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L'imam che in Nigeria ha salvato 262 cristiani

in fuga dagli scontri con i pastori fulani

Un uomo vede fuggire centinaia di famiglie disperate, e decide di rischiare la vita per aiutarle. Accade in Nigeria, dove un imam ha salvato 262 cristiani durante le violenze nello Stato di Plateau.

Uomini, donne e bambini scappano dai villaggi della località di Barikin Ladi - dove da tempo si verificano scontri tra la comunità di pastori seminomadi fulani, in maggioranza musulmani, e quella degli agricoltori berom, prevalentemente cristiani - e cercano rifugio nei quartieri limitrofi.
L’imam del villaggio di Nghar Yelwa, la cui identità non è stata rivelata per motivi di sicurezza, decide di intervenire. “Prima ho nascosto le donne e i bambini nella mia casa - ha dichiarato l’uomo alla BBC - Poi ho portato gli uomini nella moschea”. Quando i responsabili degli attacchi ai villaggi cristiani arrivano alla sua porta e gli chiedono di separare i cristiani dai musulmani, rivelando così i volti di chi si era nascosto, l’imam si rifiuta di farlo e non permette agli uomini armati di entrare nella moschea. Non cede neppure dietro la minaccia di veder bruciare la moschea stessa e la sua casa, ma anzi si inginocchia e convince gli assalitori ad andarsene.  

“Non abbiamo mai visto un episodio di tale violenza”, ha raccontato un altro esponente della comunità islamica locale. Anzi, quella stessa moschea dove l’imam ha nascosto i perseguitati è stata costruita 40 anni fa proprio grazie all’aiuto della comunità cristiana, che ha concesso gratuitamente la terra su cui erigere il luogo di culto.

Questa è solo l’ultima ondata di violenza tra quelle che quotidianamente colpiscono la regione centrale della Nigeria, dove da anni le tribù di coltivatori e i pastori nomadi si scontrano per l’accesso ai territori e alle risorse idriche, sempre più scarse.
I fulani sono stati costretti, a causa della desertificazione del lago Ciad, a cercare nuovi terreni per l’allevamento nel centro del Paese, causando scontri con i contadini, che hanno visto i loro campi devastati dalle mandrie.

Si tratta di scontri fatti di attacchi reciproci, sparatorie e distruzioni di villaggi, che nel solo 2018 hanno portato a circa un migliaio di morti - almeno duecento negli ultimi giorni, secondo le autorità locali. Il conflitto, che prosegue già da diversi anni, ha causato la morte di 15mila persone e l’esodo di 62mila abitanti delle regioni centrali del Paese. Un rapporto del 2016 ha rilevato che questa crisi ha causato più vittime annuali dello stesso Boko Haram, l’organizzazione terroristica nota per gli attacchi e i rapimenti di giovani donne.
Le violenze si sono intensificate negli ultimi mesi, destabilizzando la Nigeria alla vigilia delle elezioni presidenziali, previste per febbraio 2019. 

2 luglio 2018

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