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La Bulgaria ricorda Peshev, 78 anni fa salvò l'intera popolazione ebraica del Paese

La testimonianza da Sofia di Valerio Evangelista

Monumento Pokolenia (“Generazioni”) nella casa-museo dedicata a Peshev

Monumento Pokolenia (“Generazioni”) nella casa-museo dedicata a Peshev

Nel marzo del 1943, il vicepresidente del parlamento bulgaro Dimitar Peshev si oppose alla deportazione dei quasi 50mila ebrei bulgari, impedendo che anche un solo treno partisse per Auschwitz. A distanza di 78 anni, la Bulgaria ricorda luomo che sacrificò reputazione e carriera politica per salvare dai campi di sterminio gli ebrei di una nazione intera. Se in questi giorni la sua figura viene ricordata per le strade della Bulgaria è grazie al lavoro di ricostruzione storica portato avanti negli anni da Gabriele Nissim, presidente di Gariwo.

SOFIA - Siamo a pochi passi dall’Assemblea nazionale che settantotto anni fa fermò l’ordine nazista di caricare gli ebrei bulgari su treni diretti verso i campi di sterminio. Qui, di fronte al memoriale dei salvatori, ogni anno viene reso omaggio al ruolo svolto dalle autorità bulgare nel salvare decine di migliaia di ebrei durante la seconda guerra mondiale. “La Bulgaria ha dato al mondo un’ammirevole lezione di umanità e compassione”, ha ricordato lo scorso 10 marzo l’ambasciatore israeliano in Bulgaria Joram Elron, “scrivendo una pagina straordinaria della storia della nazione e del mondo”. L’ambasciatore ha poi commemorato gli 11mila ebrei di Tracia e di Macedonia – territori allora occupati dalle forze filonaziste bulgare – che furono deportati e sterminati. L’evento, a cui ha preso parte anche il sindaco Yordanka Fandakova, è stato organizzato dall’Associazione per l’amicizia tra bulgari ed ebrei e dall’Istituto scientifico ebraico-bulgaro.

Cerimonie e commemorazioni hanno avuto luogo anche in altri centri del paese balcanico. Come Plovdiv, la più antica città d’Europa, e Kjustendil, a 25 km dal confine macedone, dove l’organizzazione ebraica locale “Shalom” ha ricordato con commozione il vicepresidente dell'Assemblea nazionale Dimitar Peshev, il cui impegno fu fondamentale per sospendere il processo di deportazione degli ebrei bulgari.

Fu proprio la cittadina di Kjustendil, dove nacque Peshev, a marcare il punto di rottura con le leggi antisemite emanate dal Regno di Bulgaria su pressione tedesca. All’inizio del marzo 1943, il commissario per la questione ebraica Alexander Belev ordinò la deportazione di tutti gli ebrei di Kjustendil, e i residenti locali nominarono una delegazione per chiedere al governo di sospendere il piano. Uno dei delegati era l’ebreo Jacob Baruch, amico stretto di Dimitar Peshev, che lo informò dell’imminente tragedia.

Il vicepresidente del parlamento fu inizialmente scettico; benché nel 1940 la Legge sulla protezione della nazione avesse introdotto l’antisemitismo di stato, il sentimento antiebraico non faceva parte del sentire comune e il bulgaro medio – cresciuto insieme a turchi, greci, armeni, ebrei e rom – faceva fatica a comprendere le vere ragioni di quell’odio razziale. Peshev dubitava dunque che qualcuno avrebbe potuto ordinare una tale efferatezza. Ma alcuni suoi contatti fidati nel parlamento confermarono quanto segnalato dall’amico Baruch. La mattina del 9 marzo 1943, Dimitar Peshev incontrò il ministro degli Interni Petar Gabrovski e lo convinse a sospendere la deportazione degli ebrei residenti in Bulgaria.

Il 19 marzo Peshev scrisse una lettera al primo ministro Bogdan Filov, chiedendo di non emanare nessun’altra legislazione contro gli ebrei. Insieme alla delegazione di Kjustendil, Peshev convinse 43 deputati a firmare la lettera. Filov, che intendeva mantenere la linea filonazista condotta fino a quel momento, screditò i firmatari della lettera. Dopo pochi giorni Peshev perse la propria carica in parlamento, ma il processo era ormai avviato e lo Zar di Bulgaria fece marcia indietro. Fu allora che il Paese si rese conto del pericolo corso, e insorse compatto a difesa della popolazione ebraica.

Nessuno dei quasi 50mila ebrei bulgari fu consegnato alle autorità tedesche, e i vagoni dei treni diretti verso i campi di sterminio rimasero vuoti. Dopo la guerra, i comunisti al potere si appropriarono del merito di aver fermato la macchina da guerra nazista, e accusarono Peshev di attività antisovietiche e filofasciste. La comunità ebraica di Kjustendil insorse in suo favore, ma lui fu comunque condannato a 15 anni di prigione. Uscì dopo un anno con il divieto di esercitare una professione e gli fu risparmiato il gulag, mentre venti deputati che firmarono la sua lettera di protesta furono condannati a morte. Dimitar Peshev morì nel 1973 nella sua casa di Sofia, in povertà e dimenticato dalla propria nazione per volere del regime di Todor Zhivkov.

Se in questi giorni la sua figura viene ricordata per le strade della Bulgaria è grazie al lavoro di ricostruzione storica portato avanti negli anni da Gabriele Nissim, presidente di Gariwo e autore del libro Luomo che fermò Hitler. La storia di Dimitar Peshev, che salvò gli ebrei di una nazione intera (Mondadori, Milano, 1998). “Come bulgari, siamo grati a Dimitar Peshev per essersi schierato contro l’ordine di deportare i suoi concittadini di religione ebraica. E siamo grati a Gabriele Nissim per aver restituito dignità e memoria alla sua figura”, ha commentato la custode della casa-museo di Dimitar Peshev a Kyustendil, in una conversazione avvenuta in una mia recente visita alla cittadina del sudovest bulgaro. “Senza la sua ostinatezza nel riportare alla luce la verità su quegli anni bui, probabilmente oggi quasi nessuno conoscerebbe il nome di Peshev. E l’incredibile storia del politico che quasi ottant’anni fa sacrificò tutto per salvare la vita dei propri concittadini sarebbe rimasta nascosta in qualche archivio del partito comunista”.

A seguito della sua scoperta da parte di Gabriele Nissim, la figura di Dimitar Peshev è stata riconsiderata e investita di riconoscimenti. Nel 1997, la Repubblica di Bulgaria lo ha insignito postumo del prestigioso ordine della Stara Planina. Nel 2000, un busto di Peshev donato dall'Assemblea nazionale bulgara è stato eretto nell'edificio del Consiglio d'Europa a Strasburgo. Nel 2003, un decreto del Consiglio dei ministri della Repubblica di Bulgaria ha istituito il 10 marzo quale giornata del ricordo della salvezza degli ebrei bulgari. Dal 6 marzo 2013, prima Giornata Europea dei Giusti, a Dimitar Peshev sono dedicati un albero e un cippo al Giardino dei Giusti di tutto il Mondo di Milano.

17 marzo 2021

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