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La mia testimonianza davanti al mondo

il "libro nero" sul nazismo di Jan Karski in libreria

Nel Giardino di Milano abbiamo onorato nel 2012 il "testimone di verità" Jan Karski, emissario della Resistenza polacca che cercò di spiegare la Shoah perfino ai giudici della Corte Suprema americana e a Roosevelt in persona, ma non fu creduto. 

Ora esce il suo libro-testimonianza, per i tipi di Adelphi. La prima edizione era del 1944. È un'autobiografia, ma alcuni fatti sono camuffati per evitare che nazisti e sovietici smantellassero lo Stato polacco clandestino, che incarnava le istituzioni della Polonia "libera" sotto la doppia occupazione. 

Testimone oculare dell'inferno
Contiene molte descrizioni dell'eroismo polacco, ma soprattutto testimonia di come erano trattati gli ebrei dall'occupante nazista. Prima di partire per l'Occidente, Karski infatti aveva incontrato i leader ebrei, con cui si era infiltrato di nascosto nel ghetto di Varsavia e in un campo di transito dei deportati sulla strada per Auschwitz, assistendo a tutto l'orrore possibile: ufficiali che sparavano su ragazzi inermi ridendo, masse di uomini costretti a inalare le esalazioni della calce fino alla morte - anticipazione delle camere a gas - etc.
Lui stesso cadde nelle mani della Gestapo e delle torture subite scrive, a pagina 207: "Avevo il volto talmente tumefatto da non riuscire quasi ad aprire gli occhi. Sangue rappreso tra i capelli stava a indicare la presenza di ferite al capo. Era evidente che se avessi subito un altro pestaggio sarei morto. Ero giunto ai limiti della mia capacità di resistenza". 
Ma nonostante il male subito e il grande coraggio testimoniato anche davanti alla cinepresa di Claude Lanzmann, Karski dovette rimproverarsi per una vita di non essere riuscito a farsi ascoltare. I motivi per cui Roosevelt non reagì come speravano i resistenti polacchi e soprattutto gli ebrei sono molteplici e ancora dibattuti. 

Sfidò (invano) l'indifferenza dei potenti
Il Giusto polacco pensava di essere stato inadeguato, forse perché troppo giovane, al compito di portare la testimonianza della Shoah ai Grandi della Terra; Yehuda Bauer ha scritto di recente che gli USA non bombardarono Auschwitz perché non avevano aerei capaci di volare così lontano, perché c'era antisemitismo anche nei ranghi occidentali e perché pensavano che i tedeschi avrebbero ricostruito presto le infrastrutture. 
Del grande testimone che sfidò invano l'indifferenza delle Grandi Potenze per fermare lo sterminio ci rimangono questo libro, prezioso documento dell'inferno in terra, e gli alberi nei Giardini dei Giusti di Gerusalemme e Milano. 

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