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L'ultimo sopravvissuto di Sobibor

addio a Semyon Rosenfeld

Semyon Rosenfeld

Semyon Rosenfeld

Semyon Rosenfeld, 96 anni, è stato insieme ad Alexander Pechersky uno dei leader della rivolta del campo di sterminio di Sobibor. Si è spento oggi, in Israele, all’età di 96 anni.

Nato in Ucraina nel 1922, Semyon era stato arruolato nell’Armata Rossa per combattere contro la Germania. Tutta la sua famiglia era stata uccisa.
Fatto prigioniero dai nazisti nel 1941, fu trasferito a Sobibor, in Polonia, nel settembre 1943.
Qui ebbe la prontezza di mentire durante la selezione, fingendo di essere un carpentiere professionista; questo gli permise di sopravvivere ed evitare le camere a gas, destino invece riservato a tutti gli altri prigionieri giunti con lui nel campo.
Sobibor, infatti, fu costruito nel 1942 con l’unico scopo di eliminare la popolazione ebraica. La maggior parte dei prigionieri restava in vita in media un’ora e mezza dall’ingresso nel campo.

Nell’ottobre 1943, Rosenfeld e Pechersky pensano a una rivolta. Insieme ad altri detenuti, colpiscono le guardie naziste con alcuni strumenti da lavoro e tentano la fuga. I soldati sparano mentre il gruppo rompe le recinzioni e si allontana nella foresta. Chi non viene colpito dai proiettili ha un altro ostacolo da superare: il campo minato che circonda Sobibor. “Non sapevamo nelle mine - raccontava Semyon - ma quando abbiamo iniziato a correre, hanno cominciato a esplodere. Siamo scappati nella foresta senza guardare cosa succedeva intorno a noi”. Solo 300 dei 600 prigionieri del campo riuscirono a scappare. Molti vennero ricatturati, altri consegnati ai tedeschi dalla popolazione locale. Solo 50 sopravvissero fino alla fine della guerra.

Il campo fu chiuso dopo la rivolta. Dall’aprile 1942 all’ottobre 1943 a Sobibor furono uccisi circa 250mila ebrei. Così come avvenne in altri luoghi, come Treblinka, anche a Sobibor i nazisti cercarono di cancellare le prove dell’esistenza del campo, sotterrando le camere a gas e bruciando i corpi delle vittime. L’area venne addirittura coperta da una foresta di alberi e da una finta fattoria, nel tentativo di smentire eventuali testimonianze.

Solo nel settembre 2014, dopo anni di ricerche, un gruppo di archeologi guidati dal Museo di Yad Vashem di Gerusalemme ha scoperto nel sottosuolo le strutture delle camere a gas e migliaia di oggetti appartenenti alle vittime, portando alla luce le prove dello sterminio, contro ogni negazionismo.

3 giugno 2019

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