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Emma Ripamonti e gli altri soccorritori

una storia di salvataggio sul monte Bisbino

Ugo Del Monte

Ugo Del Monte

Storia segnalata da Marcello del Monte, 5 marzo 2014

Ugo Del Monte aveva 12 anni quando il 3 dicembre 1943 insieme alla madre Anna Levi e alla sorella Mirella riuscì miracolosamente a raggiungere la frontiera sul monte Bisbino e a riparare in Svizzera sfuggendo alla caccia dei nazifascisti. Dopo 70 anni da quel giorno, Ugo e i suoi figli sono riusciti a identificare soltanto una delle persone alle quali è legata la sopravvivenza della loro famiglia: la signora Emma Ripamonti. I Del Monte sono comunque grati a tutti coloro che, pur rimanendo sconosciuti, li soccorsero.

Nel 1942 la famiglia Del Monte lasciò Napoli, dove abitava, per raggiungere Milano e sfollare a Moltrasio. Con il capofamiglia Luigi e la moglie Anna Levi vi erano i figli Mirella e Ugo, il nonno materno Giuseppe Levi e due fratelli della mamma di Ugo, Samuele e Guglielmo. L'armistizio dell'8 settembre li colse mentre stavano a Moltrasio, da dove speravano di passare in Svizzera per sfuggire ai nazifascisti.

Diverse circostanze avevano indotto la famiglia a rimandare la fuga, fino a che essa non si rese indispensabile con l'aggravarsi della situazione nell'ottobre del 1943. Fino a quel momento il nonno e gli zii di Ugo, sfollati a Moltrasio e in possesso di passaporto portoghese, avevano sperato di avvalersi di un rifugio nella sede di tale consolato, Villa Giuseppina, che avrebbe dovuto godere del diritto di extraterritorialità, nella speranza di ottenere lì ospitalità fino all'arrivo delle truppe alleate ritenuto ingenuamente imminente. Altro evento che ritardò la fuga fu la malattia del nonno di Ugo.

Si giunse così al 26 ottobre. Quella sera tutta la famiglia era riunita in salotto dopo aver cenato. Era presente anche il nonno ormai convalescente. Improvvisamente si udì una scampanellata. Uno degli zii di Ugo si affacciò dal giardino verso la strada e si accorse che si trattava di soldati tedeschi. Corse precipitosamente indietro e incitò tutti a fuggire. Purtroppo il padre di Ugo venne bloccato mentre cercava di prendere con sé i documenti falsi e i soldi preparati per la fuga. Invece Anna e i figli riuscirono a fuggire da una porta posteriore e a rifugiarsi in una grotta con l'imboccatura rivolta verso la montagna situata sotto un terrapieno. Lì rimasero per quasi tutta la notte, fino a quando, infreddoliti e tremanti per la paura, non decisero di uscire nell'oscurità. Protetti dal rumore di una cascata vicina, riuscirono senza farsi sentire a raggiungere più in basso una vecchia casa che dava sulla strada. Benché fosse notte, la porta era solo socchiusa, sicché i tre fuggitivi poterono entrare. Li accolse un'anziana donna, la signora Emma Ripamonti, anche lei sfollata da Milano, che diede loro rifugio per un'intera settimana.

Rimasero chiusi in una stanza del primo piano da dove potevano sentire il viavai dei soldati tedeschi che svuotavano la villa. Un collaboratore del padre di Ugo procurò vestiti nuovi e denaro per consentire ai tre fuggitivi di lasciare la casa. Uscirono col favore dell'oscurità della sera e si avviarono, senza che gli abitanti del paese dessero segno di riconoscerli, verso il vaporetto. Lasciarono così Moltrasio e raggiunsero Argegno e la Val d'Intelvi, dove precedentemente Luigi Dal Monte aveva preso in affitto una casetta sotto falso nome.

La situazione era divenuta angosciante, sia per l'ansia di non conoscere la sorte dei loro cari sia per la paura di essere scoperti e riconosciuti. La Repubblica di Salò aveva emanato una legge che prescriveva l'arresto di tutti gli ebrei. Si sentivano braccati ormai non più solo dai soldati tedeschi ma anche dai fascisti italiani. Chiunque poteva catturarli. La fuga in Svizzera si rendeva quantomai urgente. Dopo un inutile tentativo di varcare la frontiera a Porlezza, si imbarcarono a Menaggio in direzione di Como, fermandosi infine a Carate Urio per evitare il controllo dei documenti.

Qui li  vennero accolti e rifocillati da un'altra soccorritrice, una madre e moglie di contrabbandieri che li aiutarono a salire sul monte Bisbino coperto di neve senza ricevere nessun compenso se non simbolico. Sul monte Bisbino Ugo, la madre e la sorella varcarono il confine passando attraverso uno squarcio della rete di demarcazione mentre la guardia di frontiera italiana fingeva di non vederli, meritandosi in questo modo di far parte dell'elenco dei giusti.

Ugo Del Monte, la madre Anna e la sorella Mirella non rividero mai più i loro cari. Subito dopo l'arresto, da Moltrasio questi erano stati portati tutti e quattro a Milano nel carcere di San Vittore. Poi i loro destini si separarono. Luigi Del Monte fu deportato col primo convoglio che partì per Auschwitz dal famigerato binario 21 della stazione centrale di Milano. Il nonno e i suoi due figli vennero deportati anch'essi ma solo dopo aver passato alcuni mesi nel campo di Fossoli. Nessuno di loro tornò. 

Gariwo ringrazia Marcello Del Monte per il prezioso materiale fornito alla redazione

Segnalata da Marcello del Monte

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