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Corrado Bonfantini (1909 - 1989)

personalità ribelle, promotore degli ideali socialisti di libertà e giustizia sociale

Corrado Bonfantini nasce nel 1909 a Novara da una famiglia di tradizioni socialiste (il padre era stato Sindaco di Novara sino al 1922). Quando i fascisti occupano il Comune e minacciano il padre, Corrado è ancora un ragazzo. Questo episodio rafforza il suo convincimento per gli ideali socialisti di libertà e di giustizia sociale. Ancora studente alla Facoltà di Medicina dell’Università di Milano fu arrestato varie volte e imprigionato nel carcere di S.Vittore, dove l’amico Gallone gli portava i testi per prepararsi agli esami universitari. Nel carcere milanese, per le sue idee contrarie al regime, era continuamente sorvegliato dalla polizia e, infine, inviato al confino prima a Ponza, poi alle Tremiti ed infine a Vasto, si fece conoscere perché, in coerenza con i propri ideali, si occupava dell’istruzione dei carcerati e dei carcerieri, adoperandosi anche a curare gli abitanti di quei luoghi remoti ed abbandonati dallo Stato. Fatto che gli fu rimproverato persino dai compagni comunisti, in quanto, in omaggio ai principi di uguaglianza e fraternità, curava anche i fascisti. Fu da subito una personalità ribelle ed anticonformista, che tendeva a non rispettare le regole e gli ordini di chiunque; al punto da procurarsi molte critiche anche nell’ambito del Partito Socialista, specie da parte di Lelio Basso e di Sandro Pertini. Laureatosi in Medicina a Milano nel 1936, prima fece il medico condotto per due anni nelle vallate della Valsesia e poi a Novara, dove era conosciuto come il “medico dei poveri” per la sua grande umanità e generosità. Qualità che contraddistinsero sempre la sua esistenza, nonostante la situazione economica sempre precaria a causa dei debiti contratti dal giornale “Mondo Nuovo” di Torino, da lui diretto con Saragat ed altri compagni e di cui si prese in carico la situazione debitoria. 

Ai tempi della giovinezza Bonfantini si iscrive al Partito Comunista d’Italia e si impegna nella formazione dei giovani comunisti. Ma il nuovo gruppo politico viene presto messo in crisi proprio dalla forte indipendenza di giudizio e dalle idee libertarie di Bonfantini. Egli prosegue quindi per altra via nella sua opera di cospiratore antifascista fino a contribuire, nel gennaio del 1943, alla fondazione del M.U.P. (Movimento Unità Proletaria) insieme a Lelio Basso, Lucio Luzzatto, Domenico Viotto, Carlo Andreoni. Da questo movimento avrà origine un partito politico a lungo operante nelle vicende nostrane degli anni successivi: il P.S.I.U.P. (Partito Socialista Italiano Unità Proletaria), dove il Bonfantini organizzò un’intensa attività di formazione dei quadri dirigenti. Da qui originarono le Brigate MATTEOTTI.

Circa sei mesi prima della caduta del fascismo Bonfantini fu contattato, tramite il libertario Germinale Concordia (detto Michele e “Piccolo Lenin”), dal filosofo Edmondo Cione per creare un Raggruppamento Nazionale Repubblicano Socialista, a cui avevano aderito anche Pulvio Zocchi, Concetto Pettinato, Gabriele Vigorelli ed altri. Cione aveva avuto un primo assenso di massima dallo stesso Mussolini. Il progetto era di creare un organismo o uno pseudo-governo, per il passaggio diretto dal fascismo ad una Repubblica di stampo socialista. Tant’è che Mussolini aveva già dato ordine di inviare alle più importanti fabbriche milanesi un documento da lui firmato che prevedeva la socializzazione delle stesse, col coinvolgimento degli stessi operai, fatto che aveva messo in allarme molti gerarchi (vedi anche “Socializzazione” del prof. Davide Fossa, Commissario della Confederazione del Lavoro di Torino). Bonfantini si servì di questa proposta, dei contatti col questore Bettini e col capo della polizia Montagna, per avere importanti informazioni, e richieste di scarcerazione di detenuti politici (alcuni molto importanti); tutti rapporti che gli permisero nei giorni precedenti la Liberazione, di occupare Radio Milano (da cui poi parlò ai milanesi, informando che i tedeschi stavano scappando), la Caserma della Guardia di Finanza, d’accordo col suo Comandante Malgeri, ed altri punti nevralgici della città. Una volta che prese atto di non poter ricavare altro da questa delicata attività di mediazione, Bonfantini si sganciò prudenzialmente dal Gruppo. Molti comunisti, socialisti, democristiani che erano caduti prigionieri, devono la propria salvezza a questa sua azione di mediazione. 

A Bonfantini si deve anche, nella primavera del 1944, l’arresto di Kock e della sua famigerata banda, che operava nella tristemente nota Villa Triste, dove venivano torturati antifascisti ed ebrei con grande efferatezza. 

In ogni caso, i suoi tentativi di mediazioni con il gruppo mussoliniano furono oggetto di aspre critiche all’interno del CNL, che sconfessò ufficialmente ogni tentativo di accordi simili. 

Alla conclusione del conflitto, Bonfantini fu eletto deputato nella Assemblea Costituente e successivamente per altri tre mandati, prima nel Partito Socialista, poi nel P.S.D.I.

Nel dopoguerra Bonfantini creò anche una Associazione di partigiani, denominata U.I.R., Unione Italiana della Resistenza, in cui confluirono partigiani socialisti, autonomi, libertari. 

È stato inserito, nel 2015, nel Famedio di Milano.

Biografia estesa in base alle notizie fornite dalla proponente.

Segnalato da Marilena Dossena, ex-compagna di Bonfantini per il Monte Stella - cerimonia 2018

Giardini che onorano Corrado Bonfantini

Trovi un albero nel Giardino Virtuale Storie del Monte Stella.

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