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Antonio Bertone (1905 - 2000)

il Colonnello che salvò un'intera famiglia di ebrei durante la Seconda guerra mondiale

Il Colonnello Antonio Bertone è stato un militare dell’Esercito italiano di stanza a Ogulin, nella ex Jugoslavia, durante la Seconda guerra mondiale. Ai tempi, il Colonnello viveva in una delle stanze della casa della famiglia ebrea dei Goldner, i quali erano soliti affittare ai soldati occupanti alcune camere da letto della propria abitazione.

Nel giugno 1941, gli ebrei Salvatore e Olga Conforty decisero, a causa delle leggi razziali emanate dagli ustascia, di trasferirsi da Zagabria alla più remota Ogulin, a casa dei Goldner, di cui erano parenti.
Da quel momento le storie del valoroso Colonnello Bertone e della famiglia Conforty si incrociarono in maniera indissolubile: impietosito dalla tragica situazione in cui i due coniugi gravavano, il Colonnello Bertone decise di aiutarli ad emigrare verso l’Italia, con lo scopo di farli sfuggire ai rastrellamenti di ebrei perpetrati dagli ustascia. A tal proposito, si segnala come Bertone avesse accompagnato personalmente i coniugi alla stazione di Ogulin nell’agosto 1941, nascondendoli in uno scompartimento di seconda classe con le tendine abbassate e pattugliato da due soldati di grande fiducia, in modo che le truppe nazifasciste locali non potessero perquisirli e deportarli.

In quello stesso periodo, Bertone si distinse inizialmente per aver fornito, mediante il poliziotto Giovanni Palatucci - anch'egli Giusto tra le Nazioni - documenti italiani alla famiglia Goldner, necessari per superare la frontiera italo-jugoslava; in seguito, si prodigò in prima persona affinché venissero preservati la maggior parte dei possedimenti della famiglia Goldner, giunti a quest'ultima proprio grazie agli sforzi profusi dal Colonnello ed infine, andando a costituire a tutti gli effetti una "rete di salvataggio" di ebrei perseguitati dai rastrellamenti perpetrati dagli ustascia, di organizzare il trasporto di Lawoslawo e Wilma Hamburger, i genitori di Olga Goldner, da Ogulin alla più sicura Fiume.

Una volta giunti a Fiume, nella zona di occupazione italiana, i Conforty vissero per diversi mesi nella città istriana, sostenendosi grazie al prezioso aiuto del Colonnello Bertone, il quale si mantenne in stretto contatto con la famiglia, elargendo loro il cibo e il denaro necessari al proprio sostentamento e prodigandosi affinché i Conforty potessero mantenersi in contatto con le autorità locali. La famiglia Conforty dovette lasciare, tuttavia, Fiume nell'estate del 1942, in seguito all’aumento della tensione nella zona.

I Conforty, coadiuvati con grande coraggio da Bertone, cominciarono quindi a girovagare per diverse aree dell’Italia settentrionale per sfuggire alla persecuzione.
La situazione divenne infatti più complessa dopo l’armistizio del settembre 1943, in seguito al quale l’Italia settentrionale era stata occupata dalle truppe naziste e da quelle della Repubblica di Salò, le quali avevano avviato anche su territorio italiano numerosi rastrellamenti nei confronti degli ebrei, ponendo la famiglia Conforty in uno stato di grandissimo pericolo.

Bertone si diede per un periodo alla macchia, rifiutando la chiamata alle armi della Repubblica di Salò; decise solamente in seguito, dopo una seconda comunicazione, di entrare a far parte delle truppe collaborazioniste, nonostante queste ultime avessero numerosi dubbi riguardo ad un suo presunto coinvolgimento - effettivamente avvenuto - nel trasporto di ebrei fuggiaschi dalla Dalmazia all’Italia.

Antonio Bertone e la famiglia Conforty si riunirono in seguito a Bassano del Grappa, dove il Colonnello fornì loro protezione, spostandoli solo nel febbraio 1944 a Valenza Po, dove vissero insieme fino alla Liberazione.

Nel dopoguerra, Bertone è stato accusato di collaborazione con le truppe nazifasciste durante l'occupazione tedesca dell’Italia settentrionale. Proprio in quella fase, Salvatore Conforty decise di testimoniare a favore del Colonnello, raccontando gli enormi rischi da egli assunti per salvare la vita della sua famiglia dal 1941 al 1944 e portando, di conseguenza, alla sua completa assoluzione da tutti i capi di accusa.

Il Colonnello aveva, infatti, dimostrato enorme valore, salvaguardando la vita di un’intera famiglia di ebrei (la quale, oltretutto, era aumentata di numero durante la guerra in seguito alla nascita di Renata nel 1942 e Dina nel 1944) dai rastrellamenti, perpetrati prima in Jugoslavia dagli ustascia e poi nel nord Italia dai nazifascisti.

Bertone, morto nel 2000, è stato insignito in forma postuma del titolo di Giusto tra le Nazioni nel 2005, grazie ai coraggiosi sforzi profusi durante la Seconda guerra mondiale per salvare la vita della famiglia Conforty dalla Shoah.

Giardini che onorano Antonio Bertone

Antonio Bertone è onorato nei Giardini di Maccarese - IISS e Napoli - Giardino dei Giusti militari.

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