“Mio marito e io ci trovavamo in vacanza, stavamo lasciando Lampedusa ed eravamo diretti in Tunisia. In questo tratto di mare abbiamo visto galleggiare tra le onde un indumento che ha attirato la nostra attenzione. Ho chiesto al capitano della nave cosa fosse, e la sua risposta è stata molto forte: ‘Sicuramente questa è la giacca di qualcuno che non ce l’ha fatta’ ”. Con queste parole Regina Catrambone ci spiegava nel 2015 com’è nato MOAS, ciò che ha spinto lei e suo marito Christopher a fondare la “Migrant Offshore Aid Station”.
MOAS ha iniziato nel 2014 come ONG specializzata nella ricerca e nel soccorso, con professionisti e personale medico a bordo. Dal 2014 ad oggi ha salvato la vita di oltre 33.000 esseri umani.
La crisi dei migranti nel Mediterraneo non sembra però trovare soluzioni. Secondo le stime dell’UNHCR quasi 17,000 persone sono arrivate sulle coste europee del Mediterraneo, un numero senza dubbio inferiore ai 134,209 dell’anno scorso negli stessi mesi. Ciononostante il numero di morti o dispersi è passato da 88 per lo stesso periodo nel 2016 a 486 nel 2017: un aumento del 400%.
Per il loro impegno nel soccorso dato a chi fugge da guerre e persecuzioni, l'8 marzo 2017 a Regina e Christopher Catrambone sono stati dedicati un albero e un cippo nel villaggio israeliano di Neve Shalom.
MOAS è protagonista del documentario “Fishers of Men”, che segue la famiglia Catrambone nella perlustrazione del Mediterraneo e offre uno sguardo sul funzionamento interno dell’ONG. Vengono mostrate immagini di giornalisti e le riprese di chi è salito a bordo. Sono immagini crude, difficili, senza filtri, per far vedere ciò che vede l’equipaggio ogni giorno. Il documentario sottolinea i vari aspetti del salvataggio in mare, del modo in cui viene percepito da tutti i membri dell’imbarcazione, e racconta le storie di chi viene salvato.