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Per fermare i carnefici e difendere il futuro

Il ruolo del testimone nel corso di un genocidio è molto importante perchè permette di denunciare  il crimine in corso e di chiedere al mondo di arrestarlo.
Lo fece già Armin Wegner all'inizio del secolo scorso, durante il genocidio degli armeni in Anatolia. Rimase inascoltato, come rimase inascoltato Jan Karski, messaggero della resistenza polacca a Londra e a Washington, che non riuscì a perdonarsi per il resto della vita di non aver potuto convincere "i potenti" della necessità di intervenire per fermare la Shoah.Entrambi, tuttavia, non si limitarono a chiedere l'intervento internazionale, ma sentirono il dovere di documentare la persecuzione. Divenne testimoni oltre il presente, per il futuro.Wegner scattò, con grave pericolo personale, centinaia di fotografie, unico documento esaustivo giunto fino a noi che permette di smentire ogni tentativo di negare il genocidio armeno e rende giustizia alle vittime. Karski volle verificare di persona, a rischio della vita, cosa succedeva nel Ghetto di Varsavia e nei lager nazisti in cui venivano deportati gli ebrei, per poterne testimoniare in modo irrefutabile, contro il disegno di occultare le prove dello sterminio.Gli scrittori, i poeti, gli intellettuali che osarono denunciare in Unione Sovietica il regime dispotico che toglieva la libertà e la dignità furono rinchiusi nei gulag, dove molti di loro morirono di fame e di stenti. Solo la forza d'animo e il coraggio di grandi figure come Alexandr Solženicyn o Varlam Shalamov riuscirono a rompere la cortina di silenzio che circondava la tragedia della persecuzione di milioni di vittime innocenti accusate ingiustamente come nemici del popolo.Ancora oggi gli oppositori ai regimi autoritari subiscono dure repressioni e la stessa sorte tocca a coloro che denunciano le violazioni dei diritti umani in quei Paesi. Spesso anche gli stranieri, giornalisti, intellettuali, testimoni, sono minacciati, incarcerati, allontanati, per costringerli a tacere. Esistono molte associazioni internazionali che difendono i diritti umani e cercano di appoggiare gli oppositori e i testimoni. Ma occorre anche avvicinare i giovani a queste figure di resistenza morale del passato e del presente, offrendoli come esempio alle singole coscienze per promuovere un’attitudine all’impegno civile che non rimanga sterile adesione emotiva subito archiviata, bensì diventi capacità di assunzione personale di responsabilità verso gli altri e di impegno sul futuro in termini di convivenza pacifica.

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