Dina Cerioli fu una valorosa cittadina di Magenta, un comune situato in provincia di Milano, la quale si distinse per il salvataggio della famiglia Molho durante la Seconda guerra mondiale.
Nata a Crema nel 1925, Dina Cerioli iniziò a lavorare in giovane età - insieme al padre e alla cognata - in una fabbrica di minuteria metallica di proprietà della famiglia ebrea Molho, all’epoca residente a Milano.
Nel dicembre 1942, a causa dell’intensificazione dei bombardamenti alleati su Milano, la famiglia Molho - la quale era stata nel frattempo espropriata della propria fabbrica in seguito all'approvazione delle Leggi Razziali - decise di lasciare il capoluogo lombardo per trasferirsi nella propria abitazione di Magenta, ritenuta più sicura rispetto alla residenza meneghina.
La situazione peggiorò ulteriormente in seguito all’emanazione - avvenuta il 14 settembre 1943 - del Manifesto di Verona, documento mediante il quale vennero ordinati i rastrellamenti e le deportazioni di ebrei nell’Italia settentrionale.
I Molho presero quindi la decisione, avvenuta su consiglio degli stessi dipendenti della fabbrica, di trasferirsi temporaneamente in una cascina situata vicino a Magenta e considerata un rifugio sicuro; nonostante ciò, il soggiorno nella cascina durò ben poco, in quanto il proprietario dell'immobile decise in breve tempo di allontanare i Molho per timore di eventuale rappresaglie, gettando quindi la famiglia di fede ebraica in uno stato di enorme pericolo.
Dina Cerioli e la propria famiglia decisero quindi - ben consapevoli dei pericoli che sarebbero scaturiti da tale valorosa decisione - di nascondere la famiglia Molho.
Con lo scopo di adempiere a tale obiettivo, Dina Cerioli - coadiuvata dal padre, dalla cognata e da altri dipendenti della fabbrica - ricavò un rifugio, conosciuto anche come “la casa segreta”, all’interno di un magazzino situato al primo piano della fabbrica di minuteria metallica un tempo di proprietà dei Molho.
Il rifugio venne successivamente arredato con diversi letti, un tavolo, una stufa, una radio ed un allarme di segnalazione, grazie al quale i suoi ospiti sarebbero stati avvertiti di eventuali perquisizioni di polizia da parte di Dina Cerioli e della sua famiglia.
I Molho ricevettero inoltre - durante l’intero periodo di clandestinità - cibo, informazioni e talora denaro da parte di Dina Cerioli e della sua cognata Caterina Vaiani, la quale era solita vendere sul mercato nero beni prodotti dalla fabbrica con lo scopo di provvedere al sostentamento della famiglia nascosta nel rifugio.
Grazie ai coraggiosi sforzi profusi da Dina e dalla sua famiglia, i Molho poterono nascondersi in sicurezza fino alla Liberazione dell'Italia settentrionale, sfuggendo quindi alla barbarie della Shoah.
Dina Cerioli, ultima testimone della valorosa opera di bene compiuta nella “casa segreta” di Magenta, è morta nel febbraio 2023, all’età di 97 anni.
Gli sforzi profusi da Dina, la quale aveva coraggiosamente anteposto il salvataggio di vite umane alla propria stessa incolumità e sicurezza personale, hanno contribuito alla sopravvivenza della famiglia Molho, sfuggita al genocidio degli ebrei grazie alle strenue azioni compiute da Dina e dalla sua famiglia.
Proprio per tale ragione, Dina Cerioli è stata insignita - nel dicembre 1997 - dell'onorificenza di Giusta tra le Nazioni insieme alla cognata Caterina Vaiani, al padre Angelo e ad altri due dipendenti della fabbrica di Magenta (Antonio Garbini e Battista Magna), i quali avevano compiuto, insieme alla giovane, il coraggioso salvataggio della famiglia Molho.
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