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Le maestranze della fabbrica di Magenta

che hanno salvato la famiglia Molho

Storia segnalata da Liliana Picciotto

La famiglia Molho, originaria di Salonicco, si è trasferita Milano nel 1911 e ha rilevato la proprietà di una fabbrica di minuteria metallica a Magenta, gestita da Salomone e dal fratello minore Samuele. Nel 1942, a causa dei pesanti bombardamenti sulla città di Milano, Salomone, assieme alla moglie Iris Bassano e ai due figli Dino ed Esther, si sposta a Magenta.

Il 30 novembre del 1943 alcuni dipendenti dell'azienda, imparentati con la direttrice operativa Caterina Vaiani (ex operaia), sentono alla radio che il capo della polizia si appresta ad arrestare tutti gli ebrei e quindi consigliano ai Molho di lasciare Magenta e trasferirsi in una cascina nei pressi della città, dove vive una famiglia di contadini. 

A metà del gennaio 1944, per timore di rappresaglie, i proprietari della cascina chiedono però ai Molho di andarsene. Tornati in città i Molho non sanno dove nascondersi, ma Caterina Vaiani, la sorella Maria con il marito Angelo Cerioli e la figlia Dina e i due generi di Maria, Antonio Garbini e Battista Magna, vengono di nuovo in loro soccorso e decidono di allestire un’alloggio segreto al secondo piano del magazzino della fabbrica.

Il rifugio, chiuso da un muro nascosto dietro una pila di casse, è dotato di tutti i servizi, compresa una radio, che capta Radio Londra, e un allarme da attivare in caso di emergenze. I dipendenti provvedono a portare di nascosto i viveri ai rifugiati, rischiando di essere scoperti, e Caterina Vaiani si impegna anche a dare loro un aiuto economico, vendendo prodotti della fabbrica sul mercato nero e garantendo parte del ricavato ai proprietari. La famiglia Molho rimane nascosta dall'inizio di marzo 1944 al 28 aprile 1945, giorno della liberazione di Magenta, riuscendo a sottrarsi all'arresto e alla deportazione grazie alla solidarietà di una parte delle maestranze.

Questo esempio di coraggio civile non è stato dimenticato e ha ricevuto un riconoscimento ufficiale nel dicembre 1997, con l'iscrizione di Angelo Cerioli, Dina Cerioli, Antonio Garbini, Caterina Vaiani e Battista Magna tra i Giusti tra le Nazioni di Yad Vashem.

Tornato alla vita normale Dino Molho si è sposato, ha avuto tre figli, ha proseguito nell’attività del padre e ha raccontato nelle scuole e in varie occasioni pubbliche il dramma della Shoah e la sua vicenda personale.

“Vivevamo scomodi ma, almeno, eravamo vivi... Le maestranze della nostra fabbrica ci avevano salvato”, ha dichiarato Dino Molho, intervistato il 17 settembre 2009 da Liliana Picciotto.

Dino Molho si è spento il 21 dicembre 2020 all'età di 91 anni.


Bibliografia

Picciotto L., Salvarsi. Gli ebrei d'Italia sfuggiti alla Shoah. 1943-1945, Einaudi, Torino 2017.

Dell’Oro E., La casa segreta, Bruno Mondadori, Milano 2000 (nuova ed. Edizioni Piemme, Milano 2022).

Segnalate da Liliana Picciotto, storica della Shoah, responsabile di ricerca presso la Fondazione CDEC

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