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Irena Adamowicz (1910 - 1973)

la “pioniera gentile”della resistenza polacca e di quella degli ebrei dei ghetti

Irena Adamowicz era nata a Varsavia in una famiglia della piccola nobiltà polacca. Fin da ragazzina fu legata all’organizzazione degli scout polacchi divenendone presto una dei dirigenti del settore femminile. Il movimento scoutistico polacco (Związek Harcerstwa Polskiego) era, come in quasi tutto il resto del mondo, un’organizzazione cattolica, ma con una forte sensibilità per le questioni sociali. Nonostante il crescente clima nazionalista, con frequenti episodi antisemiti, della Polonia negli anni Trenta, Irena, dopo essersi laureata in Sociologia, si legò all’organizzazione giovanile sionista-socialista ebraica “Hashomer Hatzair” (Ha-Shomer ha-Tsa'ir) favorendo la collaborazione con gli scout. Nel Luglio 1931 andò a organizzare il kibbutz “El Al” a Kostopol nella Volinia (oggi Ucrainia occidentale). Nell’ “Hashomer Hatzair” fece amicizia con uno dei suoi dirigenti, Izrael Chaim Wilner, assieme al quale operò durante la Resistenza.

Israel Chaim Wilner (1917-1943), nome di battaglia "Arie" e "Jurek", era un militante sionista socialista, scout e poeta: fu uno dei dirigenti dell’Organizzazione ebraica di combattimento (ŻOB) che, assieme a Irena Adamowicz, tenne i collegamenti con l'Esercito Nazionale (AK, Armja Krajowa). Inizialmente, assieme al corriere Henryk Grabowski (nome di battaglia "Słonina", e "Salo"), operò dal nascondiglio nel convento delle Domenicane a Vilnius (Wilno). Come ha raccontato uno dei comandanti della rivolta del Ghetto di Varsavia, Marek Edelman, Wilner era il favorito della Madre Superiora perché gli ricordava il fratello arrestato dai tedeschi. Con lei discutevano di religione e marxismo. Quando Wilner fu trasferito a Varsavia le lasciò il quaderno con le sue poesie (alcune di queste sono state trascritte e pubblicate in: Hanna Krall, Zdążyć przed Panem Bogiem - Arrivare prima del Signore Iddio, Giuntina, Firenze 2010). Wilner morì nel suicidio di massa dei leader della resistenza ebraica, nel bunker in via Miła 18, all’interno del Ghetto di Varsavia.

Quando scoppiò la guerra, Irena Adamowicz era ispettrice negli orfanotrofi e questo le permise si muoversi liberamente ed entrare varie volte nel Ghetto di Varsavia, travestita da suora tedesca, in stretto contatto con i dirigenti dell’Esercito Nazionale (AK). Alla fine del 1941, i comandi dello ŻOB e dell’AK decisero di stabilire un collegamento tra i vari ghetti: furono incaricati per l’AK Irena Adamowicz e Stanisław Hajduk e per il ŻOB Mordechaj Anielewicz, Icchak Cukierman, Josef Kaplan e Cywia Lubetkin. Per tutta l'estate del 1942 Adamowicz viaggiò tra i ghetti di Varsavia, Wilno (ora Vilnius), Białystok, Kovno (ora Kaunas) e Shavle (Šiauliai). Gli scrittori ebrei russi Il'ja Ėrenburg e Vasilij Grossman, ne Il libro nero. Il genocidio nazista nei territori sovietici 1941-1945 (Mondadori, Milano 1999, p. 394), raccolsero questa testimonianza:

“Irena Adamowicz, una polacca che parlava perfettamente lo jiddisch, aveva fornito di armi il Ghetto di Varsavia per diversi mesi. Nel marzo del 1942 si trattenne per due settimane nel Ghetto di Vilnius, aiutandoci come poteva. Il nostro stato maggiore la inviò a Kaunas e a Šiauliai perché vi organizzasse dei gruppi partigiani”.

Infatti, in quell’anno, Irena era andata nel Ghetto di Vilnius per informare l’organizzazione sionista locale degli stermini degli ebrei nelle zone della Polonia occupate dai tedeschi. Là incontrò, tra gli altri, il comandante Abba Kovner (che divenne poi, in Israele, un famoso poeta) e Abraham Suckewer (altro poeta che scriveva in jiddisch). Così Irene si guadagnò il soprannome jiddisch "Di chalutzishe shikse" (la pioniera gentile). A Varsavia, rischiando la vita, nascose a casa sua e di suoi fidati amici molti ebrei fuggiti dal Ghetto. Organizzò il trasporto di gruppi di attivisti ebrei in fuga verso la Palestina, attraverso la Lituania. Prese parte all’Insurrezione di Varsavia del 1944 come infermiera. Dopo il 1945 lavorò a Francoforte come traduttrice nell’Ufficio Polacco per i Rimpatrianti e, tornata in patria, come ispettrice negli orfanotrofi e poi alla Biblioteca Nazionale di Varsavia.

Nel 1958 gli fu conferito il titolo di “Giusto tra le Nazioni” e le fu dedicato un albero nel Giardino di Yad Vashem. Allora ottenne il permesso di recarsi in Israele a trovare in suoi vecchi amici e si fermò tre mesi nel kibbutz Mannit. Al suo ritorno, la Polizia Segreta polacca (SB) le proibì ogni contatto con Israele. Invano Władysław Bartoszewski cercò di convincerla a emigrare: Irena rimase in Polonia per il resto della sua vita.

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