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Bartali argomento del tema di maturità

di Salvatore Pennisi

La bella notizia è che il protocollo di intesa fra il MIUR e Gariwo ha dato i suoi primi frutti. C’è sempre da rallegrarsi quando si creano sinergie fra società civile e potere politico a tutto vantaggio della crescita della coscienza civica ed etica delle giovani generazioni, soprattutto in un periodo come il nostro in cui c’è un grande bisogno di rispetto reciproco e di assunzione di responsabilità. Che l’importanza della memoria del bene sia stata recepita dal Ministero è per noi un incoraggiamento a proseguire sulla strada intrapresa e a intensificare i nostri sforzi per rendere sempre più forte la cultura della pace.

In questa ottica è per noi motivo di gratitudine e insieme di speranza vedere inserita fra gli argomenti del tema di maturità la traccia su Bartali e il suo impegno in soccorso degli Ebrei.

Di questa nobile figura la nostra organizzazione si è occupata ripetutamente sia in conferenze e dibattiti sia dando supporto e consulenza a molte scuole sparse sul territorio nazionale che hanno creato Giardini dei Giusti in cui una delle prime figure onorate era proprio quella di Bartali, da Fermo ad Aprilia, da Prato a Ceccano a Massarosa a Cavriglia, e molti altri posti che sarebbe troppo lungo elencare. Ci sarebbe da interrogarsi sul motivo per cui Bartali attragga tanta attenzione da parte di giovani che, dal punto di vista sportivo, lo conoscono a malapena, ammesso che lo conoscano. Probabilmente la risposta ci porterebbe a riflettere in generale sul concetto di Giusto e nel caso specifico su quali siano le doti che fanno di Bartali un personaggio che ispira ammirazione e anche affetto. Vedremmo probabilmente che il primo motivo di empatia è dato dal modo in cui egli sa coniugare senza forzature grandezza e umiltà. Egli è grande sia dal punto di vista sportivo sia dal punto di vista morale. Ma non usa la sua grandezza sportiva a fini puramente narcisistici, bensì mette questa sua grandezza al servizio di una causa che nulla a che fare col suo interesse personale. È in questo modo di agire che i giovani colgono un lato umano dell’eroe sportivo che lo avvicina a loro e lo fa in qualche modo sentire come uno di loro. Si tratta di una disposizione psicologica che sta alla base dell’agire di tutti i Giusti, quella che fa sì che a nessuno di loro venga il dubbio di stare compiendo qualcosa di eccezionale con la loro scelta di non essere indifferenti di fronte al male che vedono davanti a sé. La grandezza, del gesto e dell’individuo, genera ammirazione, la sua umiltà non può che generare apprezzamento.

Come si vede, il rapporto empatico viene inizialmente sollecitato da un elemento emotivo affettivo. Il Giusto è un essere umano come noi, stessi pregi e stessi difetti, ma è allo stesso tempo un essere umano che si dona, che non chiede ricompense, che mette il bisogno degli altri al centro del proprio agire. Questa disponibilità verso gli altri, questo altruismo, genera nei ragazzi un moto di simpatia, come quello che si genera quando assistiamo a un gesto di gentilezza nelIa vita quotidiana. Come, per esempio, la simpatia suscitata dal dissenso del giovane della borgata romana che ha avuto il coraggio di condannare a viso aperto le violenze compiute nei confronti di una famiglia rom su istigazione di un gruppo di estremisti. In questi casi l’ammirazione si coniuga all’apprezzamento. I giovani hanno bisogno di un approccio emotivo affettivo. È poi compito degli insegnanti e più in generale della scuola innescare su questo approccio emotivo affettivo un desiderio di comprensione e conoscenza. A questo livello, si rivela fondamentale l’apporto della conoscenza storica e del contributo che essa può dare alla risposta a domande cruciali su quali siano le circostanze che hanno consentito il dilagare del male, o su quali siano i motivi per cui si incontrano così pochi Giusti nella storia. La ricostruzione del contesto storico dei singoli genocidi sarà anche occasione per comprendere analogie e differenze fra passato e presente, per coglierne gli elementi di continuità e quelli di discontinuità.

Partiti dalla narrazione delle vicende dei Giusti, passati attraverso un’adesione alle loro motivazioni etiche, condotti alla comprensione del contesto storico che permetta loro di spiegare e spiegarsi quanto è accaduto, gli studenti raggiungono un grado di consapevolezza sicuramente maggiore di quella che avrebbero raggiunto affidando loro il compito di studiare un manuale di storia. La centralità della conoscenza storica viene recuperata a partire da un’esigenza autentica di comprensione di una narrazione recepita inizialmente solo a livello emotivo.

È questa adesione personale a quanto si conosce che fa dello studente un cittadino consapevole. C’è la ragionevole speranza che, dopo avere attraversato il processo che ho tentato di descrivere, i giovani abbiano imparato a leggere il presente alla luce del passato e si siano trasformati da semplici fruitori di nozioni in responsabili protagonisti del proprio presente.

Ci piace pensare che nella scelta del Ministero siano in qualche modo recepite le precedenti considerazioni e che la tematica al centro del nostro lavoro venga ulteriormente valorizzata al fine di estendere ad numero sempre crescente di scuole la conoscenza dei Giusti e, soprattutto, dell’esempio che essi possono costituire nella formazione di persone libere nel pensiero e responsabili nelle proprie azioni.

Salvatore Pennisi

Analisi di Salvatore Pennisi, Commissione educazione Gariwo

24 giugno 2019

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