La storia è stata raccontata ai giornali inglesi da un passeggero della nave, James Hazan. Il 10 febbraio 2004 è uscito un articolo sul Corriere della Sera a firma Alessio Altichieri
Nel giugno del 1940, mentre la nave Esperia sta per approdare ad Alessandria d'Egitto, il comandante Stagnaro riceve un telegramma dai suoi superiori in Italia, che gli ordinano di tornare in patria riportando indietro i passeggeri: l'Italia è entrata in guerra e Alessandria è sotto il controllo degli inglesi, ora nemici. Ma a bordo ci sono ben 1500 profughi ebrei provenienti dai paesi dell'Europa sotto occupazione tedesca, che si sono imbarcati a Napoli verso l'Egitto in cerca della salvezza. Il comandante si consulta con Itzhak Hazan, diplomatico egiziano di origine ebraica, collaboratore dei servizi segreti britannici e suo grande amico, a bordo con la famiglia. Insieme a un altro egiziano, Cesar Douek, e a pochi uomini fidati dell'equipaggio (il telegrafista e il macchinista) decidono di approdare, su indicazione dell'intelligence inglese, a Mex, un piccolo porto ancora sotto controllo egiziano, per far sbarcare tutti gli ebrei e poter tornare a Napoli evitando la cattura della nave da parte degli inglesi. Stagnaro ritorna così in Italia senza quei passeggeri, fingendo di aver ricevuto il telegramma troppo tardi, quando li aveva già lasciati a terra. La versione appare credibile e Stagnaro continua a comandare la sua nave senza subire conseguenze. Con questo stratagemma riesce a salvare tutti i 1500 ebrei imbarcati a Napoli.
L'Esperia viene affondata dagli inglesi un anno dopo, ma il comandante si salva. Muore tuttavia nel 1942 su un'altra nave, affondata mentre trasporta al fronte un contingente di alpini.
James Hazan all'epoca aveva sette anni: figlio di Itzhak Hazan, era imbarcato sulla nave con il resto della famiglia.
Nel marzo del 2004 Emanuele Stagnaro è commemorato a Sestri Levante, dove viene piantato un ulivo in suo onore.
Giardini che onorano Emanuele Stagnaro
Emanuele Stagnaro è onorato nel Giardino di Maccarese - IISS.