Quando gli ebrei d'Europa furono condannati a morte dai nazisti, ci fu chi, rischiando la propria vita e quella delle proprie famiglie, osò salvare gli ebrei, guidato solo da un senso di misericordia e senza chiedere nulla in cambio. In onore di questa impresa di umanità e sacrificio disinteressato, lo Stato di Israele conferisce a queste persone il titolo onorifico di Giusti tra le Nazioni.
Nella giornata dei Giusti vogliamo raccontare dei Giusti ucraini. Secondo l'Ambasciata d'Israele, a partire dal 1° gennaio 2021, il titolo di Giusti tra le Nazioni è stato assegnato a 2.673 ucraini. L'Ucraina, che Putin sta "denazificando" ora, è al quarto posto nel numero di Giusti tra le Nazioni dopo Polonia, Paesi Bassi e Francia. La maggior parte degli ucraini ha ricevuto questo titolo onorifico dopo l'indipendenza, poiché la verità sull'Olocausto è stata soppressa durante l'era sovietica.
Per molto tempo Israele e l'Urss non hanno avuto relazioni diplomatiche, e ciò ha reso impossibile per gli ebrei salvati e i funzionari di Israele presentare o ricevere informazioni in Ucraina. Sono stati persi tanti anni. Molti di coloro che salvarono ebrei, le persone salvate e i testimoni sono morti.A differenza, ad esempio, di tedeschi, olandesi o danesi, gli slavi che salvavano gli ebrei correvano molti più rischi.Ucraini, polacchi o bielorussi, secondo la teoria razziale nazista, erano anche loro "una razza inferiore" e, nascondendo gli ebrei, correvano un pericolo mortale. La pena di morte era una minaccia non solo per gli stessi soccorritori, ma anche per i loro familiari e figli.
A gennaio del 2022, a Kyiv, lo Stato di Israele ha premiato sette cittadini ucraini con le medaglie dei Giusti tra le Nazioni. Tra loro ci sono Pavlo e Maria Natarov della regione di Sumy, che hanno ricevuto il loro premio, postumo, per aver salvato una bambina il 16 ottobre 1941, città di Seredyna-Buda nella regione di Sumy (oggi al confine con la Federazione Russa). Sei giorni prima, le truppe naziste hanno occupato la città e arrestato tutti gli ebrei che sono riusciti a trovare. I soldati tedeschi portano in strada tutti gli arrestati, compresa Raya di sei anni. Vengono sparati dei colpi e i corpi cadono nella fossa delle esecuzioni. Anche la bambina cade dentro, ma i soldati non si accorgono che Raya è ancora viva. Cerca di rimanere immobile tra i mucchi di corpi e di sangue, aspettando la sera. Si sta facendo buio. La bambina striscia fuori dalla fossa, corre in città e bussa alle porte delle case, ma nessuno le apre.Nella casa accanto alla stazione di polizia vede una porta aperta. All'ingresso c'è un giovane uomo che lavorava per la polizia.Quando vede la bambina, dice al proprietario della casa di portarla dentro al più presto. Raya viene ripulita dal sangue e vestita, ma la bambina non si sente bene e trascorre un mese a letto malata.Questo giovane era l'allora 21enne Pavlo Natarov, secondo il materiale sul suo caso conservato da Yad Vashem.Nella primavera del 1942, Pavlo Natarov ha sposato Maria Zhytkova. Si sono trasferiti dai genitori di lei e hanno portato Raya con loro. Pavlo la definiva sempre sua nipote e le ha procurato persino una carta d'identità a nome di Nina Natarova. Tuttavia, la ragazza aveva un aspetto così tipicamente semitico che la famiglia aveva paura di farla uscire. Se fosse stata scoperta, la carta d'identità falsa non l'avrebbe salvata. In quel periodo era nata anche una loro figlia, che avevano chiamato Iraida.
Per qualche tempo in città giravano le voci che la famiglia Natarov nascondesse degli ebrei. Purtroppo, nella primavera del 1943, i tedeschi hanno arrestato Pavlo Natarov nella sua casa e ancora oggi non si sa cosa gli sia successo. Allora la madre di Maria, preoccupata per la sorte della bambina, l'ha portata dai partigiani locali che, venuti a conoscenza della sua origine ebraica, l'hanno trasferita nelle retrovie sovietiche dietro la linea del fronte. Un anno dopo, Raya è stata trovata casualmente nell'orfanotrofio dallo zio e nel 1945 il padre, mobilitato nell'esercito sovietico all'inizio della guerra, è tornato dal fronte. Secondo il dossier ottenuto da Radio Liberty, Raya ha vissuto nella regione di Luhansk fino al 1995, quando si è trasferita in Israele. Oggi Raya e Iraida (figlia di Pavlo) si sono ritrovate. "Adesso con lei parliamo spesso, tutti i giorni. Ha due nipoti, sette pronipoti, sta su una sedia a rotelle e non cammina. Siamo così felici di esserci trovate. Quando mia madre mi ha partorito, Raya era presente. Ora me lo racconta, è molto interessante", racconta Iraida.
di Natalia Lykhach (forzaucraina.it)