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Casa di riposo evangelica

che ha accolto e salvato la famiglia Bachi

Storia segnalata da Liliana Picciotto

La Casa di riposo dell’Esercito della Salvezza a Luserna S. Giovanni era frequentata da signore inglesi e tedesche di religione evangelica. Durante la Seconda Guerra Mondiale vi trovarono segretamente rifugio oppositori politici, renitenti alla leva ed ebrei. Tra questi, Carla Bachi e la sua famiglia. Carla nasce a Torino nel 1930 da Mario ed Elda Bassani. Il padre gestisce una piccola banca di cambio con la Francia, ma dopo l’emanazione delle leggi antiebraiche deve cedere l’attività e trova lavoro in un emporio. Carla deve rinunciare a frequentare la scuola e rassegnarsi a proseguire gli studi a casa con la madre. Per motivi di lavoro del padre la famiglia si sposta a Torre Pellice, cittadina con una numerosa comunità valdese, che mostra solidarietà verso gli ebrei e ostilità al fascismo in particolare dopo l’Armistizio.

Nel 1943, viste le difficoltà economiche e la situazione sempre più pericolosa per gli ebrei, la famiglia Bachi, su consiglio di un amico, si trasferisce nella Casa di riposo a Luserna S. Giovanni che era anche sede di un comando partigiano. Tra i membri della Resistenza che Carla conosce c’è Emanuele Artom, giovane intellettuale studioso di storia antica e storia ebraica, vicino al movimento antifascista "Giustizia e Libertà" e iscritto al Partito d’Azione, che nel marzo sarà catturato e morirà per le torture.

La famiglia Bachi assume una falsa identità (Barbi il nuovo cognome) e il padre di Carla collabora con i partigiani. Nonostante il gran numero di persone che frequenta la casa di riposo nessuno rivela la vera identità dei membri della famiglia ebrea, che riesce ad evitare la deportazione.

Alla fine della guerra la famiglia Bachi torna a Torre Pellice e Carla resta in contatto con gli amici valdesi. Intervistata, nel febbraio 2010, dalla storica Liliana Picciotto, Carla Bachi ha commentato: “Nessuno dell’ambiente della Casa di riposo ha avuto il riconoscimento di Giusto tra le nazioni, ma non l’avrebbero neanche voluto, perché per loro salvare ebrei e nascondere partigiani faceva parte del modo di pensare della signora tedesca, che dirigeva la casa, e in generale degli evangelici valdesi”.


Bibliografia

Picciotto L., Salvarsi. Gli ebrei d'Italia sfuggiti alla Shoah. 1943-1945, Einaudi, Torino 2017.

Artom E., Diari di un partigiano ebreo, Schwarz G. (a cura di), Bollati Boringhieri, Torino 2008, p.150 n.

Segnalata da Liliana Picciotto, storica della Shoah, responsabile di ricerca presso la Fondazione CDEC

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