Gariwo
https://it.gariwo.net/giusti/shoah-e-nazismo/racconto-di-una-storia-di-salvataggio-17817.html
Gariwo

Racconto di una storia di salvataggio

I coniugi Conti aiutarono una famiglia ebrea a sfuggire alla persecuzione

il padre di Adele, Emanuele Conti

il padre di Adele, Emanuele Conti

I fratelli Adele e Dino Conti hanno raccontato a Gariwo la coraggiosa storia dei loro genitori - che durante i difficili anni della Seconda Guerra Mondiale, dal 1943 al 1945 a Viale d’Asti, aiutarono una famiglia ebrea a sfuggire alla persecuzione. Di seguito ne proponiamo il loro racconto.

“Noi siamo i figli, le spiego quello che abbiamo sentito dire dai nostri genitori, che hanno voluto che ricordassimo questa storia - perché io avevo due anni e mio fratello ne aveva otto”. Così esordisce la signora Conti parlando della vicenda.

I suoi genitori aiutarono una famiglia ebrea - il padre Vincenzo, il figlio Sergio e la madre Cecilia - trovando un locale in affitto in via d’Asti, abbastanza grande da poterla ospitare per due anni, fino al termine del conflitto. Vincenzo e i suoi cari erano ebrei parenti della famiglia De Leon - proprietaria di una fabbrica di radio - che si era rifugiata a Piea d’Asti.

La madre di Adele in quel periodo si occupava anche di curare gli interessi della famiglia di Vincenzo a Torino, non potendo farlo lui per ovvi motivi; si recava a Torino in treno o a Villanova d’Asti in bicicletta. Un pomeriggio, mentre faceva una di queste operazioni trasportando una somma di denaro, venne fermata dai tedeschi - fortunatamente, nonostante il rischio di essere scoperta, i tedeschi non si accorsero dei soldi e poté proseguire il viaggio.

Il signor Vincenzo per ringraziare il padre di Adele, Emanuele, dopo la guerra istituì sulla sua vita una polizza di 3 mila lire che purtroppo, dopo la svalutazione post-bellica, divenne irrisoria; egli comunque non poté mai usufruire in quanto, già malato da tempo, morì nel ’46.

Dopo la morte del padre i fratelli Conti tornarono con la madre vedova a Torino. Vivevano in una situazione economica difficile, come molti in quel periodo. Fortunatamente, la famiglia di Vincenzo non dimenticò il soccorso che aveva ricevuto e aiutò sia la madre di Adele - trovandole lavoro come operaia alla Superga e assumendola come colf nel loro appartamento di Via dei Mille - che il fratello Dino, allora undicenne, che si era recato a cercare lavoro alla fabbrica di radio dei De Leon. Quando nel ’54 la madre dei fratelli Conti si risposò, i contatti andarono via via perdendosi ma Adele ricorda di aver ricevuto come dono di matrimonio una zuccheriera d’argento, ennesimo segno di ringraziamento della famiglia salvata. Il figlio di Vincenzo, Sergio, divenne un noto compositore, purtroppo morì prematuramente all'età di 61 anni.

La signora Conti afferma di aver avuto la voglia di ricordare e raccontare questa storia dopo aver ritrovato una lettera - datata 15 giugno 1945 - nella quale Vincenzo esprime tutta la sua gratitudine per il bene ricevuto, offrendo a completa disposizione del padre Emanuele anche l’intera sua officina di Via Thesauro per poter lavorare. Purtroppo, come abbiamo detto, Emanuele morì poco dopo e non usò questa donazione. Nella lettera, che alleghiamo di seguito, Vincenzo si dice “per sempre a disposizione per qualsiasi cosa di cui la famiglia Conti possa aver bisogno”. “Se le serve qualcosa non deve far altro che chiedere, spero di rivederla presto”, scrive Vincenzo rivolgendosi a Emanuele. Una decina di anni fa, inoltre, la signora De Leon, parente di Vincenzo, organizzò a Piea una festa per ringraziare la gente del paese che li aveva aiutati.

Leggendo questo messaggio, dice Adele, “mi sono resa conto che in fondo molte persone hanno aiutato delle famiglie ebree, in zone pericolose, di conflitto fra partigiani e tedeschi, aree contadine, molto povere e vessate, per un motivo o per l’altro, tra una famiglia e l’altra, nascevano reti di aiuto”; “Non so con quale spirito né perché i miei genitori lo fecero, però lo fecero”.

“Noi eravamo bambini, afferma la signora Conti, queste differenze delle razze non ci interessavano, non le capivamo, ma mio fratello mi raccontò invece dell’amicizia che si era creata con queste persone”. “I miei genitori, aggiunge poi, non hanno certo salvato il mondo, però, come tanti, hanno fatto un gesto importante”.

“Adesso i mezzi che il male potenzialmente possiede sono peggiori di quelli che aveva allora, ora ci sono le possibilità per fare delle stragi ancora peggiori”, termina poi Adele, ribadendo l’importanza dell’aiuto fra le persone e dell’umanità, per poter far fronte anche al presente

Non perderti le storie dei Giusti e della memoria del Bene

Una volta al mese riceverai una selezione a cura della redazione di Gariwo degli articoli ed iniziative più interessanti. Per iscriverti compila i campi sottostanti e clicca su iscrizione.




Grazie per aver dato la tua adesione!

Contenuti correlati