Storia segnalata da Liliana Picciotto
"Questa è la vicenda di un datore di lavoro che non ha esitato ad assumere il ruolo di soccorritore, non per particolari legami di amicizia con mio padre, ma per coscienza civica". Il datore di lavoro è Giovanni Falck, proprietario e direttore delle omonime acciaierie, che nel 1938, dopo l'emanazione delle leggi razziali, assicura protezione alla famiglia di Augusto Foà, suo dipendente. Nel 1943, quando la famiglia decide di espatriare clandestinamente in Svizzera, l'azienda organizza e finanzia il piano per metterla in salvo.
La storia è stata raccontata da Noè Foà, uno dei tre figli di Augusto che all'epoca aveva otto anni, intervistato nel 2007 da Liliana Picciotto nell'ambito della ricerca "Memoria della Salvezza" del Centro di documentazione ebraica contemporanea (CDEC).
La famiglia, in precedenza residente in Romania, rientra in Italia nel 1930, quando il padre accetta un'offerta di lavoro della Falck a Pontremoli (Massa) come responsabile della sede. Augusto non è particolarmente osservante delle tradizioni ebraiche ed è un convinto antifascista e nella cittadina toscana riceve manifestazioni di solidarietà da parte di concittadini oppositori della dittatura.
Alla fine di novembre del 1943, dopo l'emanazione della legge che prevede l'arresto e l'internamento per tutti gli ebrei, i Foà decidono di rifugiarsi in Svizzera, passando dalla Valtellina, tra Tirano e il Cantone dei Grigioni, ma non sanno come organizzare la fuga. L'azienda interviene in loro aiuto. La famiglia viene divisa: Noè e il padre raggiungono Morbegno per poi proseguire a Tirano accompagnati dagli operai della Falck. La madre assieme alla sorella passa il confine a Campo Cologno, mentre il fratello Vito raggiunge la Svizzera assieme a una signora lituana.
All'epoca di questi fatti Giovanni Falck è da pochi mesi diventato direttore centrale e affianca il padre nella gestione delle Acciaierie e ferriere lombarde Falck, un grande gruppo siderurgico con stabilimenti a Sesto San Giovanni, Milano, Arcore. Figlio secondogenito del senatore Giorgio Enrico e di Irene Bertarelli, laureato in ingegneria meccanica al Politecnico di Milano, Giovanni Falck è entrato nell'azienda di famiglia nel 1926, assieme ai fratelli Enrico e Bruno, e nel 1935 ha sposato Maly Levi Da Zara, da cui ha avuto due figli.
Dopo l'8 settembre Giovanni Falck, d'intesa con i fratelli, si oppone al trasferimento dei macchinari industriali in Germania, entra in contatto con la Resistenza e viene arrestato due volte. Rilasciato, collabora attivamente con il Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) per difendere gli impianti industriali e riesce a evitare che 58 stabilimenti, da tempo minati, siamo distrutti dai nazisti in fuga.
Dopo la liberazione dell’Italia da parte degli Alleati, Giovanni Falck viene nominato Commissario Straordinario dell’Unione Provinciale degli Industriali di Milano con un’ordinanza del CLN, il 26 aprile 1945. Quattro giorni dopo viene eletto vicepresidente del gruppo Falck e nel 1948 ne assume la presidenza, dopo le dimissioni del fratello Enrico, eletto senatore nelle liste della Democrazia Cristiana, che aveva contribuito a fondare durante la militanza nelle file della Resistenza. Nel 1971 Giovanni Falck lascia la carica al fratello minore Bruno.
Bibliografia
Picciotto L., Salvarsi. Gli ebrei d'Italia sfuggiti alla Shoah. 1943-1945, Einaudi, Torino 2017.
Fumagalli M., Falck, Giovanni, "Dizionario Biografico degli italiani" – Volume 44 (1994), Enciclopedia Treccani.
Segnalato da Liliana Picciotto, storica della Shoah, responsabile di ricerca presso la Fondazione CDEC