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Giusta la coppia che salvò Roman Polanski

il riconoscimento di Yad Vashem

Roman Polanski

Roman Polanski

Tra i Giusti riconosciuti dal Memoriale di Yad Vashem, da qualche giorno spicca il nome dei coniugi Stefania e Jan Buchala. Una storia di coraggio e umanità che ha molti tratti in comune con quelle delle migliaia di figure esemplari ricordate a Gerusalemme, se non fosse che il bambino salvato dai Buchala sarebbe poi diventato il celebre regista Roman Polanski.

Polanski, nato a Parigi da padre ebreo e madre cattolica di origini ebraiche, con l’arrivo dei tedeschi in Polonia fu confinato insieme alla famiglia nel Ghetto di Cracovia, dove viveva dall’età di 4 anni.

Con l’inizio della deportazione dei cittadini ebrei nei campi, i genitori cercarono di mettere in salvo almeno il piccolo Roman.

Questo fu possibile grazie alla madre, Bula Katz-Przedborska, che lavorava come domestica nel Castello Reale di Wawel e aveva per questo la possibilità di uscire dal ghetto con un permesso. Un giorno riuscì a uscire con Roman e a insegnargli la strada per raggiungere l'appartamento di Heinrich e Casimira Wilk, una coppia di amici di famiglia cattolici che avevano accettato, dietro pagamento, di accogliere il giovane in caso di necessità. Quella passeggiata fu fondamentale: poco tempo dopo, Bula fu deportata ad Auschwitz, da cui non fece mai ritorno, e il padre di Roman finì a Mauthausen.

Dopo aver raggiunto i coniugi Wilk e aver passato qualche giorno con loro, Polanski si spostò, sempre grazie al pagamento di un compenso, da un’altra coppia, Boleslav e Yadwiga Putek… che qualche giorno più tardi lo portarono nel piccolo villaggio di Wysoka, dove vivevano Stefania e Jan Buchala, poveri e con già tre figli. Furono loro a salvare la vita a Roman - “senza alcuna ricompensa, solo per amore degli altri”, come ricorda Polanski in una lettera a Yad Vashem per sostenere la candidatura a Giusti dei Buchala -, dandogli non solo un rifugio, ma anche cibo e protezione per quasi due anni. Polanski poi si riunì al padre Maurycy, sopravvissuto a Mauthausen.

Dopo la guerra il regista - oggi uno dei più noti, vincitore di un premio Oscar nel 2002 per il film Il pianista - è tornato due volte in Polonia e nel villaggio di Wysoka, ma non è mai riuscito a riabbracciare la coppia che lo ha salvato: Stefania era morta nel 1953 di tubercolosi, e Jan si era spento un mese più tardi. Poiché nessuno poteva pagare per il mantenimento della loro tomba, inoltre, negli anni le loro ossa erano state esumate per far posto ad altri deceduti.

Per questo, il riconoscimento dello Yad Vashem è stato consegnato all’unico discendente della coppia, il nipote Stanislaw.

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