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Pacifico Marchesini (1910 - 1978)

funzionario dell'Ambasciata d'Italia all'Aja ha aiutato due famiglie di ebrei ad espatriare

Nel 1942 Pacifico Marchesini ha 32 anni ed è impiegato come funzionario all'Ambasciata italiana all'Aja. La città e il resto dei Paesi Bassi sono sotto l'occupazione nazista, iniziata nel maggio 1940 dopo cinque giorni di violenti bombardamenti, che hanno raso al suolo il centro della città di Rotterdam e causato quasi un migliaio di vittime tra i civili.
Dopo la resa ufficiale dell’alto comando militare olandese alla Germania e la fuga all’estero della famiglia reale e del governo, è iniziato per la popolazione olandese un periodo di dure privazioni e misure repressive sempre più rigide, soprattutto nei confronti degli ebrei, ai quali viene vietato frequentare luoghi pubblici e di ricoprire cariche amministrative.

Nel 1942 viene imposto l’obbligo per gli ebrei di indossare la stella di David e si intensificano le deportazioni verso i campi di concentramento di Mathausen-Gusen, Vught e Amersfooot e il campo di transito di Westerbork.

Pacifico Marchesini decide di intervenire per aiutare le famiglie ebree, Dunkelgrün e Goudsmit, che cercano di sottrarsi all'arresto. Pur non avendo lo status di diplomatico, Marchesini utilizza di nascosto la vettura dell'Ambasciata per passare i posti di blocco controllati dai nazisti, riuscendo a portare ad Anversa, in Belgio, i componenti delle due famiglie, che proseguono il viaggio verso la Svizzera.

Quattro di loro non raggiungono però la meta, ma vengono arrestate e uccise.

Il 16 settembre 1943 la famiglia Marchesini viene internata nell'allora Badhotel di Baarn insieme ad altri oppositori italiani e viene rimpatriata in treno con un lungo e faticoso viaggio, che causa una paralisi a Marchesini.

Dopo la fine della guerra Marchesini torna nei Paesi Bassi, si sposa e riprende il lavoro presso l’Ambasciata d’Italia.

Nell’ottobre del 2021 è stato riconosciuto Giusto tra le Nazioni dallo Yad Vashem di Gerusalemme. L'onorificenza postuma è stata consegnata al figlio Bino, in una cerimonia organizzata dall'Ambasciata d'Italia all'Aja presso la Sinagoga Liberale della capitale olandese, con la partecipazione di numerosi discendenti delle due famiglie che erano state salvate.

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