Testimonianza di Ivan Sopianac al quotidiano "L'Avvenire" del 13 febbraio 1996, citata nell'articolo "Lo Schindler croato nell'olimpo degli eroi" di Roberto Festorazzi
La porta di casa nostra era sempre aperta. Noi ragazzi, allora, non ce ne rendevamo perfettamente conto, ma papà offriva continuamente asilo ai perseguitati. Ricordo un certo ing. Fischer, ex dirigente delle raffinerie di Sisak, che nel '42 o nel '43 rimase ospite per un paio di mesi nella nostra villa di Zagabria; un soggiorno talmente prolungato che noi figli ci eravamo abituati a chiamarlo affettuosamente "zio"…. Papà offriva accoglienza in casa fino a quando non fosse riuscito a far sistemare i documenti. Le falsificazioni delle carte d'identità avvenivano probabilmente nel manicomio di Stenjevec, a Zagabria, dove molte persone hanno pure trovato rifugio…..
Un giorno (dopo la guerra) mio padre venne prelevato da tre uomini armati che lo fecero sparire per due giorni, minacciandolo di morte se non avesse accettato di firmare un pezzo di carta nel quale sottoscriveva la rinuncia ai suoi beni. Mio padre rifiutò….. Andò a Trieste nella speranza che nel frattempo la situazione, a Zagabria, si potesse normalizzare. Ma quel viaggio all'estero sarebbe durato oltre venticinque anni.
Dal testo dell'articolo:
"Franjo Sopianac, il magnate del petrolio jugoslavo, ora non c'è più e il suo impero è tramontato durante il 'regno di Tito'. La sua storia è simile a quella di tanti altri capitalisti spodestati dai loro troni dopo l'avvento del comunismo. Un particolare, però, consente di aggiungere un respiro inconfondibile alla vicenda umana di una famiglia vittima di gravi ingiustizie. Franjo Sopianac, accusato nel 1945 di collaborazionismo con gli occupanti tedeschi, e per questo privato dell'intero patrimonio, non fu un bieco nazista. Fu un eroe. Oggi le memorie disseppellite dei sopravvissuti all'Olocausto hanno consentito di accertare che il 'padrone delle raffinerie' era uno Schindler croato e che, grazie al suo aiuto, durante il secondo conflitto mondiale, molti ebrei si salvarono. Il suo nome è stato giudicato degno del massimo onore e verrà scolpito nel muro che a Gerusalemme ricorda i 'giusti tra le nazioni' a Yad Vashem…..
(Dopo la guerra) l'unica industria petrolifera produttiva nel territorio jugoslavo era quella di Franjo Sopianac. L'affermazione dei comunisti nel movimento di liberazione portò Tito a diventare arbitro della politica nazionale….. L'esilio di Sopianac iniziò così nel luglio del 1945… il tribunale di Zagabria dette via libera alla confisca degli impianti petroliferi e dei beni di famiglia….. Franjo Sopianac nel '48 emigra in Argentina. Morirà povero e all'estero".
Testimonianza di Ivan Sopianac
Giardini che onorano Franjo Sopianac
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