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Hajrija Imeri Mihaljic

la donna rom che salvò una bambina ebrea dal campo di concentramento

La storia è stata riportata nel libro Rom e Sinti nella Resistenza europea, di Angelo Arlati (UPRE Edizioni, 2022)

Hajrija Imeri Mihaljić, romni del Kossovo, non fu una partigiana armata ma una combattente straordinaria contro il folle delirio genocida nazifascista, che ebbe l’onore di ricevere il più alto riconoscimento israeliano di “Giusta tra le nazioni”, per aver rischiato la sua vita e quella della sua famiglia per salvare una bambina ebrea, Stella.

Nella primavera del 1941, dopo l’occupazione nazista del Kosovo, la vita degli ebrei si fece difficile. Nel maggio del 1942 i tedeschi ricevettero l’ordine di arrestare tutti gli ebrei della città di Kosovska Mitrovica, che contava allora circa un centinaio di ebrei. Di fronte alla minaccia di un tale destino, l’ebrea Bukica e il marito serbo Blagoje fuggirono sui monti per unirsi ai partigiani e affidarono la loro figlioletta Stella di due anni alla nonna Esther. Poco dopo, arrivarono i tedeschi e portarono la nonna e la nipotina nel campo di concentramento di Sajmište vicino a Zemun.

Presso la famiglia ebrea lavorava come domestica Hajrija, una romni che abitava con la sua famiglia di cinque figli nel vicino villaggio di Ada. Quando seppe che Esther e la piccola Stella erano state rinchiuse nel lager nazista, decise di andare a trovarle. Prese con sé tre dei suoi bambini e si recò al campo. Le guardie, pensando forse che stesse lavorando lì, non la fermarono né le fecero domande. Esther si rallegrò di rivedere Hajrija e la piccola Stella, quando la riconobbe, le sorrise e allungò le mani verso di lei. Hajrija prese la bambina tra le sue braccia, mentre Esther le disse: “Sono vecchia e non importa cosa mi succede, ma questa bambina deve vivere. Se la sua famiglia sopravviverà alla guerra, verrà a prenderla. In caso contrario, allevala come se fosse tua figlia e un giorno dille chi sono i suoi genitori”.

I nazisti non si accorsero che Hajrija lasciò il campo con una bambina in più in braccio. La donna crebbe la bambina ebrea, che ribattezzò con il nuovo nome di Miradija, con amore materno, come se fosse sua figlia. Alla fine della guerra, Hajrija non fu in grado di trovare la famiglia di Stella, quindi mantenne la sua promessa data alla nonna e rivelò alla ragazza chi fossero i suoi veri genitori. Ma un vicino di casa, per un alterco con il marito di Hairija, li accusò di aver rubato una bambina ebrea. I poliziotti informarono la comunità ebraica di Pristina che c’era una bambina ebrea nel villaggio di Ada, che inviò immediatamente un loro rappresentante, Joseph Josifovic, per fare un sopralluogo. Dopo che Hajrija ebbe raccontato tutta la storia, la bambina venne presa in custodia e mandata in un orfanotrofio per bambini ebrei a Belgrado. Ma Stella, che aveva vissuto in una famiglia rom e che conosceva solo il loro linguaggio, si chiuse in un ostinato mutismo. Alla fine, qualcuno si rese conto che Stella non capiva il serbo-croato e si ricordò di una partigiana ebrea che lavorava in Comune. Fu convocata all’orfanatrofio e quando si trovò davanti la bambina le chiese in turco-romani come si chiamava e lei le disse il suo nome e quello dei veri genitori. La donna per poco non svenne e tremando per l’emozione sussurrò a malapena a un suo collega: “Ho appena ritrovato mia figlia”. Era Bukica che era viva, mentre il marito era morto in combattimento.

Bukica portò Stella a casa sua, ma la bambina la respingeva e continuava a chiedere insistentemente della madre adottiva. Allora mandarono a chiamare Hajrija, che partì da Ada e andò a Belgrado. Qui ci fu un incontro toccante tra due madri e la loro bambina, Stella alias Miradija.

Bukica sposò un collega di lavoro e nel 1948 decise di trasferirsi in Israele con Stella. Passarono gli anni e Stella crebbe, ma non cessò di pensare ad Hajrija. Le scrisse più volte, ma non ebbe nessuna risposta. Infine a metà degli anni ‘70 fece un viaggio in Macedonia, ma non trovò traccia di lei, finché uno studioso del mondo rom la informò che era morta a Pristina, dove girava mendicando per le strade della città.

Stella sapeva di non poter più incontrare Hajrija, ma poteva tramandare la sua memoria. Hajrija Imeri Mihaljić è stata proclamata Giusta tra le nazioni nel 1991 e il suo nome è stato inciso sul Muro d’onore nel Giardino dei giusti del museo memoriale di Yad Vashem a Gerusalemme. Su quel muro ci sono i nomi di oltre 23.000 persone di tutto il mondo che hanno ricevuto il titolo di Giusto tra le nazioni, che lo Stato israeliano accorda fin dal 1953 a coloro che rischiarono le loro vite per salvare gli ebrei. E Hajrija è una di loro, l'unica donna rom ad aver ricevuto il più alto riconoscimento israeliano. Stella piantò un albero nel Viale dei Giusti in suo onore e in sua memoria.

Dalla vicenda nel 2016 è stato tratto il film “Pravednica Ciganka” (La romni Giusta tra le nazioni), diretto da Jakov & Dominik Sedlar. Dal momento che non ci sono foto di Hajrija, la pittrice Aleksandra Alfirević, su incarico del regista Jakov Sedlar, realizzò il suo ritratto sulla base delle testimonianze oculari. Hajrija era descritta come una donna piccola, dalla pelle scura, con la faccia rotonda, i grandi occhi neri e i capelli raccolti nel tradizionale foulard.

Dijana Pavlovic

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