'urgenza straordinaria di un 'riscatto culturale, scientifico e storico dell' Italia, pena una decadenza senza fine di fronte ad un globo che, al contrario, avanza'.
Ciascuno di noi ha modo di interpretare questo riscatto ed è necessario comprendere come esso debba coinvolgere l'integralità della nostra persona. La mediocrità (nelle aspirazioni culturali, nel lavoro, nella realtà sociale, in quella affettiva, eccetera) si sostanzia nella scelta della soluzione piu facile e tranquillizzante: la mediocrità, infatti, assume la forma di un modello omologato al quale aderisce una massa indistinta e indistinguibile, ove è possibile confondersi. Meglio: nella quale non vivere la propria individualità ed identità. Così pure accade nella sfera della responsabilità: nulla è più facile che adeguarsi a un modello che la sfugga riducendone l' esercizio a mera apparenza. Responsabilità, senza dir nulla di nuovo, significa risposta: anche alle proprie potenzialità. Per viverla dobbiamo muovere dalla consapevolezza delle caratteristiche peculiari di ciascuno di noi, quelle che formano la nostra identità e unicità. Al contrario, nell'irresponsabilità, si ignora la propria identità, si sfugge e ci si distrae da essa. Il confronto con la nostra identità, fatta anche di limiti, è un viaggio unico e individuale, affascinante e faticoso, vero soltanto se capace di svolgersi libero da quei modelli che sembrano proposti proprio come via di fuga. Esso concretizza la responsabilità verso noi stessi proiettandoci nella consapevolezza degli altri e del sociale.
In ogni momento decidiamo se vivere la responsabilità o meno: così il giornalista che decide di rappresentare non una notizia, ma una verità, il commerciante che propone un prodotto reale e non il vacuo luccicante, l' avvocato che persegue l' interesse del singolo in armonia con l' ordinamento e non nella sua deformazione, il cittadino che rispetta i diritti di tutti e non elude le tasse, o l' uomo pubblico che ha come prospettiva esclusiva e sostanziale il bene comune e non il proprio interesse. L'esercizio della responsabilità, poi, non è un dono gratuito e permanente; esso è, al contrario, la premessa che ci impone l'approfondimento costante di ogni percorso: non implica conoscenza, ma è l'atteggiamento necessario per conoscere le cose. Così, se una persona si è dimostrata responsabile in un ambito, non per questo deve ritenersi o essere ritenuta consapevole di ogni ambito.
Confondere i piani è deformante. Da un lato, quindi, chi rinuncia ad interpretare appieno le proprie capacità esprime mediocrità. Dall' altro, chi ambisce semplicemente a ricoprire una responsabilità per servire sé (il proprio interesse, l'affermazione personale, il clan, eccetera) o nella coscienza di non avere o non avere ancora acquisito gli strumenti per svolgerla nel suo profondo significato, altro non fa che tradirla. Entrambi spingono ogni giorno la società verso una decadenza senza fine. È possibile non farlo.
Riflessione sulla responsabilità
firmata da Umberto Ambrosoli
31 gennaio 2011
Approfondimenti sul web
Resistenza alla mafia
ribellione morale della società civile e ruolo delle istituzioni
Possiamo definire mafia un potere alternativo allo
Stato per il controllo - delinquenziale - sul
territorio. La mafia occupa il vuoto lasciato dallo Stato, e glielo
contende - anche con le stragi - quando le istituzioni tentano di colmarlo. Un approccio innovativo nell'analisi del fenomeno mafioso, utile nel determinare le condizioni per contrastarlo, parte dalla comparazione tra dominio delle cosche e Stato totalitario, nelle
forme e nei risultati del controllo sulla società, che risulta assoluto in entrambi i casi, in particolare nel diffondere il terrore, nel creare le élites criminali, nel colpire i "dissenzienti", nell'isolare le persone, nel rompere i legami di sangue, nel perpetrare la rassegnazione e la sottomissione, nel negazionismo.
Come per fermare un genocidio o incrinare la forza di un
regime totalitario occorre un intervento forte, sia per via statale che con la società civile, così per disinnescare la potenza della mafia
occorre la sinergia tra lo
Stato democratico e i cittadini, con la creazione di un polo di
attrazione alternativo, che solo l’iniziativa dei singoli può esercitare. Occorre la
differenza contagiosa dell’esempio edificante, il coraggio civile dei Giusti che scuota le coscienze, come è avvenuto negli anni ’80 e ‘90 con i giudici Falcone e Borsellino ...
I Giusti sono la spina nel fianco del potere mafioso: raccontare le loro
storie ... è un potente mezzo di lotta alle cosche, perchè mostra alle nuove generazioni una via d'uscita ... Per questo diventa importante l’idea innovativa dei Giardini dei Giusti contro la mafia: giardini per i giovani, ma anche per
scuotere la coscienza degli adulti.